L'operaio 4.0 non ha il martello ma l'esoscheletro

Se oltre un secolo fa scrittori come Isaac Asimov li avevano immaginati, e il cinema del secolo scorso li ha ampiamente mostrati (Alien, Blade Runner, StarWars e tanti altri), oggi gli esoscheletri sono una realtà, prodotti in tutto il mondo da una decina le aziende strutturate, e hanno un mercato che si può dividere in due grandi settori, civile e militare. Ma mentre questi ultimi sono dispositivi elettrificati nati per creare il super soldato potenziando i movimenti umani (Esoscheletri per il «Super Soldato» - Panorama), quelli civili meriterebbero di essere annoverati tra i dispositivi di protezione individuale – come le scarpe antinfortunistiche obbligatorie nelle officine - per chi deve eseguire lavori pesanti e gravosi, oppure per coloro che si trovano ad agire in posizioni complesse, come con le braccia protese verso l'alto o dovendo piegarsi sulle gambe molte volte. E poi parliamoci chiaro: l'età media dei lavoratori è sempre più alta, quella della pensione sempre più lontana per chi comincia un'attività e per chi è giovane. Risultato, determinati incarichi possono coinvolgere sempre più persone di età superiore ai cinquant'anni. Un esoscheletro come quelli costruiti da Comau (azienda di Stellantis con sede italiana a Grugliasco (To) che si occupa di robotica e automazione industriale), sono stati pensati da Iuvo, una startup nata in seno alla Scuola Sant'Anna di Pisa che agli esoscheletri ha dedicato risorse dalla fine degli anni Novanta e che ha cooperato con il colosso europeo delle protesi, la società islandese di bioingegneria Össur, arrivando a creare quello che in seguito è diventato il Mate (dall'inglese compagno, collega).


(Ansa)

Funziona così: perché fare troppa fatica per sollevare un oggetto, magari anche assumendo una postura sbagliata? Lo si indossa, si esegue il movimento e mentre ci si abbassa o si muovono le braccia, le molle del sistema accumulano energia che sarà restituita quando si dovrebbe fare il massimo dello sforzo. In pratica le molle seguono quella che gli ingegneri chiamano la “curva di coppia” dei muscoli umani, praticamente la forza che l'uomo applica moltiplicata per il braccio (i nostri arti considerati come leve), il tutto riferito al tempo necessario a compiere il gesto che vogliamo fare. Il tutto senza batterie né altre fonti d'energia se non quella muscolare umana che comunque dovrebbe essere impiegata per compiere l'operazione. Risultato: meno fatica, riduzione degli infortuni derivanti da strappi muscolari ed errori di postura.

Un modello per gli arti superiori pesa tra i 3 e i 5 kg e costa poco meno di 5.000 euro (listino Comau online dice 4.900, circa 4.500 il supporto lombare), è fatto di diversi materiali, acciaio per le molle, fibra di carbonio per gli elementi strutturali e tessuti tecnici – lavabili – per la parte che resta a contatto con gli indumenti dell'operatore. E che può essere lavata e sostituita quando a usare lo stesso esoscheletro sono più persone. Abbiamo chiesto a Duilio Amico, Ceo di Iuvo e Capo della robotica industriale di Comau, come sono stati accolti questi dispositivi nelle fabbriche: “Il mercato è in espansione anche se gli esoscheletri non sono considerati ancora come Dpi, per vari fattori: intanto l'invecchiamento progressivo dei lavoratori, che restano occupati fino oltre i sessant'anni, a questo si unisce l'esigenza delle aziende di preservare le competente e l'esperienza in quelle posizioni, poi c'è il fattore accettabilità, anch'esso crescente, è sempre più riconosciuta l'importanza di mantenersi in salute evitando che una mansione divenga usurante, così come esiste una maggiore consapevolezza da parte dei giovani che, sapendo di dover lavorare per molto tempo, sono più attenti alla salute. Infine c'è la questione della parità di genere, laddove deve essere garantita una percentuale minima di lavoratrici e le operazioni da fare sono gravose e in un ambiente sfidante.”

Ci sono esempi di applicazioni? “Molte, da Esselunga alla società Logistica Temi fino al produttore americano di macchine agricole John Deere. Un mercato che si sta ampliando e che è destinato a crescere ancora.”

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