Economia
January 09 2018
Il dato che conta di più, nella lunga sfilza di statistiche sul lavoro pubblicate dall’Istat il 9 gennaio, è un numero a sette cifre: 23.183.000. Tanti sono gli italiani che a novembre 2017 risultavano avere un lavoro, autonomo, dipendente, a tempo determinato o indeterminato.
Si tratta del record assoluto di occupati, almeno dal 1977, da quando l’istituto nazionale di statistica pubblica i dati sul mercato del lavoro con l’attuale metodologia. Tra ottobre e novembre, il numero di lavoratori è aumentato ancora di 65mila unità mentre il tasso di disoccupazione è sceso dall’11,1 all’11%, con una flessione ancor più marcata tra i giovani. Nella fascia di età tra 15 e 24 anni, infatti, la quota dei senza lavoro è scesa al 32,7% (-1,3% rispetto a ottobre).
Si tratta indubbiamente di dati positivi che, tuttavia, vanno letti con attenzione per evitare la solita propaganda, sempre più abbondante man mano che si avvicinano le elezioni del 4 marzo. E’ vero infatti che gli occupati sono al massimo storico, ma gran parte dei posti di lavoro creatisi a novembre (54mila su 68mila) sono a tempo determinato. Le assunzioni stabili sono state invece molte meno, circa 14mila.
Inoltre, non va dimenticato un altro particolare importante: il numero di occupati è oggi superiore ai livelli precedenti l’inizio della crisi ma la quantità di ore lavorate è ancora di gran lunga inferiore, seppur in ripresa. Nel 2008 gli italiani lavorarono per quasi 11,5 miliardi di ore ogni trimestre, nel 2017 sono rimasti sotto gli 11 miliardi di ore.
Ciò significa che oggi ci sono indubbiamente molte più persone rispetto al passato che hanno un impiego o si danno da fare per trovarlo ma, visto che le offerte di lavoro disponibili sono ancora troppo poche, molti nostri connazionali si accontentano di un posto part-time o a orario ridotto.
Fate queste premesse, l’analista Paolo Mameli, della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, dà comunque una lettura moderatamente ottimistica dei dati: “la creazione di nuovi posti non è limitata ai contratti temporanei e ai lavoratori più anziani”, ha commentato Mameli, rilevando che anche le assunzioni stabili sono comunque tornate col segno positivo.
“Il dato conferma che la disoccupazione mantiene un trend in calo, sia pur lento”, ha aggiunto l’analista di Intesa Sanpaolo. Il mercato del lavoro italiano, insomma, è in ripresa, seppur non a ritmi impetuosi. Per questo si può essere ottimisti, senza però rinunciare a una buona dose di realismo.