L'onda della destra in Francia che spaventa più in Italia che i francesi

All'indomani del voto per le europee, con la schiacciante vittoria della destra e lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale con voto tra poco più di due settimane deciso dal Presidente Macron la Francia, il suo futuro politico, sono al centro di analisi commenti e soprattutto allarmi che arrivano anche dal nostro paese. Il racconto è quello di una nazione ad «un passo dal precipizio» (cit. Lilly Gruber) ed in preda al panico istituzionale. Ma cosa dicono e come vivono questa fase i francesi, i diretti interessati?

«Non è stato uno choc, ci aspettavamo che vincesse la Destra qui in Francia», mette subito in chiaro Charles Le Pique, agente immobiliare parigino. «La sorpresa, piuttosto, è stato lo scioglimento dell’assemblea nazionale domenica sera. E dopo 72 ore, oggi, forse siamo in grado di prepararci agli effetti collaterali». Erano settimane che Oltralpe i sondaggi davano per vincente il Rassemblement National di Marine Le Pen, quindi i francesi erano preparati e non ne hanno fatto un dramma più di tanto: «Del resto Marine ha messo a punto un re-maquillage d’immagine chiaro che puntava da subito a ridisegnare il profilo di un RN che ormai si “vende” come moderato: questa volta era ovvio che il suo potere persuasivo sarebbe stato più forte. E infatti i risultati sono arrivati con un 32% di consensi alle europee. Ma non sei mai pronto finché non lo vedi», riflette Eugenia Veronese, insegnante di Italiano al Marais, quartiere branché della capitale. Abbiamo fatto un giro di telefonate e video-call per capire lo stato d’animo della gente in Francia e abbiamo scoperto che la decisione di Macron di dissolvere il parlamento e indire nuove elezioni per il 30 giugno e 7 luglio potrebbe rivelarsi una exit strategy intelligente anche se i commentatori gli hanno dato amabilmente del giocatore di poker: «Non è stata di certo un’idea folle come sembrava a tutti domenica e neanche una reazione isterica. Ripensandoci, a freddo, Macron ha messo sul campo un’altra opzione: ha chiamato i Francesi alla prova della responsabilità. Non vi piace questo governo? Allora abbiate il coraggio di sceglierne un altro. E fatelo alla svelta perché vi do solo 18 giorni», continua Eugenia. «Sarà la metà dei francesi che non ha espresso il suo voto durante le elezioni europee a farlo almeno a quelle politiche. E ci auguriamo che ritrovino la forza che per due volte di fila ha costruito il barrage contro i Le Pen».

In conferenza stampa il Presidente francese ha dichiarato: «Il voto Ue non si poteva ignorare. Elezioni anticipate unica strada». E poi ha chiamato i francesi alla solita unità contro l’ondata nera. «È stata una scelta coraggiosa, ma la partita è aperta. E bisogna anche dire che non si poteva più andare avanti così in Assemblea: non c’era la maggioranza, i lavori erano bloccati e il Presidente è stato costretto a usare il voto sulla fiducia per riforme importanti come quella delle pensioni e diverse altre», spiega Sandro Gozi, uno dei 13 eletti di Renew Europe con Macron. Solo che, forse, a vedere i risultati sono i francesi ad averla persa nel governo. Oppure è solo un altro modo per dargli una gran svegliata.

Ma la domanda è: chi ha votato davvero per Jordan Bardella, il delfino di Marine candidato a diventarne il premier? Sembra che nessuno abbia voglia di ammetterlo al punto che si parla di elettori “fantasma”: «Molti si vergognano di aver ceduto alla Destra, ma la mia vicina di casa a Nizza non ne può più di essere rapinata per strada da giovani mussulmani radicalizzati nelle cité e sceglie il FN», sbotta Maria Luisa Mello, fisica in pensione che trascorre metà dell’anno in Costa Azzurra. Possibile che i francesi siano diventati islamofobi o antisemiti? «A volte sono anche entrambe le cose insieme perché gli islamici che abitano in Francia sono 8 milioni e anziché integrarsi coltivano il disagio e il rancore e si radicalizzano davanti a una società e a politici escludenti. Vivono perlopiù di sussidi, hanno tempo libero e lo investono in azioni d’odio e soprusi. Se non si trova il modo di raddrizzare la barca la tempesta distruggerà un paese democratico e libero come è sempre stata la Francia».

Marine Le Pen ne approfitterà? Nel frattempo si è rifatta il look e ha messo da parte l’appoggio dell’estremista Éric Zemmour anche perché martedì è arrivato quello di Éric Ciotti, il nizzardo presidente dei Républicains, che pur di abbracciarla ha spaccato i gollisti. Non solo. Ha ordinato la chiusura della sede del partito proprio per impedire ai colleghi contrari al bacio mortale con Marine di sfiduciarlo: «Questioni di sicurezza», si è lasciato scappare lui che difende le radici cristiane dell’Europa, lotta contro l’immigrazione e la cultura woke e ha diviso i militanti e i simpatizzanti della Destra tradizionale.

«Sfratteremo Ciotti dall'ufficio di De Gaulle» ha dichiarato la dirigente del partito Aurelienne Pradié. E pochi minuti fa lo hanno espulso per davvero affidando momentaneamente la guida del partito a Xavier Bellany e Annie Genevard. Funzionerà? Sembra comunque inarrestabile l’ascesa di Bardella, 28 anni appena, figlio di emigrati italiani divorziati e cresciuto nella banlieu parigina: «Ha fatto un’irresistibile campagna elettorale su Tik Tok ed è riuscito a raccogliere i voti dei giovani ventenni spaventati da un futuro incerto e senza paracaduti», racconta Ella Bonnet, giornalista televisiva di un canale satellitare francese. «Ha la capacità straordinaria di semplificare concetti estremamente complessi e sa usare i social media come i suoi coetanei. Che gli hanno creduto o ci sono cascati, dipende dai punti di vista. Sta di fatto che ha raccolto i voti dei venticinquenni disoccupati, delle classi più fragili, degli agricoltori e del Nord della Francia storicamente di Destra. Si sono lasciati abbindolare? Oppure, forse, ci credono davvero. La Le Pen non a caso batte il chiodo sui problemi dell’immigrazione, sulla sicurezza e sui soldi e i soldati mandati in Ucraina per combattere una guerra che non è la loro». Riuscirà la Sinistra a ricompattarsi offrendo candidati comuni, allora? «Lo vedremo il 7 luglio», conclude monsieur Le Pique. «Di certo si sa, al momento, che la Sinistra è fin troppo plurale, frammentata e ha sensibilità diverse su fondamentali temi sociali e argomenti importanti come l’ambiente, l’autonomia della Francia dall’Europa, l’economia». Bonne chance.

TUTTE LE NEWS DAL MONDO

YOU MAY ALSO LIKE