Economia
February 21 2014
Professore di economia alla Sapienza di Roma, ex-consulente della presidenza del consiglio tra 1998 e il 2001, vice segretario generale e capo economista dell'Ocse, oltre che attuale presidente dell'Istat in pectore, dopo una sofferta nomina che, tuttavia, non è ancora diventata effettiva (e non lo sarà mai). Nel cursus honorum di Pier Carlo Padoan, l'uomo che il premier Matteo Renzi ha scelto per guidare il ministero-chiave dell'Economia,ci sono molte cariche che hanno giocato un ruolo determinante nell'aprirgli le porte del governo. Per la guida di un ministero così delicato come quello di via XX settembre, infatti, ci voleva un figura con tre caratteristiche: competenza in materia economica e sul bilancio dello stato, ottime relazioni nella comunità internazionale per dare garanzie all'Europa e, non da ultima, anche una certa conoscenza dei meccanismi di funzionamento della macchina pubblica e della politica, dove spesso è difficile tradurre in azioni concrete le proposte elaborate dai tecnici o la volontà riformatrice di qualche leader.
CRONACA DELLA CRISI DI GOVERNO
Queste caratteristiche, infatti, Padoan sembra averle tutte. Nell'ultima fase dello scorso decennio, l'attuale ministro dell'Economia collaborò come tecnico e consulente con due premier (e pezzi da novanta) dello schieramento di centrosinistra: Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Con D'Alema, Padoan ha mantenuto un rapporto fino ai giorni nostri, essendo membro dell'advisory board di Italianieuropei, la fondazione di cultura politica promossa e presieduta da più di 16 anni proprio dall'ex-segretario dei Ds, di recente “rottamato” da Renzi. A questi legami con l'establishment italiano, nel curriculum vitae di Padoan si aggiungono diversi titoli accademici e molti incarichi di prestigio a livello internazionale. Oltre ad avere una cattedra alla Sapienza, per esempio, il neo-ministro è stato docente al College of Europe di Bruges e visiting professor in diversi atenei in Argentina, Giappone e Polonia.
Sono gli incarichi negli organismi internazionali, però, quelli che senza dubbio brillano di più nel curriculum di Padoan. Dopo essere stato direttore generale per l'Italia del Fondo Monetario Internazionale, consulente della Banca Mondiale, della Commissione Europea e della Bce, il successore di Saccomanni ha assunto nel 2007 la carica di vice-segratario dell'Ocse e, dal 2009 in poi, anche quella di capo-economista della stessa organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. E' proprio ricoprendo quest'ultimo ruolo, che Padoan ha manifestato più volte il proprio pensiero sulle ricette economiche necessarie a far ripartire l'Italia (esposte pure in diversi editoriali scritti per Panorama). In materia di tasse, per esempio, il neo-ministro considera prioritaria (come ormai quasi tutti) la riduzione delle cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro lordo e le retribuzioni nette percepite dai lavoratori, che oggi sono divorate da una montagna di tasse e di contributi. Ben diverso è invece il suo giudizio riguardo alle tasse sul patrimonio, comprese quelle sugli immobili come l'Imu, che per Padoan non penalizzano troppo la produttività del paese e hanno effetti più limitati sulla crescita economica.
LAVORO: LA RIFORMA CHE PIACE A RENZI
Riguardo ai temi del lavoro, invece, molti elementi del Padoan-pensiero emergono dall'ultimo rapporto dell'Ocse (Going for Growth) pubblicato nei giorni scorsi, dove viene auspicata in Italia l'estensione dei sussidi alla disoccupazione a chi non li ha, oltre a una maggiore flessibilità dei contratti di assunzione e degli accordi collettivi nazionali di lavoro, per adattarli più velocemente alla congiuntura economica. C'è poi l'argomento dei rapporti con l'Europa, per i quali Padoan appare come un uomo di garanzia, cioè come ministro che, pur volendo un po' meno di austerity da parte di Bruxelles, tiene a sottolineare la necessità di un continuo dialogo con le autorità comunitarie, senza fare promesse di grandi tagli alle tasse che provochino sforamenti inattesi del deficit. Sulla spesa pubblica, invece Padoan ha sottolineato in diverse occasioni la necessità di aggredirla , per tagliare poi le tasse o destinare nuove risorse agli investimenti. Infine, negli auspici del nuovo ministro non potevano mancare le riforme strutturali che l'Italia attende da anni, come quella della pubblica amministrazione, allo scopo di renderla più snella ed efficiente, combattendo anche i fenomeni di corruzione. Tutti buoni propositi condivisi anche da Renzi ma che, anche per questo governo come per i precedenti, non saranno certo facili da attuare.