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September 21 2016
21 settembre 2016
Il summit sui rifugiati svoltosi a New York a margine dell'Assemblea generale dell'Onu e fortemente voluto da Barack Obama ha annunciato aumento di tre miliardi di dollari dei finanziamenti umanitari globali per il 2017, oltre all'impegno per mantenere tale cifra invariata negli anni successivi.
Il presidente americano ha anche annunciato un accordo tra 50 Paesi per raddoppiare il numero di rifugiati accolti, portandoli a più di 360.000 già quest'anno.
Insieme agli Stati Uniti il summit è stato organizzato da Canada, Etiopia, Germania, Giordania, Messico e Svezia.
Tra i partecipanti anche l'Italia con l'intervento del premier Matteo Renzi che ha annunciato come il nostro Paese aumenterà in modo sostanziale il suo impegno finanziario a fini umanitari, aumentando il budget del 30%.
"Nel corso del 2016 - si ricorda in una dichiarazione congiunta - i 32 Paesi donatori che partecipano al vertice hanno contribuito con circa 4,5 miliardi di dollari in più agli appelli delle Nazioni Unite rispetto al 2015".
Il presidente americano, che intervenendo davanti all'Assemblea generale aveva già lanciato l'appello a fare di più, ha quindi promesso promesso come "le oltre cinquanta nazioni che partecipano al summit raddoppieranno l'accoglienza dei profughi provenienti da zone di guerra, accogliendone 360 mila quest'anno".
Obama ha poi lanciato un appello a mantenere gli impegni presi per quanto riguarda l'accoglienza, citando alcuni Paesi tra cui Germania, Canada, Austria.
Refugees given a "fighting chance to rebuild their lives” by commitments made at @POTUS Leaders Summit on Refugees https://t.co/fNeZbFYpbJpic.twitter.com/Pjw8gXfxbo
UN Refugee Agency (@Refugees) 21 settembre 2016
Dobbiamo riconoscere che i rifugiati sono sintomo di un più ampio fallimento, di tensioni e persecuzioni. Come Stati Uniti siamo determinati a fare la nostra parte, aumentando il numero dei rifugiati reinsediati a 85 mila quest'anno, e a 110 mila per il 2017 - ha precisato Obama - ma tutti dobbiamo fare di più".
Nella dichiarazione congiunta diffusa a margine dell'evento, i Paesi organizzatori hanno ribadito che "questa crisi, sebbene sia determinata in modo sproporzionato dal conflitto in Siria, è di natura globale, e quindi richiede una risposta globale e soluzioni politiche".
"Dobbiamo cercare di aumentare i finanziamenti internazionali di assistenza umanitaria, offrire opportunità per il reinsediamento dei rifugiati e percorsi legali alternativi per l'ammissione, facilitare l'accesso dei rifugiati all'istruzione e al lavoro regolare", hanno precisato, notando anche anche l'importanza di "aumentare il numero di Paesi che forniscono significativi livelli di assistenza umanitaria e di reinsediamento".
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20 settembre 2016
New York blindata più che mai. La 71° Assemblea Generale delle Nazioni Unite si svolge in un clima di tensione dopo le bombe ritrovate nel New Jersey. Sono 150 i capi di Stato e di Governo al Summit sulle migrazioni voluto da Obama a cui fanno seguito il Vertice Onu sui rifugiati e il 21 settembre un side event organizzato dall'Italia.
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La giornata del 20 settembre è stata nel segno di Barack Obama. Il presidente americano nel suo discorso davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato di parlare "per l'ultima volta" da presidente Usa. Ha poi detto che gli ultimi otto anni "abbiamo compiuto enormi progressi. Non sarebbe stato possibile se non avessimo lavorato insieme". Ripercorrendo la crisi finanziaria ha poi ricordato come "abbiamo evitato la catastrofe" e ha evidenziato i progressi fatti nelle nuove relazioni con Cuba e l'Iran, e gli importanti accordi come quelli sul clima, tirando dentro anche la Cina.
E sull'oggi ha detto: "Il mondo si trova davanti a una scelta: o andare avanti o tornare indietro. E noi dobbiamo andare avanti" sottolineando la necessità di rafforzare la fiducia dei popoli. Perchè "è più difficile governare se la gente perde la fiducia... Dobbiamo correggere la globalizzazione, ma no ai nazionalismi e ai populismi.... Un Paese circondato dai muri - ha aggiunto - imprigionerebbe se stesso". Donald Trump è avvisato.
E ancora: "Le economie funzionano meglio se si riduce il gap tra i salari, tra ricchi e poveri. L'obiettivo non è punire i ricchi ma rendere più equa la società e prevenire nuove crisi".
Immancabile il suo appello alla democrazia. "No agli uomini forti e a modelli di società guidate dall'alto" ha detto Obama criticando anche un alleato come Benyamin Netanyahu: "La diplomazia è la vera chiave per fermare la violenza. Non si puo' affermare la propria leadership sminuendo gli altri. E Israele sa che non puo' occupare in via permanente la terra palestinese".
Di più: "La democrazia resta il vero percorso da compiere. E la strada verso la vera democrazia è meglio dell'autoritarismo. Dobbiamo respingere qualsiasi forma di razzismo, fondamentalismo e di idee superiorità di razza. Bisogna abbracciare la tolleranza e il rispetto di tutti gli esseri umani e di tutte le culture''. A questo proposito: ''Dobbiamo fare di più per aiutare i rifugiati. Dobbiamo aprire i nostri cuori per accogliere i rifugiati nelle nostre case''.
Infine un duro attacco contro Russia e Corea del Nord. "La Russia sta cercando di riguadagnare la gloria perduta tramite la forza" ha detto Obama che ha poi definito la Corea del Nord una "terra desolata. C'è un forte contrasto fra il successo della corea del Sud e la terra desolata della Corea del Nord, che mostra come l'economia controllata dalla stato è una strada senza uscita".
19 settembre 2016
Il Summit sui rifugiati e i migranti
Giornate storiche, queste di New York perché la prima volta l'Onu si è riunita per discutere sul tema delle migrazioni con l'obiettivo di definire un programma che sia una risposta alla crisi che coinvolge numerosi paesi membri, oltre che milioni di persone disperate che scappano dalla guerra e dalla fame. Questo difficile processo dovrebbe terminare nell'ottobre del 2017. A conclusione del summit poi è previsto un programma per la risposta mondiale coordinata in cui sia gli Stati che l'Onu si impegnano a combattere lo sfruttamento, il razzismo e la xenofobia, a salvare le persone in fuga, a garantire procedure di frontiera eque e in linea con il diritto internazionale. Due documenti (uno sui migranti e uno sui rifugiati) renderanno più fattibile il raggiungimento, questa è la speranza, del "Global Compact sui migranti" nel 2018. Ma la strada sembra essere ancora lunga visto le annose difficoltà dell'Onu nel passare dalle buone intenzioni ai fatti concreti mettendo d'accordo tutti.
Tra i leader attesi, oltre al presidente americano Barack Obama, Hollande, Theresa May, e il presidente egiziano al Sisi, quello turco Erdogan, il premier israeliano Netanyahu e il presidente iraniano Rohani. Presente anche il premier Matteo Renzi che si fermerà negli Stati Uniti fino a mertedì prendendo parte a un dibattito organizzato dalla Clinton Global Initiative, moderato da Bill Clinton. In giornata parteciperà poi ai lavori del Summit dell'Onu per rifugiati e migranti.
Mentre al vertice non partecipa il presidente russo Vladimir Putin, come riferito dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Al suo posto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov.
Il 20 settembre, a margine dell'Assemblea Generale, il presidente uscente Barack Obama ospiterà il vertice dei leader sui rifugiati insieme ai rappresentanti dei governi di Canada, Etiopia, Germania, Giordania, Messico e Svezia. “Gli Stati Uniti sono determinati nel trovare soluzioni", ha detto il Segretario di Stato americano John Kerry in un comunicato riferendo che Obama chiederà ai vari paesi di “prendere impegni concreti per espandere la rete di sicurezza umanitaria e creare opportunità durevoli per i rifugiati di più lungo termine".
Il 21 settembre, si cambierà argomento passando dai rifugiati ai virus. I capi di Stato e di governo che partecipano all'Assemblea Generale discuteranno la resistenza antimicrobica con lo scopo di sottolineare la gravità e l'ampiezza del problema di batteri e virus resistenti ai farmaci cercando di trovare soluzioni sicure e innovative. Una sfida per questa giornata d'Assemblea sarà anche la nomina di un successore di Ban Ki-moon, il cui mandato come segretario generale scade il 31 dicembre.