Musica
October 02 2014
La notizia era nell’aria, ma nessuno si aspettava una decisione così clamorosa: 182 lavoratori dell’Opera di Roma, tra orchestrali e coristi, sono stati licenziati.
Lo ha ratificato il consiglio di amministrazione del Costanzi, che oggi ha approvato l’esternalizzazione dell’orchestra e del coro e l’avvio della procedura di licenziamento collettivo. Il primo ad annunciare la clamorosa notizia alla stampa è stato il sindaco della Capitale, Ignazio Marino.
Una decisione, secondo quanto ha commentato Marino, "che vuole portare a una vera rinascita del teatro". Parole condivise anche dal Sovrintendente del Teatro, Carlo Fuortes, il quale ha auspicato che la difficile scelta "possa sventare una chiusura".
Secondo Marino la scelta di Muti, che a fine settembre ha rinunciato a due opere in cartellone, l' Aida e Le nozze di Figaro, "ha determinato la frenata degli abbonamenti e la fuga degli sponsor".
La decisione, che riguarda 182 lavoratori su 460, è stata presa per tagliare i costi di 3,4 milioni di euro.
"Un passaggio doloroso ma necessario per salvare l'Opera di Roma e ripartire" ha affermato il Ministro dei Beni Culturali Franceschini, che proprio ieri aveva auspicato per il teatro romano "scelte coraggiose".
Non era mai accaduta prima in Italia una situazione del genere, un vero e proprio tsunami che ha travolto il mondo della lirica non solo romana.
Non si sa se l’Aida, in cartellone dal 27 novembre, andrà regolarmente in scena. I più maliziosi vedono nel drastico ridimensionamento del Teatro dell’Opera un favore alla Scala di Milano, mentre alcuni ipotizzano che l’orchestra e il coro esternalizzati potrebbero essere quelli di Santa Cecilia. L’ennesimo flop della politica culturale dell' amministrazione Marino o piuttosto la volontà di fare a meno di un direttore d’orchestra del prestigio internazionale di Riccardo Muti, che non avrebbe mai accettato il depauperamento dell’orchestra, voluto dal sovrintendente Fuortes?Ai posteri l'ardua sentenza.