​Un treno Frecciarossa
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Economia

Gruppo FS: con il Ministero della Giustizia per inserire detenuti al lavoro

Detenuti in un processo di recupero grazie al progetto sulla sostenibilità sociale del Gruppo FS, premiato con il prestigioso Robert F. Kennedy Human Rights Italia.

Cominciamo dai riconoscimenti più recenti, destinati a entrare nell’albo d’oro del Gruppo FS perché significativi di un lavoro sulla sostenibilità sociale svolto con passione e risultati concreti. A Milano, nei giorni scorsi, il Gruppo guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris con oltre 86 mila dipendenti (una delle realtà industriali e di trasporto più importanti del Paese), che gestisce 10 mila treni al giorno su 17 mila km di linee ferroviarie, e aspira a trainare la ripresa del sistema Italia, ha ricevuto il prestigioso Premio Robert F. Kennedy Human Rights Italia 2023. È stato assegnato per il progetto “Mi riscatto per il futuro”, di cui tra qualche riga scopriremo i contenuti.

La cerimonia è avvenuta nel corso del Be the Hope, gala annuale dell’organizzazione no profit RFK Human Rights Italia, che ogni anno premia persone, istituzioni e organizzazioni distintesi per la difesa dei diritti umani, portando avanti l’eredità morale del senatore Robert “Bob” F. Kennedy, fratello del presidente americano John, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Anche Bob Kennedy, in prima linea per i diritti umani e la democrazia, venne assassinato, nella notte tra il 5 e 6 giugno 1968 a Los Angeles, durante un appuntamento elettorale. Con un videomessaggio proiettato nel corso della serata milanese - cui ha preso parte anche la figlia del senatore, Kerry Kennedy, presidentessa onoraria di RFK Italia - Luigi Ferraris, amministratore delegato del Gruppo FS, ha dichiarato: «Siamo profondamente orgogliosi per questo riconoscimento, che premia un progetto nato dalla collaborazione con il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per ribadire l’importanza di una pena riabilitativa e rieducativa, in una prospettiva di reinserimento sociale. I primi cinque detenuti della Casa di Reclusione di Milano Opera lavorano all’interno dei nostri uffici e delle nostre stazioni: l’obiettivo è coinvolgere un numero sempre maggiore di penitenziari». A ritirare il premio c’era Adriano Mureddu, Chief Human Resources Officer del Gruppo.

Luigi Ferraris, amministratore delegato del Gruppo FS

Ottima cosa che il premio sia stato consegnato nella città di Cesare Beccaria, giurista e filosofo che a fine Settecento ragionava acutamente, e in anticipo sui tempi, intorno ai delitti e alle pene. I detenuti sono stati assunti, con contratti a tempo determinato della durata di sei mesi, da Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia, rispettivamente capofila dei Poli Infrastrutture e Passeggeri del Gruppo FS Italiane. Hanno prima completato un percorso di formazione a loro dedicato e ora lavorano nelle stazioni e negli uffici ferroviari.

Inserimento ben accolto dal Ministero della Giustizia. Andrea Ostellari, sottosegretario del Ministero, ha infatti dichiarato: “Le nostre carceri custodiscono donne e uomini privati della libertà, ma non della loro dignità. Il compito principale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è collaborare al loro pieno recupero e al successivo reinserimento. La bella notizia è che questo compito si può svolgere insieme con altri: imprese e aziende italiane che scelgano di formare e avviare al lavoro detenuti e persone sottoposte a misure restrittive. Ferrovie dello Stato è una di queste e merita la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento. Grazie all’accordo sottoscritto con il Ministero, cinque detenuti, formati e abili, hanno iniziato un percorso lavorativo. L’auspicio è che domani possano essere sempre di più. I dati parlano chiaro: il lavoro non è un premio, ma lo strumento più utile per abbattere la recidiva e recuperare i condannati. Promuoverlo significa investire nella sicurezza delle nostre comunità”.

Soddisfazione è stata espressa dal capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo. Con queste parole: “Abbiamo avviato una importantissima sinergia con uno dei più importanti gruppi industriali del Paese che, come la nostra Amministrazione, raggiunge tutto il territorio nazionale. Per questo è potenzialmente in grado di interessare e coinvolgere tutti i 190 istituti penitenziari della Penisola in opportunità di rieducazione e reinserimento della popolazione detenuta. La nostra Amministrazione guarda al futuro con occhi nuovi e propositivi e io ringrazio il Gruppo Ferrovie dello Stato per aver deciso di affiancarci in questo impegno per la realizzazione di politiche di sviluppo inclusivo che possono dimostrarsi un grande investimento in campo sociale”. In perfetta sintonia l’opinione dell’amministratore delegato del Gruppo FS, Ferraris, il quale ha detto: “Con il progetto diamo concreta attuazione a un impegno, che è anzitutto sociale, siglato lo scorso anno con l’auspicio di estendere tale iniziativa a un numero sempre maggiore di penitenziari. Ringraziamo il Ministero della Giustizia e il Dap per la collaborazione e per aver contribuito alla diffusione di una cultura della responsabilità, presupposto fondamentale per sostenere quei cambiamenti necessari allo sviluppo del sistema Paese e di cui il Gruppo FS si rende portatore”.

Tutte parole non di circostanza, ma da meditare attentamente. Sappiamo quanto sia ancora presente, nella nostra società, l’aspetto vendicativo, sintetizzato con l’espressione “buttare via la chiave”, ogni volta che qualcuno finisce in carcere, e non importa se il reato sia più o meno grave. Non sono le istituzioni, tantomeno il Ministero della Giustizia o chi gestisce gli istituti penitenziari, a pensarla così, ma uno strato di cittadini meno avvertiti, i quali invece scopriranno, anche grazie al progetto realizzato dal Gruppo FS, che il recupero sociale non solo è auspicabile, ma possibile.

Ma chi ha deciso di puntare su questi cinque detenuti? Cinque persone che hanno sbagliato, con una dignità da salvaguardare, ora nel processo avviato di reinserimento sociale? Perché loro e non altri cinque? La ruota della fortuna? Il caso? No. I detenuti che sono diventati apripista del progetto sono stati selezionati con la supervisione della magistratura di sorveglianza e sono stati individuati insieme a rappresentanti delle Risorse Umane delle società del Gruppo FS. Tre di loro sono stati assegnati al servizio con Rete Ferroviaria Italiana, rispettivamente nei ruoli di addetto alla Sala Blu per i servizi di assistenza ai viaggiatori con ridotta mobilità, addetto a supporto del referente di stazione e addetto a supporto dello staff di formazione della scuola professionale. Gli altri due operano in Trenitalia, in qualità di addetti alla segreteria tecnica di impianto.

Ricordiamo che il Protocollo d’intesa “Mi riscatto per il futuro” è stato sottoscritto nel luglio 2022 tra Ministero della Giustizia e Gruppo FS Italiane ed è nato proprio con l’obiettivo di favorire l’istruzione, l’orientamento e la formazione professionale dei detenuti sostenendo il loro coinvolgimento in programmi di pubblica utilità. Con un obiettivo finale realistico, pur se ambizioso: ovvero arrivare a un loro reinserimento nel tessuto civile e sociale delle comunità. Nel luglio 2023 la firma del primo accordo attuativo ha concretizzato i principi ispiratori del Protocollo, dando il via al primo progetto pilota. E a novembre ecco la soddisfazione del Premio Robert F. Kennedy, che certifica la bontà della strada intrapresa e incoraggia il Gruppo FS a proseguire. Il treno del reinserimento sociale, si potrebbe dire con facile metafora, non solo è partito senza ritardi e sta correndo spedito, ma arriverà in orario e in tante stazioni. Ci sono altri detenuti con le carte in regola per ritrovare la dignità attraverso il lavoro e la fiducia che una grande azienda ha deciso di accordar loro. “Mi riscatto per il futuro” non è uno slogan pubblicitario, ma un programma pieno di contenuti.

Perché l'abbiamo scelta - Il giudizio di Impact Sgr sul gruppo

Le reti ferroviarie trasportano l’8% del traffico passeggeri mondiale e il 7% del trasporto merci, ma rappresentano solo il 2% del consumo energetico del settore dei trasporti. In base alle tendenze attuali, l’attività di trasporto passeggeri e merci raddoppierà entro il 2050. Questa crescita genererà crescita economica, ma comporterà inevitabilmente anche maggiore domanda di energia. Le ferrovie hanno il potenziale di contribuire alla crescita economica riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale, soprattutto climatico, della mobilità, grazie alla forte dipendenza del sistema ferroviario dall’elettricità. Nel contesto della transizione energetica, in cui l’elettricità sarà prodotta sempre più da fonti pulite, un ruolo crescente delle ferrovie nei sistemi di trasporto passeggeri e merci sarà imprescindibile a livello globale per ridurre la dipendenza da combustibili fossili dei trasporti e raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050.


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