Pacific Rim, i robot mastodontici di Guillermo del Toro: 5 cose da sapere

Era da cinque anni che non vedevamo Guillermo del Toro alla regia ma solo in veste di produttore (Non avere paura del buio, Le 5 leggende, La madre). In questa assenza l'autore di Hellboy e Il labirinto del fauno si è arenato in progetti mastodontici, poi abbandonati o fuggitigli di mano. A lui era stata affidata la trasposizione di Lo Hobbit, ma poi il cineasta messicano si è tirato indietro per i continui ritardi all'avvio delle riprese. Anche l'adattamento de Le montagne della follia di Howard Phillips Lovecraft è stato un lavoro a lungo cullato, poi annullato perché troppo costoso. 

Ma ora torna del Toro torna e lo fa con un rientro in scena spettacolare e imponente. Ecco Pacific Rim, oltre due ore di battaglie pazzesche, di mostri imprevedibili contro robot giganteschi, di spettacolo visivo puro. Dall'11 luglio nelle sale.

Ecco 5 cose da sapere

1) Tra Godzilla e Transformers, ecco il blockbuster dell'estate

Pacific Rim è intrattenimento puro, film da pop corn e svago, lasciandosi completamente coinvolgere da scontri fragorosi e titanici, sotto una cascata di pioggia e acqua marina. In un futuro non troppo lontano, con gli Stati Uniti ancora governati da Obama, degli incredibili mostri hanno attaccato la Terra. Ma non provengono dallo spazio come capita in ogni invasione aliena, emergono dalle viscere della Terra. Nel fondo degli abissi oceanici hanno aperto una breccia e da lì fuoriescono, con flusso sempre più ravvicinato, creature spaventosamente grandi, che raggiungono 75 metri d'altezza, simili a dei grossi rettili, ognuna diversa dall'altra, ognuna con forza e furia distruttive differenti. Si chiamano Kaiju, come i mostri del cinema giapponese. Negli anni, per contrastare questa minaccia letale, le varie nazioni hanno unito le forze e creato il Programma Jaeger (dal tedesco: cacciatore): per combattere i mostri hanno creato degli altri mostri, dei robot guerrieri alti come un palazzo di venticinque piani. Guidarli comporta così tanta energia fisica e mentale che sono necessari due piloti, uno alla guida dell'emisfero destro, uno alla guida di quello sinistro. I due piloti devono avere tanta fiducia e affinità reciproca, visto che le loro menti sono collegate da un ponte neuronale: uno entra nel cervello dell'altro e viceversa, tra ricordi, pensieri e paure. Benvenuti nel Drift.
Anche se ormai c'è poco di nuovo nel panorama dei mostri e dei robot, ed è inevitabile ripensare a film predecessori come Godzilla Transformers, o anche ai dinosauri di Jurassick Park o all'armatura di Iron Man, Guillermo del Toro crea un universo molto personale. Chi si entusiasma più forte è il fracasso e più pesante è il metallo dei robot, si sentirà in un parco dei divertimenti. Lo spettatore che invece trova tutta la magia del cinema nella "semplice" idea geniale non coadiuvata da parate di effetti speciali, se ancora non l'ha fatto è meglio piuttosto che vada a vedere To be or not to be di Lubitsch, classe 1942, film immortale. 

2) Impressionante l'amore di del Toro per i dettagli

In tutto Pacific Rim è evidente l'amore di Guillermo del Toro per i monster movies, per anime mecha e cinema giapponesi, per i dettagli. Impressionante è lo spettacolo visivo regalato, che trasuda arte e devozione. Anche se i giganteschi Kaiju come i Jaeger sono un tripudio di computer graphica, realizzata dalla Industrial Light & Magic (da Guerre stellari a oggi vincitrice di 15 premi Oscar per gli effetti speciali), il realismo è sempre stupefacente, sia nei loro corpo a corpo negli oceani sia nelle battaglie sulle strade di Hong Kong. Dei robot sentiamo ogni rumore metallico ed è perfetta la sincronia di movimento con i piloti che all'interno della loro testa lottano dentro tute speciali. 

3) Nessun attore star: le vere star sono i mostri

Il cast non vanta Brad Pitt o Robert Downey Jr. di turno. In questa guerra contro l'Apocalisse sono stati ingaggiati attori rispettabili ma dai nomi non altisonanti. Stacker Pentecost, risoluto comandante del reggimento a difesa del Pan Pacific e quindi capo della Resistenza Jaeger, è interpretato da Idris Elba. Raleigh Becket, l'eroe un po' ribelle e belloccio, pilota dello Jaeger americano Gipsy Danger, ha il corpo modellato di Charlie Hunnan, avvenente attore britannico della serie tv Sons of Anarchy che per la prima volta ha accettato la parte senza neanche aver letto la sceneggiatura: bastava Guillermo del Toro come garanzia. Nei panni di Mako, l'eroina che cerca di combattere i demoni del passato e trasformare la sua voglia di vendetta in forza e controllo, troviamo la giapponese Rinko Kikuchi, già vista in Babel
La sensazione è che del Toro abbia voluto spendere gran parte del suo budget di oltre 150 milioni di dollari più che nei cachet degli interpreti nel definire perfettamente i suoi robot e rettili gulliveriani. Del resto i 131 minuti di film - il primo che del Toro realizza in digitale - sono più che altro un susseguirsi di azioni maestose. Le vere star sono i quattro Jaeger della Resistenza: l'obsoleto ma affidabile Gipsy Danger, il cinese dalle tre braccia e dai tre fratelli piloti Crimson Typhoon, il russo Cherno Alpha dotato di un enorme reattore nucleare, l'australiano di ultimo modello Striker Eureka.

4) Personaggi e dialoghi scialbi

Pacific Rim però non è scevro di difetti, altrimenti che blockbuster estivo sarebbe? Ed è proprio la parte umana, tra mostri e macchine esplosivi, quella più debole. I protagonisti non scaldano il cuore, sono abbastanza fiacchi e poco interessanti. L'unico momento avvincente, quando si parla di umani, è il ricordo di Mako bambina (interpretata dalla baby star giapponese Mana Ashida), terrorizzata con la sua scarpetta rossa in mano. La parte più ironica del film viene affidata all'improbabile duo di scienziati Geizler (Charlie Day) e Gottlieb (Burn Gorman). Il personaggio più rock di tutti è invece senz'altro Hannibal Chau (Ron Perlman), uno spregiudicato edonista che dalle carcasse dei Kaijiu ha ricavato un fiorente mercato nero.
È debole e abbastanza banale anche la sceneggiatura, che del Toro ha scritto insieme a Travis Beacham, l'autore del soggetto e già sceneggiatore di Scontro tra titani. "Mio padre mi ha sempre detto: 'se vedi il bersaglio premi il grilletto'", è la frase messa in bocca al pilota smargiasso australiano Chuck Hansen (Robert Kazinsky) in uno dei momenti topici del conflitto finale: la scrittura epica ha visto giorni migliori.

5) IMAX, 3D, teatri di posa invasi

Il 3D è stato riconvertito, ma nonostante ciò non disturba e a tratti può essere un valore aggiunto. Ho visto Pacific Rim su uno schermo IMAX e, per quanto non sia per nulla amante di suoni e nitidezza amplificati e non sogni di "fare parte di un film" ma solo di guardarlo, devo ammettere che spesso sembrava di trovarsi sulla spalla di uno Jaeger o nel Conn-pod, la cabina di comando dei piloti. Che poi non ne sentissi il bisogno, questa è un'altra cosa.
E ora alcuni dettagli tecnici. Per la realizzazione di questo colossal fantascientifico la produzione ha interamente occupato ogni teatro di posa della Pinewood Studios di Toronto, dovendo  ricavare due set anche nel teatro 8. Sono stati costruiti la Shatterdome, la fortezza della Resistenza che sorge sull'acqua; Leccent, il centro di comando nel quale Pentecost assiste alle battaglie tra Jaeger e Kaiju su dei monitor a schermo olografico; il covo di Hannibal Chau a Hong Kong, il set più colorito; le vie di Hong Kong nella versione prima dell'attacco dei Kaiju e in quella all'indomani dell'attacco (con tanto di strade realizzate in cemento, poi divelte da una scavatrice); il vicolo con la piccola Mako... 
Pochissime le location esterne: una strada di Toronto è stata modificata con insegne e cartelli in giapponese per la stessa scena del flaskback, il lago Ontario è diventato la spiaggia dell'Alaska dove Raleigh approda con il malconcio Gipsy Danger a inzio film, una parte della storica centrale elettrica Hearn Power Plant di Toronto è stata trasformata nel cantiere del muro di difesa anti Kaiju in cui lavora Raleigh...
Nell'immaginare la struttura dei Kaiju del Toro ha imposto ai suoi designer creativi che nel trarre ispirazione dal mondo animale si limitassero esclusivamente alle lucertole, ai crostacei e agli insetti.
Del Toro inoltre ha voluto che fossero ridotte le fonti di luce diretta sugli Jaeger e che venisse aumentata la luminosità degli sfondi, spiegando che "troppa luce li avrebbe fatti sembrare molto più piccoli", ottenendo così sagome ancora più imponenti.

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