Calcio
March 24 2020
«L'importante è partecipare, non vincere» non è solo il celebre motto decoubertiniano, uno dei pilastri dell'olimpismo moderno, ma la stella polare che ha guidato il CIO in queste settimane drammatiche fino all'annuncio del rinvio dei Giochi al 2021. Esserci per cercare di non cancellare anche le Olimpiadi di Tokyo in programma dal 24 luglio dopo aver visto capitolare, uno dopo l'altro, tutti i maggiori eventi sportivi in calendario a partire dall'Europeo di calcio che la Uefa ha già riprogrammato per il giugno 2021. Guai a fermarsi e non solo per ragioni sportive. Anzi, in cima ai dossier di Losanna, così come di tutte le alte grandi confederazioni che governano lo sport mondiale, ci sono gli scenari di impatto economico. Quanto costa spostare un grande evento? Chi paga?
In tutti i casi si tratta ovviamente di stime. Nessuno è in grado di capire adesso quali siano i danni reali che lascerà sulla sua strada la pandemia che ha messo in ginocchio lo sport insieme al tessuto economico di oltre metà del globo. Qualche numero, però, si può fare ed è l'esercizio che stanno compiendo gli analisti in Giappone dove gli investimenti per il progetto olimpico hanno superato ormai i 20 miliardi di euro tra infrastrutture sportive e opere connesse. Cancellare i Giochi, ipotesi esclusa categoricamente, o anche solo spostarli avanti nel tempo ha un impatto pesantissimo.
Il colosso finanziario giapponese Nomura ha, ad esempio, stimato in una forbice tra lo 0,7% e l'1,5% il calo sul Pil del Giappone causato dallo stop olimpico; tradotto in soldi significa lasciare sul terreno dai 32 ai 65 miliardi di euro nel solo 2020. A fronte di investimenti ormai sostenuti nella loro interezza, non più rimodulabili e che lieviteranno inevitabilmente dovendo lasciare attiva la macchina olimpica per mesi, dovendo spesso rivedere alcuni accordi già stipulati.
Il costo lo pagherà in primo luogo il Giappone, che sui Giochi aveva scommesso per dare uno stimolo alla propria economia. L'obiettivo della Banca del Giappone, ad esempio, era ricavare 70 miliardi dalla sola presenza di ospiti, il doppio rispetto al 2019. Fin qui la raccolta sponsor (3 miliardi di euro) e la vendita biglietti (7,8 milioni il totale atteso di cui 4,5 nel paese ospitante) avevano dato risposte confortanti. Cosa accadrà dovendo rinviare al 2021?
Poi c'è il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) le cui entrate dipendono per tre quarti dai diritti tv dell'evento a cinque cerchi. Per Tokyo 2020 un giro d'affari da 4,5 miliardi di euro con contratti probabilmente da rinegoziare e con una ricaduta possibile sul settore delle assicurazioni cui molti stakeholder, a partire dallo stesso CIO, si sono rivolti nei mesi scorsi per proteggere per centinaia di milioni i propri investimenti.
Minore l'impatto stimato dello spostamento dell'Europeo deciso dalla Uefa, anche perché itinerante in 12 paesi (formula voluta da Platini in uno dei suoi ultimi atti prima dello scandalo) e dunque con sofferenze ripartite. Il rinvio di un anno consente di limitare i danni, attualmente stimati in circa 300 milioni di euro. Un sacrificio enorme, lo ha definito il presidente Ceferin, ma sostenibile in un quadro in cui è tutto il sistema calcio a rischiare il tracollo.
Anche per questo Nyon ha scelto di sacrificare Euro2020 per dare spazio alle federazioni nell'operazione complessa di tentare di portare a termine i campionati, il core business che tiene in equilibrio il pallone. Se 300 milioni di euro sembrano tanti, c'è da spaventarsi davanti alle potenziali conseguenze di un lockdown della Serie A senza più tornare in campo. La stima di 650 milioni potrebbe anche essere ottimistica, considerato che le televisioni devono ancora versare un assegno da 340 come ultima rata e che difficilmente si tornerà a giocare con pubblico presente.
Il tutto con la Lega Serie A impegnata a scrivere il bando per il triennio 2021-2024 che ora sembra fantascienza immaginare possa portare nelle casse dei club quella cifra oltre il miliardo e 400 milioni di euro all'anno che era l'obiettivo di partenza. Stessi problemi li vivono i principali tornei calcistici europei: Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue1. Anche per questo c'è chi ha tirato il più a lungo possibile. E attenzione a Champions ed Europa League che fatturano 3,5 miliardi di euro a stagione: chiudere rinunciando a un terzo delle partite (o rimodulare il format per sacrificare alcune prime serate) potrebbe avere un impatto simile a quello dei campionati.