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Ondata di violenza nei Pronto Soccorso

Ogni giorno nei Pronto Soccorso d’Italia si assiste a scene di violenza verbale che spesso degenerano in sputi addosso alle infermiere, rutti in faccia ai medici e quando le cose vanno male si arriva alla violenza fisica con schiaffi e spintoni.

A Matera, Ostia, Castelli Romani, Latina e Reggio Emilia sono i medici a raccontare cosa succede nei corridoi degli ospedali del Pronto Soccorso (PS). “I turni qui a Matera sono disumani. Se fino a 5 anni fa eravamo in 16 medici, adesso siamo rimasti in 4 con circa 140 pazienti da gestire in 24 ore. Il turno dura 12 ore e per 2 medici e 4 infermieri non è facile soccorrere 70 persone durante il giorno. Non mancano mai episodi di violenza verbale. Purtroppo, i pazienti sono costretti a sostare nei PS anche più di 14 ore prima di essere visitati ed è per questo che diventano intolleranti. Non abbiamo un presidio di sicurezza che funzioni di notte. Ce l’abbiamo solo di giorno dalle 8 alle 14 e con un solo poliziotto. L’intolleranza dei pazienti nei confronti dei medici aumenta quando questi arrivano con la convinzione di dover eseguire accertamenti diagnostici ritenuti non necessario dal personale medico. In tali casi, in pazienti vanno in tilt, convinti di saperne più dei medici. Penso che Internet sia la causa principale del fallimento del rapporto fiduciario che dovrebbe stabilirsi tra medico e paziente. Questi ultimi sempre più spesso arrivano al PS con una specie di pre-diagnosi e pretendono ecografie o radiografie del tutto inutili”.

Angelo Fracchiolla ha 65 anni e lavora nei PS da più di 30 anni. Si racconta mentre arrivano richieste di codici rossi, celesti e bianchi da risolvere. Ama il suo lavoro e se dovesse rinascere continuerebbe a fare il medico nei PS. Come lui, anche Iarno Berardi ama ciò che fa nella vita. “Lavoro al Nuovo Ospedale dei Castelli e anche al Grassi di Ostia, entrambi nel Lazio. Qui, nei PS dove lavoro, scarsa educazione ed egoismo sono le leve che scatenano episodi di violenza quotidiana. Le aggressioni sono all’ordine del giorno. Ieri, a Ostia, hanno sputato addosso a due infermiere e il ragazzo che ha compiuto questo gesto di grande maleducazione non aveva particolari problemi. Le aggressioni verbali pesanti sono sempre più frequenti e capitano troppo spesso agli infermieri che fanno il Triage. Sia ai Castelli che a Ostia, i numeri sono simili. Noi medici lavoriamo in 5 di giorno, mentre di notte siamo in 3 con un turno di 12 ore e 130 pazienti da gestire in 24 ore. Per problematiche correlate alla turnistica, spesso siamo solo in 2. Quindi, le attese aumentano e la maleducazione pure. Oltre al numero dei medici da incrementare, a mio avviso, la soluzione per risolvere i problemi sta in due punti: bisogna potenziare la medicina del territorio e aumentare i posti letto in reparto che al momento sono solo 44 e sono tutti occupati”. Anche un medico gettonista, ovvero un professionista esterno “chiamato a gettone” tramite cooperative contattate dalle ASL, ci descrive la situazione dei PS in Italia. Per ragioni personali e professionali, preferisce rimanere nell’anonimato. Lui non è un dipendente a tempo indeterminato e racconta le realtà di Reggio Emilia e Latina. “Se a Latina ci sono pochissimi medici e posti letto insufficienti per ricoverare i malati, a Reggio Emilia le cose funzionano grazie a un iter diagnostico impeccabile. Fare una radiografia a Reggio Emilia è veloce. Dal Triage alla sala medica il tempo può variare, arrivando a raggiungere al massimo le 6 ore di attesa. Ma, dal momento in cui il paziente entra in sala medica, in sole 6 ore si ha un quadro generale preciso e dettagliato della situazione. A Reggio Emilia è veramente difficile che ci siano episodi di violenza verbale, figuriamoci fisica. Mentre a Latina, dove i pazienti sostano in PS anche 7 giorni, la situazione è differente. Non ci sono posti letto per ricoverare. Dunque “Zero” posti letto. E’ assurdo. Il numero dei pazienti varia dai 200 e i 250 accessi in 24 ore. Tutti i giorni la gente reagisce all’attesa con una violenza verbale e pure fisica. La protesta non ha sesso e nemmeno età”.

In questi giorni, i medici e gli infermieri italiani protestano in coro, contestando una situazione complicata che riguarda il sistema sanitario nazionale. Mettono in luce tutte le ombre del sistema sanitario dei PS italiani e raccontano il lavoro che svolgono giornalmente, così come è stato riportato, nella speranza di lanciare un appello alle istituzioni e migliorare la qualità del servizio sanitario italiano.

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