Economia
November 11 2015
Circa 340mila in più rispetto all'anno scorso.
È l'incremento registrato dalle nuove assunzioni a tempo indeterminato nei primi 9 mesi del 2015, cioè da quando è entrata in vigore la riforma del lavoro del governo Renzi: il Jobs Act, che ha rottamato l'articolo 18, a cui si aggiungono sgravi contributivi per le aziende che reclutano nuovo personale e propongono fin da subito un inquadramento stabile, anziché un contratto precario.
I dati sono stati comunicati ieri dall'Inps, con l'ultima edizione del suo Osservatorio sul Precariato, che analizza periodicamente le forme contrattuali esistenti nel mercato del lavoro italiano. Il bilancio delle misure adottate a suo tempo dal governo, dunque, appare al momento positivo, anche se le cifre contendono qualche chiaroscuro che non va trascurato.
Mentre sono cresciuti i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, che hanno raggiunto il milione e le 330mila unità tra gennaio e settembre, sono aumentate contemporaneamente pure le cessazioni.
Sempre tra gennaio e settembre 2015, infatti, un milione e 232mila assunzioni stabili sono state interrotte. Nel complesso, il saldo tra attivazioni e cessazioni è positivo per circa 100mila unità, a cui si aggiungono quasi 369mila stabilizzazioni, cioè contratti a termine o di apprendistato trasformati in inquadramenti a tempo indeterminato.
Tirando le somme, l'Inps calcola in totale, nei primi 9 mesi del 2015, 469mila rapporti di lavoro stabile in più.
Sei mesi di Jobs Act: come è cambiato il mercato del lavoro
Tutto bello, se non fosse per un particolare che non va affatto trascurato. L'Osservatorio sul precariato rileva infatti che, nei primi 9 mesi del 2015, ci sono state oltre 2,61 milioni di assunzioni a tempo determinato, circa 19mila in più rispetto allo stesso periodo del 2014 e quasi 200mila in più sul 2013. Se gli inquadramenti stabili aumentano, dunque, il loro numero complessivo resta pari a circa la metà rispetto a quello contratti a tempo determinato, che sono dunque ancora la principale porta di accesso al mercato del lavoro, nonostante siano meno vantaggiosi per le aziende dal punto di vista contributivo.
Il boom dei voucher
Non va dimenticato, poi, che l'Osservatorio sul precariato dell'Inps ha rilevato un vero e proprio boom dei voucher, cioè i buoni del valore unitario di 10 euro , con cui vengono solitamente pagati i lavoretti saltuari (e precari). Nei primi 9 mesi dell'anno, i voucher utilizzati in Italia sono stati ben 81 milioni, quasi il triplo rispetto al 2013 (quando erano 28 milioni) e circa il 70% in più rispetto ai 48milioni del 2014.
Tempo fa, il presidente dell'Inps Boeri aveva definito questi buoni-lavoro come la nuova frontiera del precariato mentre per i sindacati, e in particolare per la Cgil, queste forme di assunzione vengono sempre più spesso usate impropriamente, per rimpiazzare altri contratti come quelli stagionali del turismo (che, pur non essendo stabili, danno comunque maggiori garanzie ai prestatori d'opera, rispetto alle prestazioni remunerate con i voucher). Mentre le assunzioni stabili aumentano, insomma, di lavoro precario ce n'è ancora in abbondanza in tutta Italia.