“Ottobre Nero il dilemma israeliano da Hamas all’Iran” - il libro

È da poco uscito nelle librerie il nuovo testo di Stefano Piazza, giornalista ed esperto di sicurezza ed estremismo islamico nonché firma per La Verità e Panorama. Il titolo è certamente geniale: “Ottobre Nero”, in analogia con l’organizzazione terrorista palestinese degli anni ’70 “Settembre Nero” che tante morti israeliane causò prima di venire eradicata.“Ottobre Nero” suona un po’ come un’evoluzione del terrorismo di matrice palestinese, sia in chiave temporale ma anche per la sua brutalità.

La prima parte fornisce infatti un resoconto chiaro, tragicamente reale e dettagliato dei fatti, come può realizzare soltanto chi si è recato di persona nell’area colpita dai terroristi di Hamas per poter visionare coi propri occhi quanto avvenuto.

I particolari forniti sulle azioni commesse dai terroristi nei confronti di inermi civili sono crudi e impressioneranno gran parte dei lettori, ma è un passo fondamentale per poter prendere consapevolezza di cosa sia realmente accaduto quel maledetto giorno 7 ottobre 2023 e cioè il più grande eccidio contro gli ebrei dai tempi della Shoah.

In seguito, l’autore riassume in maniera sintetica ma estremamente chiara la storia di Hamas, le figure chiave come i leader del bureau politico, i comandanti di Gaza ma anche il suo fondatore, lo sceicco Ahmed Yasin, spiegandone tra l’altro la provenienza ideologico-politica, aspetto purtroppo spesso dimenticato quando si parla delle origini dell’organizzazione terrorista palestinese.

La storia di Hamas è indubbiamente complessa ed intricata, ma l’autore riesce perfettamente a fornire una visione lineare e nitida sul suo sviluppo ed anche sui contrasti con al-Fatah, aspetto essenziale per comprendere adeguatamente le dinamiche odierne.

L’ultima sezione della prima parte è invece dedicata ai meccanismi che finanziano i conti di Hamas, nonché i legami con faccendieri e Paesi dell’area mediorientale, aspetto fondamentale in quanto senza ingenti fondi, un’organizzazione terrorista non può operare. Comprenderne il funzionamento è importante in quanto è proprio sui soldi che bisogna colpire il terrorismo.

La seconda parte esordisce con un doveroso focus sul flop dell’intelligence israeliana, incapace di prevedere l’offensiva del 7 ottobre nonostante le segnalazioni su un probabile attacco, arrivate poco tempo prima.

Successivamente l’autore approfondisce la complicata situazione in cui si trova il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu; lo fa in maniera oggettiva, evidenziandone le mancanze politiche, gli errori fatti nel rapportarsi con Hamas e fa anche riferimento a delle accuse emerse ed ancora da verificare su finanziamenti del Qatar alle campagne elettorali di Netanyahu ed Avigdor Lieberman.

In seguito, viene poi trattata la questione dei tunnel costruiti da Hamas nel sottosuolo di Gaza con il denaro che doveva servire per opere volte alla popolazione civile ed anche l’utilizzo che i terroristi fanno degli ospedali. In ultimo, il libro approfondisce la questione forse più complicata del conflitto in corso, ovvero “il dopo”. Cosa succederà a fine guerra? Quando terminerà? Sarà possibile eradicare totalmente Hamas? Chi avrà il compito di amministrare Gaza quando arriverà “il dopo”?

La terza parte affronta invece il panorama geopolitico che ruota attorno al conflitto, spiegando in maniera chiara e puntuale la visione statunitense, non esattamente in linea con le esigenze di sicurezza di Israele, nonostante la ferrea e storica alleanza, evidenziandone le complesse dinamiche ma anche illustrando il sentimento antisraeliano diffuso nei campus universitari statunitensi, anche tra il corpo docente ed esponendo i finanziamenti del Qatar alle università.

In seguito, l’autore tratta il ruolo del regime iraniano in chiave antisraeliana e l’utilizzo che fa dei propri proxy, Hamas, la Jihad Islamica palestinese, Hezbollah, le milizie sciite irachene e gli Houthi. Una breve parte è anche dedicata alla presenza di Hezbollah in America Latina, in particolare sulla “Triple Frontera” tra Brasile, Argentina e Paraguay.

Un ulteriore focus viene poi dedicato alla Russia dove emergono due aspetti di fondamentale importanza: 1- come il conflitto scoppiato il 7 ottobre 2023 abbia avvantaggiato Putin in quanto ha distolto l’attenzione dal conflitto ucraino; 2- come Putin, nonostante abbia sempre avuto la mano pesante con gli islamisti, inclusa la messa al bando della Fratellanza Musulmana, non abbia fatto la stessa cosa con Hamas nonostante ne sia l’espressione palestinese del movimento. Anzi, la Russia ha mantenuto cordiali e frequenti rapporti con i leader politici di Hamas, anche dopo il 7 ottobre.

In ultimo, l’autore affronta la posizione di ONU e UE, nei confronti di Israele, spiegando come diversi alti rappresentanti di queste istituzioni abbiano agevolato Hamas e come abbiano continuato a farlo anche dopo il 7 ottobre.

Nella breve conclusione l’autore illustra una serie di dilemmi e drammi che ha potuto cogliere in prima persona da Israele e rileva una serie di interessanti punti ed uno in particolare sul quale noi in Occidente dovremmo riflettere con molta attenzione e cioè sul perché Hamas ha molti più sostenitori in Europa che in Medio Oriente, perché il conflitto si è già spostato qua e sono ancora troppi coloro che non se ne sono ancora resi conto.

“Ottobre Nero” è un libro pragmatico che espone in maniera chiara un tema complesso; è comprensibilissimo ai profani del tema ed utilissimo agli esperti, perché fornisce elementi importanti e considerazioni tutt’altro che banali. Non si limita a descrivere ma spiega e porta il lettore a riflessioni di non poco conto. Poco più di 180 pagine che scorrono piacevolmente e fondamentali per comprendere adeguatamente quanto sta accadendo in una delle aree storicamente più martoriate del pianeta.

(Recensione a cura di Giovanni Giacalone, analista, esperto terrorismo)

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