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August 04 2017
Martedì fa avevano deciso di non sottoscrivere il codice di condotta per le Ong preparato dal Viminale. Una scelta, quella della Jugend Rettet, condivisa da altre organizzazioni non governative, come Msf. Il 2 agosto un nuovo capitolo, stavolta sul fronte giudiziario: la Procura di Trapani, che da mesi (come anticipato dal settimanale Panorama) indaga sui salvataggi effettuati nelle acque del Canale di Sicilia da navi delle ong, ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro della Iuventa, una delle imbarcazioni della organizzazione tedesca (qui la spiegazione di cosa succede ora)
Questa volta il reato ipotizzato, ancora a carico di ignoti, è il favoreggiamento dell' immigrazione clandestina. Nell'inchiesta, condotta dallo Sco, è stato usato anche un agente sotto copertura. In particolare, uno avrebbe lavorato sulla nave Vos Hestia che opera per conto di Save the Children.
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La Iuventa, un peschereccio battente bandiera olandese di 33 metri, è stato fermato in mare e condotto a Lampedusa da diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell'ordine anche sulla banchina. Il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, il tenente di vascello Paolo Monaco, è salito a bordo della nave dove è rimasto per oltre due ore. "Si tratta di un normale controllo, che abbiamo fatto e che non comporterà alcun problema - aveva spiegato inizialmente l'ufficiale. Ma così non è stato.
Ma le cose non sono andate così. E dopo qualche ora si è saputo che il peschereccio era sotto sequestro su ordine della magistratura, ricorsa al provvedimento per scongiurare la reiterazione del reato. A spiegare il contenuto dell'indagine - avviata a marzo di quest'anno dalle dichiarazioni di due operatori della Vos Hestia, imbarcazione di un'altra organizzazione non governativa, Save The Children - è stato il procuratore facente funzioni Ambrogio Cartosio.
Gli inquirenti, su input di due ex operatori di Save The children, poi assunti dall'agenzia Imi security Service, avrebbero accertato almeno tre casi in cui alcuni componenti dell'equipaggio della nave, non ancora identificati, avrebbero avuto contatti con trafficanti di migranti libici e sarebbero intervenuti in operazioni di soccorso senza che i profughi fossero in reale situazione di pericolo. I migranti, in realtà, sarebbero stati trasbordati sulla nave della ong scortati dai libici.
I contatti tra ong e i trafficanti sarebbero stati tenuti attraverso una chat su Whatsapp a cui partecipano i team delle navi umanitarie delle varie Ong e probabilmente anche i trafficanti per segnalare l'arrivo di un barcone. Ma è tutto ancora da verificare. Resta tuttavia questo un punto cardine della vicenda.
Per i pm il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, escluso solo quando il soccorso avviene in situazioni di imminente rischio, sarebbe smaccato. "La più temeraria era sicuramente la Iuventa che, da quello che ho potuto vedere sul radar, avendo io accesso al ponte, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La Iuventa, che è un'imbarcazione piccola e vetusta, fungeva da piattaforma ed era sempre necessario l'intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante...", racconta ai pm uno dei testimoni che ha smentito in un'intervista a Repubblica di aver visto restituire i gommoni usati dai trafficanti.
Ma una foto parla chiaro: uno scafista sta staccando il motore di un gommone "consegnato" alla Ong per portarlo via con sé.
"Ci sono gravi indizi di colpevolezza - ha detto Cartosio - e poi ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal gip" che parla di vero e proprio "rendez vous tra trafficanti e Iuventa".
Gli episodi contestati risalgono al 18 e 26 giugno e al 10 settembre. "Ma ve ne sono anche altri - ha spiegato il magistrato - che contribuiscono a sostenere che questa condotta sia abituale".
In particolare, il 26 giugno scorso alle 17 sull'albero a poppa della Iuventa, battente bandiera olandese è stata issata la bandiera libica. Lo scrive il gip nel provvedimento di sequestro della nave. Il gip citando una testimonianza intercettata scrive che ''l'ostilità verso l'Italian Maritime RescueCoordination Centre è confermata dal cartello con la scritta "Fuck Imrcc" posizionato alla prua'' della Iuventa.
L'Ong, scrive il giudice, "ha mostrato un atteggiamento di scarsa collaborazione verso le direttive impartite da Imrcc, confermando la volontà di voler effettuare esclusivamente trasbordi su altri assetti navali verosimilmente al fine di non attraccare in porti italiani''. Una donna di nome Katrin, della Iuventa, intercettata in ambientale, ha detto, parlando anche dei suoi collaboratori, che avrebbero evitato di consegnare alla polizia materiale video fotografico relativo ai soccorsi e immagini di soggetti che conducono imbarcazioni di migranti in quanto potrebbero essere arrestati.
La responsabilità degli illeciti sarebbe individuale. Non ci sarebbero cioè legami tra i trafficanti e la Ong: infatti non è stata contestata l'associazione a delinquere. "E comunque - ha precisato Cartosio - le persone coinvolte non hanno agito per denaro".
Che la vicenda avrebbe suscitato clamore, la Procura lo prevedeva. "La delicatezza dell'indagine, gli intricati risvolti giuridici e rilevanza sociale - ha precisato il procuratore - ci induce a dare all'opinione pubblica informazioni il più possibile formali e corrette". "Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi - ha aggiunto - e al momento non pare abbiano percepito compensi. La mia personale convinzione è che il motivo della condotta dell'equipaggio sia umanitario".