Politica
October 30 2024
In un’atmosfera sempre più tesa di accuse e sospetti, il premier ungherese Viktor Orbán ha sferrato un attacco frontale alla leadership dell’Unione Europea. Le sue dichiarazioni, pubblicate su X, hanno il tono di una sfida aperta rivolta soprattutto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e a Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo (PPE). Orbán li accusa di aver «dichiarato apertamente la loro intenzione di rovesciare il governo ungherese» per instaurare un «governo Jawohl», un’espressione critica e ironica che allude a una possibile leadership ungherese totalmente subordinato ai voleri dell’Unione Europea: una provocazione che suggerisce l’intenzione di sostituirlo con politici più compiacenti verso Bruxelles.
Per Orbán, i vertici europei hanno già individuato chi dovrebbe succedergli. «I Socialisti europei vorrebbero delegare Klára Dobrev [eurodeputata], mentre il PPE punta sul partito Tisza con Péter Magyar», ha affermato il premier, descrivendo questa coalizione come un “matrimonio” celebrato davanti ai suoi occhi, con von der Leyen nelle vesti di ufficiale di stato civile e Weber come testimone. La replica di Magyar non si è fatta attendere: in un post su Facebook, ha respinto la narrazione di Orbán come una “farsa”, dichiarando che «il partito Tisza ha sempre rifiutato ogni influenza esterna» e promettendo che «insieme a milioni di ungheresi, sostituiremo il governo Orbán a casa nostra».
Tisza è infatti emerso come una forza di opposizione significativa e uno dei principali rivali del governo di Orbán. Fondato di recente, il partito ha guadagnato rapidamente consenso, raggiungendo quasi il 30% dei voti nelle elezioni europee del 2024.Magyar, ex alleato e ora critico di Orbán, è diventato eurodeputato affiliato al PPE, in contrasto con la linea euroscettica del Primo ministro ungherese. Come riportato da Telex, Tisza si fonda su valori democratici e promuove una “terza forza politica” che, a loro avviso, potrebbe “liberare l’Ungheria” dall’influenza della “mafia di stato” costruita attorno a Fidesz, il partito guidato da Orbán.
Durante il consueto appuntamento radiofonico del venerdì mattina su Kossuth Rádió, Orbán ha parlato di una presunta «sete di sangue» tra i suoi critici al Parlamento Europeo: «Quelli che si sono radunati erano assetati di sangue e non avevano alcun desiderio di impegnarsi in un dibattito significativo, ma avevano immaginato una rissa politica e sono venuti direttamente contro di noi. Quando hai dieci persone che ti vengono addosso, è rock’n’roll. E questo è stato davvero rock’n’roll» ha raccontato, riferendosi all’atteggiamento aggressivo dei presenti.
Le tensioni sono salite ulteriormente dopo l’intervento di von der Leyen al Parlamento Europeo, che ha criticato Orbán per le sue relazioni con Putin e per aver reso, a suo dire, il Paese vulnerabile a ingerenze straniere. Rivolgendosi direttamente al premier ungherese, la presidente della Commissione gli ha chiesto se «avrebbe mai incolpato gli ungheresi per l’invasione sovietica del 1956». Le parole di von der Leyen sono state accolte con applausi da parte delle fazioni pro-europee, sostenitrici dell’integrazione tra gli Stati membri. Orbán, visibilmente contrariato, ha replicato che «non è giusto discutere queste differenze quando qui stiamo parlando della presidenza del Consiglio dell’UE».
Mentre il confronto con l’UE si intensifica, Orbán ha rafforzato la sua presenza internazionale recandosi ieri in Georgia, dove ha espresso sostegno al partito di governo, accusato dall’opposizione di manipolazioni elettorali e posizioni filorusse. Dichiarando che «le elezioni in Georgia sono state libere e democratiche», Orbán ha elogiato i georgiani per «non aver permesso al loro paese di diventare una seconda Ucraina» e ha criticato le pressioni occidentali. In netto contrasto, l’UE ha denunciato possibili interferenze russe, sollevando nuovi dubbi sulle simpatie di Orbán verso la Russia di Putin.