Economia
February 02 2018
Mango, avocado, robot aspirapolveri, lavasciuga e vini liquorosi. Sono beni che entrano sempre più spesso nel carrello della spesa o tra gli acquisti online degli italiani e che da quest’anno, per decisione dell’Istat, influiranno sull’andamento dell’inflazione.
L’istituto nazionale di statistica ha infatti aggiornato il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo che include ben 1.506 prodotti, che spaziano dal settore alimentare fino agli oggetti per la casa e la cura della persona.
Poiché le abitudini di acquisto delle famiglie non restano immutate nel tempo, periodicamente l’Istat fa qualche piccola modifica al paniere inserendo nuove voci e togliendo le merci e i servizi che sono caduti un po’ nel dimenticatoio. Tra le novità di quest’anno, per esempio, c’è l’uscita dal paniere del Canone Rai, ormai incluso nelle bollette. Escono anche i lettori mp4 per ascoltare la musica e le telefonate nelle cabine pubbliche, ormai diventate quasi una rarità in gran parte dei centri urbani di tutta la Penisola.
Le new entry del paniere come il mango e l’avocado, a ben guardare, non influiranno in maniera consistente sulle rilevazioni dei prezzi al consumo, poiché fanno parte di un aggregato molto più vasto, quello della frutta esotica, che piace sempre più agli italiani ma ha ancora un peso relativamente modesto nella loro dieta.
Va ricordato infatti che il paniere dell’Istat, con le sue centinaia di voci, viene costruito in maniera ponderata, cioè assegnando un peso a ciascuna categoria di beni, a seconda dell’incidenza che hanno nel carrello della spesa.
Ai prodotti alimentari e alle bevande analcoliche, per esempio, è stato assegnato un peso del 16,5% e ai trasporti del 14,7%. I servizi ricettivi di hotel e ristoranti incidono per l’11,7%, seguiti a ruota dai costi per l’abitazione come le bollette dell’acqua e della luce.
Seguono poi le spese sanitarie (8,5%), gli spettacoli e i servizi ricreativi (7,7%), l’abbigliamento e le calzature (7,2%), i mobili e gli oggetti per la casa (7,1%), l’alcool e i tabacchi (3,1%), le comunicazioni (2,5%) e l’istruzione. Il carrello della spesa degli italiani, insomma, si compone di centinaia di voci che richiedono ogni mese un lavoro mastodontico: 461mila rilevazioni vengono effettuate infatti dagli uffici comunali di statistica, altre 153mila centralmente dall’Istat e 63.700 attraverso i dati inviati dal Ministero dello Sviluppo Economico sull’energia e i carburanti.