"Odio la mediocrità e vi faccio le carte del campionato che parte"

Ama definirsi "un rompicoglioni" ed è così affezionato al ruolo da usare la parola almeno cinque volte nella mezz'ora in cui risponde al telefono. Paziente e carico in vista della stagione che parte subito dopo Ferragosto, a mercato aperto. Per questo alcune cose si possono solo abbozzare senza certezze pur vedendo un maschio alpha dentro la Serie A di cui Paolo Di Canio, idolo laziale e volto apprezzato tra i talent di Sky Sport, identifica senza incertezze.

C'è speranza che questa volta il campionato sopravviva oltre febbraio?

“Ho dei dubbi. Sulla carta potrebbe ripetersi quello che è accaduto l’anno scorso. L’Inter è una squadra fatta, potenziata e con un allenatore definitivamente maturato, con maggiore esperienza. La gestione dei primi due anni di Simone Inzaghi, dal mio punto di vista, non era stata ottimale pur conquistando dei trofei. Adesso è esploso mettendo insieme concretezza e un calcio propositivo. In più ha migliorato molti dei suoi calciatori e ha aggiunto pedine importanti. Quindi…”.

E’ la più forte?

“Non ha mandato via nessuno dei giocatori determinanti e ha preso Taremi e Zielinski. Bisseck è cresciuto, ci sono ricambi importanti per gestire il doppio impegno tra campionato e Champions League. Non dico che lo debba vincere a febbraio, ma mi sembra che le altre abbiano più problemi di Inzaghi e dell’Inter”.

Resta da capire a livello di motivazioni se ci sarà la stessa ferocia nell’inseguire lo scudetto. Impressioni?

“La fame e la voglia di ripetersi sono le due incognite. Dopo la finale di Champions League persa a Istanbul era scattata una consapevolezza maggiore e per tanti c’è anche stato lo stimolo di sapere di avere tutto per concretizzare un traguardo come lo scudetto della seconda stella. Però la sfida che attende l’Inter e Inzaghi è proprio questa: riuscire ad essere competitivi sia in Italia che in Europa contemporaneamente. Del resto lo ha chiesto espressamente anche Marotta”.

Ha consegnato a Inzaghi la nuova missione?

“Marotta è il dirigente più bravo ed esperto del calcio italiano, quello che è stato per tanti anni Galliani. Mentre festeggiava il successo si è portato avanti spiegando quale dovrà essere la nuova frontiera. Anche l’anno scorso, ad esempio, questa continuità è mancata perché nel girone e poi con l’Atletico Madrid l’Inter non è stata all’altezza del suo potenziale”.

Perché?

“Dico che a Simone Inzaghi è capitato anche nelle stagioni sulla panchina della Lazio. Ora è cresciuto e non è certamente solo una sua responsabilità, ma è il gradino che manca. Io l’ho sempre pensato e detto, evidentemente è la stessa riflessione fatta da Marotta. Inzaghi è migliorato tantissimo, deve acquisire lo step in più per diventare un profilo pienamente internazionale”.


Paolo Di Canio(Sky Sport)

A proposito di allenatori: torna Antonio Conte con il carico di attese da parte dei tifosi del Napoli

“Antonio non può fare miracoli anche se è un buon allenatore. Il Napoli arriva dal decimo posto dell’anno scorso e anche lui da una stagione e mezza di inattività dopo un’esperienza non positiva al Tottenham. E’ stato un piccolo rallentamento nel suo status e in più il club ha dei limiti di spesa come ha sottolineato lui stesso”

Squadra che, però, due estati fa ha vinto lo scudetto…

“Gruppo esploso con Spalletti ma con il sospetto molti abbiano performato oltre le proprie possibilità in un anno e l’ultima stagione l’abbiamo vista tutti”.

Milan: se prende Fofana è da scudetto?

“Scusa se ti rispondo così: non riesco ad abituarmi al normale che diventa eccellenza nel calcio italiano. Colpa anche nostra che comunichiamo, anche se io cerco di lottare contro corrente e ogni tanto si lamentano e mi danno del “rompicoglioni” (sorride ndr). Molti di noi hanno giocato con Palloni d’oro e abbiamo il dovere di spiegare che ci sono differenze di valori oggettive; non è essere fuori dal tempo fare paragoni con il passato”.

Mi pare di capire che non ti convinca il modo in cui viene raccontato il calcio italiano

“Il linguaggio evolve e mi piace, ma alcuni parametri sono immutabili. Fofana? E’ un nazionale francese, però non vorrei che fosse il solito centrocampista muscolare, difensivo come altri arrivati e poi spariti. A me non fa impazzire, sono sincero…”.

Se il Milan lo prende mette un tassello che mancava

“Lo capisco, ma deve essere chiaro che non è il primo Pogba arrivato alla Juventus. Guardate Rabiot: nazionale fisso, sembrava che la Juventus non potesse farne a meno, soprattutto perché intorno non c’era grande qualità, e la realtà è che da tre anni Rabiot non lo cerca nessuno nel grande calcio che conta. In Italia ci stiamo abituando a un livello non adeguato al passato e questo non fa il bene di nessuno, nemmeno della nostra nazionale”.

E’ stata un’estate difficile da vivere per i tifosi italiani

“Raccontare che questi giocatori sono all’altezza di quelli che giocano tutti gli anni per vincere la Champions League è sbagliato. Non ce l’ho con Fofana, è un esempio, ma lui viene dal Monaco non dal Psg e si è abituato a giocare davanti al casinò senza tifosi. Può essere utile come tassello nel calcio di Fonseca che è molto offensivo, però i valori assoluti devono essere chiari e dichiarati. Non voglio abituarmi a questo modo di raccontare la nostra realtà. All’Europeo abbiamo esaltato la vittoria con l’Albania senza riuscire a valutarla correttamente e poi ci siamo svegliati male”.

E’ anche colpa vostra?

“A parlare bene di tutti poi nessuno ti rompe i cogl… ma la gente non la freghi più. I tifosi vogliono il dibattito vero e serio, non quello in cui si fa passare tutto per bello e poi di colpo tutto diventa schifoso. Da anni sento dire che il miglior giocatore italiano è Chiesa. Perché Thiago Motta, che è un visionario, addirittura non lo vuole in rosa?”.

Non era tutta colpa di Allegri

“Qualcuno l’ha scritto davvero perché non si arrende alla realtà. Poi le cose possono cambiare e sono pronto a dire se saranno migliorate. Però adesso per Chiesa è arrivato l’allenatore perfetto, ultra-offensivo e che libera i giocatori all’attacco e al club dice di darlo via perché per le sue caratteristiche non gli serve. Quindi non resta che pensare che Allegri sia quello che lo ha utilizzato meglio di tutti sfruttandolo per le ripartenze in contropiede, altro che averlo rovinato. Bisogna essere realisti, corretti e onesti nelle disamine ma è difficile perché spesso si tifa per le proprie idee e si crea una comunicazione deviata”.

Quale rischio si corre?

“Che i nostri si siedono a furia di sentir dire che sono i migliori in assoluto, a livello con i top d’Europa. Penso a Bastoni e Barella, che mi piacciono tantissimo: uno come Barella quanti gol e assist ha fatto rispetto alla concorrenza internazionale? Eppure, a furia di lodarli si ottiene che mancano motivazioni. In Inghilterra sono arrivati alla finale dell’Europeo e tutti erano sotto l’assalto della critica, dal ct Southgate ai giocatori più rappresentativi mentre da noi si è esaltato il pareggio all’ultimo secondo contro la Croazia come fosse una conquista. In questo momento noi siamo quelli che calcisticamente fanno l’esaltazione del poco”.

Domanda stupida che andrebbe rifatta il primo settembre: ti piace la Juventus che sta nascendo?

“Cambiando totalmente idea e mentalità d’approccio all’allenamento bisogna aspettare un po’ di tempo. Cambiaso che deve accentrarsi a fare il braccetto davanti alla difesa non è cosa sua, a meno che Thiago Motta non faccia un miracolo. Con il Bologna ha rischiato e vinto, però se fosse arrivato settimo nessuno gli avrebbe detto nulla”.

Con la Juventus non potrà essere così

“Lo dico adesso vedendo le caratteristiche di questi giocatori: se Motta sarà capace di trasformarli sarò il primo a dire “che razza di allenatore, fenomenale!”. Ma lui sta facendo un lavoro sul suo credo calcistico senza avere materiale adatto. Ha preso un giocatore come Douglas Luiz che nell’Aston Villa ha fatto una progressione incredibile, però in partenza non è un trequartista e Motta dovrà essere veloce a mettere i giocatori più adatti nelle posizioni migliori. Poi potrà aggiungere qualcosa di diverso, sperando di partire con qualche vittoria che serve per continuare a lavorare, altrimenti diventa difficile se non fai i risultati”.

Roma e Lazio si stanno abituando alla mediocrità?

“La Roma è un po’ meglio. Sembrava stesse rallentando il processo di crescita ma ha preso Dovbyk che a me piace, forte fisicamente, giovane e con carattere. E anche Soulé è molto forte”.

La Lazio invece?

“E’ evidente che c’è stato un ridimensionamento. Magari saranno tutti acquisti fenomenali, però per ora ha preso giocatori che hanno lottato per non retrocedere o sono retrocessi e un allenatore come Baroni per il quale la Lazio rappresenta il Barcellona. Ragazzo serio e bravo ma vincendo la B e al massimo salvandosi in A. E’ partito Immobile e in due anni sono andati via Milinkovic Savic, Luis Alberto e Felipe Anderson ed è passata da Sarri a Baroni: segnali di un ridimensionamento. Lotito dal suo punto di vista fa anche bene ma capisco che i tifosi si arrabbino. Il presidente sa che le contestazioni durano qualche settimana, poi si comincia e ci si abitua al meno peggio, arrivi ottavo e dici che in fondo va bene perché erano state abbassate di molto le aspettative. Se arriva nei primi sei faccio un monumento a Baroni”.

Fine della chiacchierata. Paolo Di Canio sarà insieme agli altri talent (Zvonimir Boban, Alessandro Del Piero, Beppe Bergomi, Esteban Cambiasso, FabioCapello, Alessandro Costacurta, Luca Marchegiani, Giancarlo Marocchi, LorenzoMinotti, Aldo Serena e Nando Orsi) nel menù della programmazione che Sky Sport dedicherà nei prossimi dieci mesi al calcio italiano ed internazionale. Serie A, col ritorno di almeno 30 delle 76 partite più interessanti, Champions League, Europa League e Conference League, Premier League e Bundesliga per un totale di 11 mesi non stop, oltre 1.900 match e più di 4.000 ore di diretta.

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