Televisione
March 11 2024
Poche sorprese agli Oscar 2024: è Oppenheimerdi Christopher Nolan il miglior film. Forte di 13 nomination e di un percorso finora lastricato di premi, dai Golden Globe ai Bafta ai SAG, ha dominato la 96^ edizione degli Academy Awards. Niente da fare invece per l’Italia, come da previsioni: Io capitano di Matteo Garrone non ce la fa. Vince l’Oscar come miglior film internazionale La zona d’interesse di Jonathan Glazer, il film britannico che fotografa l’agghiacciante indifferenza al di là del muro di Auschwitz. Con pieno merito.
Il film di su Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica, ha conquistato sette Oscar, molti dei quali belli pesanti. Oltre alla statuetta per il miglior film, Nolan mette in bacheca quella alla regia. Tanti ringraziamenti e poche asciutte parole dal regista britannico: «È un grande onore per me essere qui a cento anni dall’invenzione del cinema».
Più loquaci i suoi due attori premiati, come Nolan anche loro al primo Oscar. Cillian Murphy, migliore attore protagonista per Oppenheimer, sorridente ed equilibrato: «Sono davvero sopraffatto. Grazie all’Academy. Chris Nolan, è stata l’esperienza più creativa avuta negli ultimi vent’anni, ti sono debitore. Io sono un uomo irlandese molto orgoglioso e sono qui in quanto tale questa sera. Vorrei dedicare questo premio a color che portano la pace».
L’ex Iron Man Robert Downey Jr., la nemesi di Murphy in Oppenheimer, ha vinto l’Oscar come migliore attore non protagonista. Per lui la consacrazione somma, dopo un passato di guai legali e droga. Brillante, con la sua bella faccia da schiaffi: «Vorrei ringraziare la mia terribile infanzia e l’Academy. E vorrei ringraziare mia moglie: mi ha trovato come un cucciolo abbandonato e da brava veterinaria mi ha riportato in vita. Avevo bisogno di questo lavoro più di quanto questo lavoro avesse bisogno di me. Chris mi ha trovato e mi ha dato il cast migliore di sempre».
Povere creature! di Yorgos Lanthimos, che aveva 11 nomination, ha vinto quattro Oscar. Solo uno invece per Barbie (da 8 candidature), per la migliore canzone originale. A mani vuote Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, che aveva 10 nomination.
Forse l’unica sorpresa regalata dagli Oscar 2024 è la vittoria di Emma Stone, ineccepibile. Perché una sorpresa? Il dubbio – probabilmente condiviso anche da Emma – era che il politicamente corretto imperante nelle ultime edizioni degli Academy Awards facesse prevalere Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon, prima nativa americana in gara fra le protagoniste agli Oscar. E invece ha vinto il merito.
Sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles Emma Stone si è lasciata andare a una reazione confusa ed emozionata: «Mi si è distrutto il vestito, probabilmente durante I'm Just Ken», ha esordito. Poco prima Ryan Gosling, divertente e sgargiante in completo rosa, si era esibito infatti sulle note di I'm Just Ken, canzone dal film Barbie. «Se n’è andata anche la voce», ha proseguito l'attrice. «Come noterete ho quasi una crisi di panico, cosa che succede abbastanza spesso, perché a un certo punto bisogna dire basta, guardare dal di fuori. Yorgos, grazie per avermi regalato il ruolo di una vita». A 35 anni, per lei è già secondo Oscar, il precedente vinto per La La land.
Meritatissimo e scontato l’Oscar alla migliore attrice non protagonista, andato a Da'Vine Joy Randolph, cuoca ferita e intensa in The Holdovers - Lezioni di vita. «Dio è buonissimo», ha esordito lei. «Non dovevo far questo lavoro, ho cominciato come cantante. Poi mia madre mi ha detto "attraversa la strada, prova col cinema": c’è qualcosa ad aspettarti. Devo ringraziarla». E ancora: «Per tanto tempo ho voluto essere diversa ma ora mi sono resa conto che devo solo essere me stessa. Grazie anche per quando ero l’unica ragazza nera in classe, voi mi avete vista, mi avete permesso di forgiare il mio cammino».
L’Oscar al miglior documentario è stato vinto da 20 days in Mariupoldi Mstyslav Černov, che racconta l’assedio russo alla città ucraina. Inevitabilmente potente il suo discorso di ringraziamento: «Questa è la prima vittoria agli Oscar dell’Ucraina e ne sono onorato. Ma potrei essere il primo regista a dire che vorrei non aver mai fatto questo film. Vorrei poter scambiare questa statuetta con una Russia che non avesse mai invaso il nostro territorio. Ma non posso cambiare la storia. Tutti insieme però possiamo fare in modo che questa storia venga raddrizzata e che la verità possa prevalere, che le persone di Mariupol che hanno dato la loro vita non vengano dimenticate, perché il cinema crea ricordi e i ricordi creano la storia. Grazie all’Ucraina».
La zona d’interesse di Jonathan Glazer ha conquistato due Oscar, come miglior film internazionale, avendo la meglio sul nostro Io capitano, e per il sonoro. Un film sull’Olocausto che non fa vedere la morte ma la fa intuire e sentire, in modo quasi disturbante. Non poteva che avere parole di pace il regista britannico dal palco del Dolby Theatre: «Il nostro film mostra dove la disumanizzazione porta nel suo aspetto peggiore. È una riflessione sul passato ma per il presente e per il futuro. Ci sono persone che stanno facendo un’occupazione che sta avendo un impatto grandissimo. Che siano le vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, sono tutte vittime della disumanizzazione». Glazer, che è ebreo, ha dedicato la vittoria ad Alexandria, una donna di 90 anni che ha incontrato mentre lavorava al film e che ha ispirato uno dei personaggi chiave de La zona d’interesse: «Alexandria ha scelto di prendere posizione e noi dedichiamo l’Oscar a lei». Alexandria aveva lavorato per la Resistenza polacca all'età di 12 anni, lasciando mele ai prigionieri mentre attraversava Auschwitz in bicicletta.
Justine Triet, nel ritirare l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale per Anatomia di una caduta, ha scherzato: «Mi aiuterà a superare la mia crisi di mezza età». E poi: «È stato un anno folle. Tanto glamour ora, il contrario di quello con cui è iniziata la sceneggiatura, in lockdown, tra pannolini, alla ricerca di un angolo tranquillo». La regista francese ha realizzato lo script insieme al compagno Arthur Harari. Un anno davvero folle per Anatomia di una caduta, Palma d’oro a Cannes, film francese vincitore di sei César e del Golden Globe come miglior film straniero, eppure per ragioni politiche non candidato dalla Francia come proprio alfiere agli Oscar.
Una bella sorpresa per l’Italia c’è stata comunque. Per l’In Memoriam, il momento dedicato a chi ci ha lasciati, è salito sul palco Andrea Bocelli, che insieme al figlio Matteo ha cantato Con te partirò. Intanto sugli schermi alle loro spalle i personaggi del mondo dello spettacolo che sono mancati: Jane Birkin, Ryan O’Neal, Ryūichi Sakamoto, Matthew Perry, Tom Wilkinson, Tina Turner, Carl Weather, William Friedkin… Ad aprire la carrellata di lutti, foto e frasi di Alexei Navalny, il dissidente russo morto in prigionia pochi giorni fa, che era stato protagonista del documentario Navalny di Daniel Roher.
Billie Eilish a 22 anni conquista il suo secondo Oscar grazie alla canzone What was I made for? dal film Barbie. Addosso una spilla rossa per Gaza. La precedente statuetta era arrivata nel 2022 per No time to die, canzone portante dell’omonimo film su James Bond.
Ecco tutti i vincitori (qui le nomination agli Oscar 2024).
Oscar al miglior film
Oppenheimer di Christopher Nolan
Oscar alla migliore regia
Christopher Nolan per Oppenheimer
Oscar alla migliore attrice protagonista
Emma Stone per Povere creature!
Oscar al miglior attore protagonista
Cillian Murphy per Oppenheimer
Oscar alla migliore attrice non protagonista
Da'Vine Joy Randolph per The Holdovers - Lezioni di vita
Oscar al miglior attore non protagonista
Robert Downey Jr. per Oppenheimer
Oscar al miglior film d'animazione
Il ragazzo e l'airone di Hayao Miyazaki
Oscar al miglior film internazionale
La zona d'interesse di Jonathan Glazer (Regno Unito)
Oscar alla migliore sceneggiatura originale
Arthur Harari e Justine Triet per Anatomia di una caduta
Oscar alla migliore sceneggiatura non originale
Cord Jefferson per American fiction
Oscar alla migliore fotografia
Hoyte van Hoytema per Oppenheimer
Oscar ai migliori costumi
Holly Waddington per Povere creature!
Oscar alla migliore colonna sonora
Ludwig Göransson per Oppenheimer
Oscar alla migliore canzone originale
What was I made for? da Barbie - musiche e testo di Billie Eilish e Finneas O'Connell
Oscar al miglior documentario
20 days in Mariupol di Mstyslav Černov
Oscar al miglior montaggio
Jennifer Lame per Oppenheimer
Oscar alla migliore scenografia
James Price, Shona Heath e Zsuzsa Mihalek per Povere creature!
Oscar al miglior trucco e acconciatura
Nadia Stacey, Mark Coulier e Josh Weston per Povere creature!
Oscar ai migliori effetti visivi
Takashi Yamazaki, Kiyoko Shibuya, Masaki Takahashi e Tatsuji Nojima per Godzilla Minus One
Oscar al miglior sonoro
Tarn Willers e Johnnie Burn per La zona d'interesse
Oscar al miglior cortometraggio documentario
The last repair shop di Ben Proudfoot e Kris Bowers
Oscar al miglior cortometraggio
The wonderful story of Henry Sugar di Wes Anderson
Oscar al miglior cortometraggio d’animazione
Was is over! Inspired by the Music of John & Yoko di Dave Mullins