Economia
September 20 2018
Nonostante i membri della maggioranza, e in particolare i rappresentati del M5S, si ostinino a chiamarla pace fiscale, il provvedimento che il governo si appresta a varare in tema di pagamenti arretrati con il fisco, ai più sembra nient’altro che un condono, bello e buono.
Le parole più chiare in questo senso sono state pronunciate qualche giorno fa da un’economista quale Carlo Cottarelli il quale ha affermato: “Per tutte le definizioni internazionali, quando lo Stato cancella qualcosa che il contribuente deve è un condono”.
L’ex commissario per la spending review ha poi aggiunto e precisato: "Nella sostanza in tutte le legislazioni del mondo c'è la possibilità per il fisco di condonare a livello individuale delle somme che sono dovute, ma se vengono fatti provvedimenti che riguardano tutti quello si chiama condono".
E cerchiamo allora di capire un po’ meglio cosa ha in mente il governo in tema di sanatoria fiscale, fermo restando che siamo ancora nell’alveo delle ipotesi, visto che per conoscere i dettagli bisognerà molto probabilmente attendere un decreto ad hoc che sarà inserito nella manovra per il 2019.
Il provvedimento a cui starebbe pensando il governo è stato così anticipato da Massimo Bitonci, sottosegretario all'Economia. In un’intervista a Repubblica ha spiegato: “Quello che proponiamo non è un condono e nemmeno una semplice rottamazione. Vogliamo reintrodurre il concordato fiscale, a regime, permanente, come c'è in molti Paesi: chi è in difficoltà va all'Agenzia delle entrate e lì gli uffici avranno la potestà giuridica di verificare, rateizzare e ridurre l'importo".
Una linea questa mantenuta anche dal vicepremier Luigi Di Maio che ci ha tenuto a precisare: “Il M5s non è disponibile a votare alcun condono". E ha poi aggiunto: “Stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio”.
Affermazioni che a molti sono sembrate giochi di parole, per coprire una realtà molto semplice: saremmo di fronte a un nuovo, ennesimo, classico, condono fiscale. E per capirlo basta dare un’occhiata alle anticipazioni di quelle che dovrebbero essere le misure contenuto nel decreto su questa presunta “pace fiscale”.
Innanzitutto, è stato lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria a spiegare in audizione in Parlamento che la nuova sanatoria potrebbe portare al recupero di circa 50 miliardi di euro, su un contenzioso complessivo che ormai viene stimato in 1.000 miliardi di euro.
Secondo le indiscrezioni circolate finora, potrebbero avere la possibilità di sanare la propria posizione con il fisco tutti i cittadini privati e le imprese con debiti fino a 100mila euro. Gli arretrati in questione possono riguardare cartelle esattoriali, multe, sanzioni, accertamenti fiscali in corso e liti fiscali con ricorsi fino in Cassazione.
Tra le tante cose ancora poco chiare, c’è l’atteggiamento che sarà tenuto con chi ha potuto usufruire già della precedente rottamazione delle cartelle. Di sicuro le due strade non saranno in alternativa, secondo quanto dichiarato qualche tempo fa ancora una volta dal sottosegretario Bitonci.
Non è stato però ancora stabilito se chi ha già ottenuto la rottamazione non potrà richiedere una nuova “revisione al ribasso” della propria posizione debitoria, o se non potranno farlo solo quelli che nel frattempo non sono risultati in regola con i pagamenti concordati proprio grazie alla rottamazione.
Insomma, i dubbi sulle misure da adottare sembrano ancora molti, di chiaro invece c’è una cosa: la definizione di “pace fiscale” nasconde in effetti l’ennesimo condono.