Lifestyle
July 30 2012
Proviamo ad immaginare che nell’era dello sport globale le Olimpiadi siano aperte a tutti. Veramente a tutti, animali compresi. Allora sul gradino più alto del podio dei 100 metri non vedremmo più Usain Bolt, che per coprire la distanza impiega oltre 9 secondi e 50, ma sua maestà il Ghepardo che potrebbe far meglio (molto meglio) del campione olimpico facendo segnare un formidabile 5’’8. Sul terzo gradino del podio invece ci sarebbe addirittura un dromedario che, se ben stimolato, e' in grado correre i 100 metri in poco meno di 10 secondi e rimanere in scia del giamaicano fino agli ultimi metri.
Non si tratta di un reality (quello lo hanno già fatto) ma di una ricerca scientifica realizzata dal Professor Craig Sharp (della Brunel University di Londra) e pubblicata sulla rivista inglese Veterinary Record. Nelle Olimpiadi della Natura, immaginate e studiate dall’eccentrico professore, Bolt non sarebbe il solo a fare brutta figura. Un gorilla infatti potrebbe sollevare 900 Kg, ovvero ben 637 chili in più rispetto al record mondiale del due volte medaglia d’oro Hossein Rezazadeh. Un’umiliazione simile a quella che potrebbe subire il leggendario quattrocentista Michael Johnson: mentre un levriero passa sul traguardo in scioltezza, in poco più di 21 secondi, Michael sarebbe ancora in curva, ai 200 metri. Un cavallo da corsa intanto avrebbe l’oro al collo già da tempo potendo correre il giro di pista in 19 secondi netti. Fortunatamente a risollevare il morale, se così si può dire, della spedizione degli umani nella ricerca spunta anche il nome del saltatore Sotomayor. Ripetendo il suo salto record di 2,4 metri il fenomeno cubano potrebbe mancare la vittoria di "soli" 70 centimetri. D'altra parte la medaglia d’oro del salto in alto spetta di diritto, e ci mancherebbe, ad un canguro gigante australiano.
In realtà sfide di questo genere non sono cosa di oggi. In ordine di tempo l’ultimo a cimentarsi in una gara contro un rappresentante del regno animale è stato il nostro (umano e italiano) Filippo Magnini, ovviamente perdente nei 100 stile libero contro un delfino. Non andò molto meglio nel 2003 all’americano Crawford (medaglia d’oro nei 200 metri) impegnato nel reality americano “Man vs Beast”. Ringalluzzito da una prima vittoria contro una giraffa distratta, la corsa di Crawford contro una zebra si concluse con una sconfitta cocente. D'altronde, spiega il professor Sharp, la sfida con la natura non ha molto senso per il semplice fatto che nelle competizioni fisiche la specie umana non potrà mai primeggiare. Il nostro punto di forza, dice il professore, è nella polivalenza. In sostanza, nella capacità di riuscire in discipline diverse. Scordiamoci dunque i 100 metri. Saremo noi i campioni del Decathlon.