«L'IA è un'opportunità, solo con uno sviluppo responsabile»

Non passa giorno senza che uno dei grandi colossi del settore tecnologico annunci novità dedicate all'intelligenza artificiale, con particolare riguardo alle soluzioni per generare contenuti (l’ultima arrivata è Gemma, modello di Gen-AI open source che sfiderà Llama di Meta e si contrappone al sistema chiuso di OpenAI). In breve tempo, abbiamo preso confidenza con software fulminei nel creare testo, immagini e video in risposta a specifiche richieste (i prompt), ma le aziende utilizzano già da tempo risorse simili anche per generare codice e audio, mentre sono al lavoro per farlo con applicazioni per gli ambienti virtuali. La trasformazione in atto è evidente e, come spesso avviene quando si iniziano a diffondere modelli che rompono la rigidità di schemi e processi in voga fino a quel momento, è proprio la fase di transizione che richiede estrema attenzione per non sottovalutare rischi ed evitare al contempo potenziali derive, già in atto con i deepfake e altri utilizzi malsani di una tecnologia cui nessuno di noi può sottrarsi.

Mentre il dibattito a livello internazionale divide addetti ai lavori e opinione pubblica sulla possibilità di regolamentare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale - dopo i dinieghi passati, anche Sam Altman, numero uno di OpenAI ha più volte ripetuto che introdurre norme sia necessario perché “i rischi collegati all'intelligenza artificiale sono potenzialmente pericolosi come le armi nucleari" - c'è chi si è mosso per riflettere sulle implicazioni scientifiche, economiche, etiche e formative che impone l'avvio di un'era inedita per la civiltà umana. È questa, infatti, la base su cui l'Unimarconi ha ideato l'Osservatorio Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub, la cui missione sarà indagare quale siano i percorsi di formazione per trasmettere le competenze necessarie per sfruttare le migliori applicazioni dell'intelligenza artificiale generativa, ragionando al contempo sui risvolti etici e sostenibili della tecnologia.

Per riuscire nell'intento, l'Università degli Studi Guglielmo Marconi, tra i primi atenei italiani a puntare sul modello didattico digitale basato sull'apprendimento a distanza, ha riunito un un parterre d'autore tra rappresentanti dei molteplici settori chiamati ad affrontare le novità imposte dall’IA: istruzione, formazione, ricerca, industria, sicurezza, ma anche lo sport, il terzo settore e l'ambito legale. Per capire quale sarà il filo conduttore dell'Osservatorio sulla Gen-IA abbiamo incontrato Arturo Lavalle, direttore dell'area Ricerca e sviluppo di UniMarconi e membro del board scientifico del nuovo organismo.

Perché creare un osservatorio sull'intelligenza artificiale generativa e quali sono le linee guida che seguirete?

«Ci troviamo in un'epoca dove l'intelligenza artificiale sta rivoluzionando ogni aspetto della vita quotidiana. L'intenzione di istituire un osservatorio dedicato alla Gen-IA riflette la volontà del nostro ateneo di fornire un contributo significativo nello studio delle applicazioni nel campo dell'istruzione e della ricerca scientifica. Obiettivo che sarà perseguito creando e mantenendo una rete di collaborazioni con esperti e network a livello globale. Una strategia che faciliterà lo scambio di conoscenze e l'avanzamento tecnologico nel nostro settore, oltre a rafforzare il nostro ruolo come istituzione leader nel dibattito sull'IA».

L'intelligenza artificiale è utilizzata da molti anni in ambito aziendale ma il rapido diffondersi di soluzioni di IA generativa in mano ai privati sta dividendo il pubblico tra entusiasti e preoccupati. Qual è il vostro punto di vista, analizzando vantaggi e rischi dell'AI?

«Ogni rivoluzione tecnologica porta con sé trasformazioni radicali che comportano opportunità e sfide. Per noi l'intelligenza artificiale rappresenta un importante strumento per aumentare la produttività e ottimizzare i processi. Tuttavia, è fondamentale che lo sviluppo proceda in modo responsabile e controllato, con un'attenta considerazione degli aspetti etici, legali e di sicurezza».

Quali sono i primi passi che avete pianificato?

«La prima iniziativa principale consiste nella redazione di un Position Paper focalizzato sulle competenze essenziali per lo sviluppo, l'applicazione e la gestione efficace della Gen-AI nei vari ambiti lavorativi. Il documento sarà presentato ai principali stakeholder in occasione degli stati generali sull'IA, un evento che il governo italiano ha in programma per marzo».

Oltre ad esperti e addetti ai lavori coinvolti nell'Osservatorio, pensate di stringere partnership con altre realtà per ampliare il raggio d'azione a livello internazionale?

«Certamente, il primo passo verso questo obiettivo sarà il coinvolgimento di esperti italiani che occupano posizioni di rilievo in multinazionali attive nel settore, e di partner internazionali che già collaborano con l’ateneo».

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