Dal Mondo
October 03 2023
L'emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, ha ricevuto lo scorso 26 settembre il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan al-Saud, e la sua delegazione durante una visita ufficiale nella capitale del Qatar. All'incontro era presente anche il primo ministro e ministro degli affari esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. Fatto questo che mostra l’importanza della visita.
L’incontro arriva in un momento dove l’erede al trono saudita Mohammed Bin Salman (MbS) è impegnato in una grande operazione diplomatica affinché cessino le tensioni nel Golfo Persico, tanto che ha promosso la distensione nei rapporti con l’Iran mediata dalla Cina, e sta dialogando con i ribelli sciiti Huthi nello Yemen per tentare di fermare la guerra scatenata allo stesso MbS nel marzo del 2015. Come scrive Save the Children: «La guerra in Yemen e la crisi umanitaria che ne è derivata hanno determinato nel Paese una situazione drammatica con circa 20.000 vittime civili dall'inizio del conflitto: tra marzo 2015 e settembre 2021, ci sono stati circa 10 attacchi aerei al giorno in Yemen che hanno causato l'uccisione o il ferimento di oltre 18.000 vittime civili. Otto anni di conflitto hanno costretto più di 4,5 milioni di persone, tra cui più di 2 milioni di bambini e bambine, a lasciare le loro case, e si stima che 21,6 milioni di persone, tra cui 11 milioni di bambine e bambini, abbiano bisogno di assistenza umanitaria».
Contemporaneamente Bin Salman è alla ricerca della soluzione che gli permetta di superare il gelo con Israele e in tal senso l'Arabia Saudita è determinata a garantire un patto militare che imponga agli Stati Uniti di difendere il regno in cambio dell'apertura di legami con Israele ma non sosterrà un accordo se Israele non offrirà importanti concessioni ai palestinesi nel loro tentativo. Un patto che secondo le Reuters potrebbe non essere all’altezza delle ferree garanzie di difesa in stile NATO che il regno aveva inizialmente cercato quando la questione fu discussa per la prima volta tra MbS e Biden durante la visita del presidente degli Stati Uniti in Arabia Saudita nel luglio 2022. MbS ha affermato che il suo paese si sta avvicinando sempre di più alla normalizzazione delle relazioni con Israele, seguendo mosse simili da parte di altri paesi del Golfo e nel contesto di una grande pressione da parte degli Stati Uniti per un accordo israelo-saudita. «Ogni giorno ci avviciniamo», ha detto MbS all'emittente statunitense Fox News, tuttavia, ha aggiunto che la questione palestinese resta centrale per il regno: «Dobbiamo risolvere questa parte, dobbiamo vedere dove andiamo. Ci auguriamo che ciò raggiunga un risultato, che possa facilitare la vita dei palestinesi e far sì che Israele diventi un attore in Medio Oriente», ha detto, parlando in inglese.
La Casa Bianca ha annunciato che Israele e l’Arabia Saudita stanno procedendo verso un accordo storico di normalizzazione delle relazioni, con la mediazione degli Stati Uniti. Biden spera di trasformare il Medio Oriente e ottenere una vittoria diplomatica in un anno elettorale cruciale. Biden cerca il riconoscimento dello Stato ebraico da parte dell’Arabia Saudita, custode dei due luoghi più sacri dell’Islam. John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, ha dichiarato che tutte le parti hanno elaborato un quadro di base per ciò che potrebbero raggiungere, ma sottolinea « che saranno necessarie concessioni da tutte le parti coinvolte».
Come scrive Agenzia Nova gli Stati Uniti hanno incoraggiato Israele e l’Arabia Saudita a normalizzare le relazioni diplomatiche, seguendo i legami normali stabiliti da Israele con gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain e il Marocco nel 2020. In precedenza, Israele aveva siglato accordi diplomatici con Egitto e Giordania. Durante il suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 22 settembre, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele è prossimo a stringere un accordo di pace rivoluzionario con l’Arabia Saudita. Questa pace potrebbe forgiare un «Nuovo Medio Oriente», risolvere il conflitto arabo-israeliano e incoraggiare altri stati arabi a normalizzare i loro rapporti con Israele.
Per tornare alla delicatissima visita in Qatar secondo quanto riferito dai media locali la visita si è concentrata su una vasta gamma di questioni, comprese «le relazioni fraterne profondamente care tra Qatar e Arabia Saudita». Si è parlato di questioni regionali e internazionali di reciproco interesse, come evidenziato in un comunicato stampa rilasciato dall’ Amiri Diwan (organo sovrano e l'ufficio amministrativo del Qatar), dopo la visita. Non c’è dubbio che la recente visita sia un ulteriore passo in avanti nei rapporti tra Qatar e Arabia Saudita dopo che nel 2017 Arabia Saudita, Bahrein, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Yemen ruppero rotto ogni legame con il Qatar. La crisi avvenne perché secondo i Paesi del Golfo il Qatar stava stringendo stretti legami con l’Iran e sostenendo gruppi terroristici, accuse che Doha ha negato con veemenza tuttavia, Doha sostiene ancora oggi Hamas e la Jihad Islamica nella Striscia di Gaza e altri gruppi terroristici senza dimenticare che l’Emirato del gas è il protettore della Fratellanza musulmana che i sauditi (e non solo), considerano essere un gruppo terroristico.
All’epoca vennero interrotti tutti i collegamenti aerei, marittimi e nel caso dei sauditi anche quelli terrestri. Poi dopo la revoca dell’embargo nel 2021 Arabia Saudita e Qatar hanno iniziato a riavvicinarsi tanto che MbS ha effettuato una visita storica a Doha nel dicembre 2021, segnando la sua prima visita in Qatar dall’inizio del blocco. Successivamente l'emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, ha visitato l'Arabia Saudita nel novembre 2022. Da allora, diversi diplomatici e ministri sauditi hanno ricambiato con visite ufficiali in Qatar, mostrando una determinazione condivisa a promuovere nuove relazioni amichevoli. Così come con Israele e con l’Iran anche la distensione tra Qatar e Arabia Saudita rischia di essere solo di facciata visto che Doha -come Teheran- continua a proteggere e a finanziare gruppi terroristici che minacciano la stabilità del regno dell’Arabia Saudita e non solo. Aldilà delle buone intenzioni, delle visite e dei sorrisi prima o poi questo tema tornerà ad avvelenare i rapporti tra i paesi del Golfo a meno che il Qatar e l’Iran decidano di voltare pagina. Ipotesi alla quale oggi è difficile credere.