Oscar 2017, ecco perché Fuocoammare di Gianfranco Rosi è la scelta giusta
Il documentario su Lampedusa Fuocoammare di Gianfranco Rosi è il prescelto per rappresentare l'Italia nella corsa all'Oscar per il miglior film in lingua non inglese.
Tra i sette titoli iscrittisi per la candidatura, io facevo il tifo per tre contendenti: il cinecomic alla romana Lo chiamavano Jeeg Robot è quello che porto più nel cuore, Indivisibili è la bella sorpresa poetica e struggente che non a caso ha rischiato di avere la meglio (ha perso per quattro voti a cinque), ma è indubbiamente Fuocoammare - facendo parlar la testa più del cuore - la scelta più giusta. È la scelta di un cinema di impegno civile che può far breccia nella sensibilità degli americani, che dall'al di là dell'Oceano guardano alle tragedie della disperazione nel Mediterraneo con occhi forse increduli e ignari. E poi Hollywood, abituata a Iron Man e Batman, avrebbe saputo cogliere tutto la forza e l'ironia borgatare del nostro supereroe "Hiroshi Santamaria"?
Ecco perché Fuocoammare di Gianfranco Rosi è la scelta più giusta e "strategica":
1) Un tema scottante e universale
"Ci aiutate? Stiamo affondando", una voce femminile chiede aiuto in inglese, via radio, da un punto imprecisato del Mediterraneo. "How many people?", "Your position?", ripete con ostinazione un ufficiale italiano, da Lampedusa. Nessuna risposta. Fuocoammare ci fa toccare con mano la portata gigantesca e drammatica del flusso migratorio attuale, dall'Africa verso i confini europei. La parola "emergenza" a Lampedusa non ha senso: tutti i giorni c'è un'emergenza, accade qualcosa.
Non molti decenni fa Ellis Island, nella baia di New York, riceveva navi con milioni di europei aspiranti cittadini statunitensi, molti dei quali italiani. Ora è l'Europa a esser tempestata da barconi di disperati, un'Europa in difficoltà che vacilla e deve prendere decisioni importanti e comuni. Un tema in fondo non così lontano dal cuore degli americani.
"Grande soddisfazione e un grosso in bocca al lupo a Gianfranco Rosi e al suo Fuocoammare", commenta il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini. "Una candidatura di grande autorevolezza perché il film affronta, con crudezza e poesia, un tema universale, che non riguarda solo l'Italia o Lampedusa ma che scuote il mondo".
2) Lampedusa al di là dei tiggì, tra tragedia e poesia
Lampedusa per molti è un coacervo di voci e immagini legate ai telegiornali, alla morte, all'emergenza, all'invasione, alla ribellione dei populisti. Lo è stato pure per Rosi, prima di trasferirsi a Lampedusa. "Non si può cogliere il senso di quella tragedia senza un contatto non solo ravvicinato, ma anche continuativo", ha detto il regista, che ha effettuato anche il montaggio sull'isola per garantire il continuo scambio tra realtà e narrazione documentaristica. "Solo così, tra l'altro, avrei potuto comprendere meglio il sentimento dei lampedusani che da vent'anni assistono al ripetersi di questa tragedia".
Vediamo così che i migranti a Lampedusa non si percepiscono, sono come fantasmi di passaggio. Le imbarcazioni per lo più sono intercettate in alto mare. I migranti sbarcano in un molo laterale del porto vecchio, sono portati con un autobus nel Centro di Accoglienza dove sono assistiti e identificati, per poi ripartire verso il continente.
Facciamo anche conoscenza coi lampedusani. Entriamo nelle loro vite e nella loro quotidianità semplice, tramite i giochi del dodicenne Samuele che ama tirar di fionda e soffre di mal di mare. Vediamo Zia Maria che cucina per il marito silenzioso e ascolta canzoni popolari sull'emittente locale Radio Delta. Seguiamo Franco nelle sue immersioni a caccia di ricci e patelle.
Fuocoammare non è il "classico" doc che si limita a documentare la tragedia dei migranti. Fuocoammare lascia spazio alla dolce amara vita di tutti i giorni, ci mostra una Lampedusa sincera, da scoprire.
3) L'entusiasmo di Meryl Streep
"Questo film può vincere l'Oscar. Farò di tutto perché sia portato negli Usa": aveva detto niente meno che Meryl Streep a Gianfranco Rosi nel febbraio scorso, tenendogli la mano, quando come presidente di giuria l'aveva premiato con l'Orso d'oro al Festival di Berlino. Super Meryl era rimasta profondamente colpita e scossa da Fuocoammare, che aveva convinto tutti i giurati fin dal primo momento. Inutile dire che l'attrice è anche una dei componenti dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e non una componente di poco peso.
Cinque anni fa il Festival di Berlino aveva portato bene a un altro suo vincitore: l'iraniano Una separazione dopo l'Orso d'oro conquistò sia il Golden Globe che l'Oscar 2012 come miglior film straniero.
4) L'emozionante invito a essere tutti "pescatori"
Rosi sostiene che il suo "non vuole essere un film politico, anche se forse lo è a prescindere".
Tra i lampedusani che Fuocoammare ci fa conoscere, spicca in stazza morale il dottor Pietro Bartolo, direttore sanitario dell'Asl locale che da trent'anni cura i lampedusani e da quasi altrettanti assiste a ogni singolo sbarco, stabilendo chi va in ospedale, chi va nel Centro di Accoglienza e chi è deceduto.
Da Lampedusa emerge un messaggio, che tutti dovrebbero far proprio: "Quando chiesi al dottore come mai Lampedusa fosse così generosa", ha raccontato Rosi, "lui mi rispose: perché siamo una terra di pescatori, e i pescatori accolgono quello che viene dal mare. Dovremmo imparare tutti a essere un po' più pescatori".
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