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March 11 2015
Il fatto che lunedì 9 aprile, nel corso di una solenne cerimonia al Cremlino, Vladimir Putin abbia insignito di una medaglia d'onore per «servigi resi alla madrepatria» Andrej Lugovoj, agente segreto dell'Fsb nonché principale accusato dell'omicidio dell'ex spia russa Alexander Litvinenko, è stata vista da Londra, la città dove è avvenuto nel 2006 l'avvelenamento, come una evidente provocazione antioccidentale. Il fatto però che Putin, nel corso della medesima cerimonia, abbia voluto premiare anche Ramzan Kadyrov, premier ceceno e uomo forte del Cremlino a Grozny alle cui dipendenze lavorava anche Zaur Dadaev, l'ex vice comandante del battaglione Sever ceceno sospettato dell'omicidio di Boris Nemtsov, dimostra a quale livello di sfacciataggine sia arrivato, su questa vicenda, il potere autocratico del Cremlino.
Zaur Dadaev, che oggi ha ritrattato la propria confessione negando di aver mai preso parte all'omicidio di Boris Nemtsov, è stato descritto dallo stesso capo del governo ceceno Kadyrov come «uno dei soldati più intrepidi e coraggiosi del reggimento Nord», «un musulmano devoto»,«un autentico patriota russo». Lo stesso trattamento di favore, molti giorni dopo che le autorità russe avevano consegnato all'opinione pubblica i nomi di cinque sospettati, il controverso primo ministro ceceno lo ha voluto riservare anche a Beslan Shavanov, descrivendolo questa volta come un russo a tutto tondo, senza che il Cremlino non solo non abbia mosso un dito contro lo stesso Kadyrov, ma addirittura, a dieci giorni dall'omicidio, lo abbia premiato con una delle massime onoreficienze di tutta la Federazione.
Tutte le cosiddette piste investigative (anche quelle ufficiali) portano all'entourage di Kadyrov e Putin sceglie di premiarlo con una medaglia al valore. Non è paradossale? C'è qualcosa che non torna o no? Oppure Kadyrov, padre padrone del feudo ceceno dal 2004 grazie al sostegno di Mosca, è ancora troppo potente per essere scaricato senza provocare una serie di sanguinosi contraccolpi nella piccola repubblica caucasica?
Omicidio Nemtsov, Dadayev: "Non è vero che ho confessato"
CHI E' KADYROV
Leader paramilitare ceceno durante la guerra, proprietario della squadra di calcio di Grozny, dal 2004 primo ministro della piccola Repubblica caucasica per volere di Vladimir Putin, Kadyrov ha avuto per anni, e ha tuttora, una forza privata (conosciuta come Kadyrovtsy) composta da tremila uomini che secondo le associazioni dei diritti umani sono responsabili di gran parte degli assassinii, degli stupri, dei rapimenti, dei casi di tortura avvenuti in Cecenia prima e dopo la guerra. La sua brutalità è leggandaria.
I suoi avversari sostengono che in Cecenia, per placare la rivolta islamista, Kadyrov abbia non solo creato un personalissimo impero economico-finanziario che si regge sulla forza dell'intimidazione e sul potere corruttivo del denaro, ma abbia anche introdotto la sharja islamica (con tanto di regole sulla lunghezza delle gonne, divieti di vendita di bevande alcoliche e velo per le impiegate negli uffici pubblici, incentivi economici alla poligamia) sotto il benevolo sguardo del Cremlino, arrivando addirittura a regalare soldi pubblici a quelle famiglie che decidono di chiamare Maometto (Mohammed) i propri figli.
Benché si descriva come un musulmano tradizionalista, ha sempre fatto le cose in grande, Kadyrov. Quando inaugurò nel 2011 il Terek Stadium a Grozny, fatto costruire con una capienza da 30.000 posti in sostituzione del vecchio impianto, organizzò un'amichevole tra una selezione del Caucaso del Nord dove il capitano era lo stesso Kadyrov ed una formazione di ex-stelle del calcio mondiale come Maradona, Papin, Costacurta, Christian Vieri, Franco Baresi, Luis Figo e Alain Boghossian. Come finì il match? Con un 5-2 dalla formazione del Caucaso del Nord, con il capo del governo ceceno autore di due assist, tra le ola della folla.
TUTTE LE STRADE PORTANO A GROZNY
Il blogger nazionalista Alexiei Navalni, all'indomani dello scoop sui veri colpevoli di Novaia Gazeta (il giornale di Anna Polovskaya, ndr) ha usato l'arma affilata dell'ironia. «Traducendo in russo Novaia scrive: uccisione organizzata da Adam Delinkhanov e Suleiman Gheremeiev (deputato e senatore) attraverso Ruslan Gheremeiev». Tutti imparentati o collegabili, come nell'inchiesta ufficiale, all'entourage del luogotenente di Putin a Grozny. Adam Delimkhanov, un cugino di secondo grado di Kadyrov, è stato vicepremier nel 2006 e dal 2007 ed è deputato della Duma per il partito putiniano Russia Unita. Suleiman Gheremeiev è, come Dadev, un ex bodyguard di Kadyrov.
Novaia Gazeta sostiene che l'omicidio Nemtsov sia nato a causa dei contrasti tra i kadyrovtsy (la guardia privata del leader ceceno Kadyrov) e i siloviki federali, stanchi nei confronti dell'onnipotente Kadyrov e desiderosi di mettere Putin di fronte ad una scelta tra loro e il suo luogotenente nel feudo di Grozny. Come che sia, la scelta di Putin di dare una medaglia a Kadyrov, quando tutte persino le piste investigative portano a lui o comunque al suo gruppo, è una spia. Un modo per dire, secondo i liberali moscoviti, che il potere non risponde a nessuno, nemmeno a chi si chiede, se tutti i sospettati dell'omicidio Nemtsov sono riconducibli a Kadyrov, come mai lui sieda ancora al suo posto, come il patriota che ha pacificato la Cecenia meritevole di una medaglia al valore nazionale. Il fatto che per pacificare la Cecenia la popolazione sia stata decimata è solo un accidente della Storia.