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Un bikini inutile

Le definizioni si sprecano. Osannata paladina dell’autoironia o demonizzata. Simpatizzanti solidali, più o meno denudati con tanto di selfie a dimostrarlo, o moralisti bacchettoni a detta altrui perché dissenzienti, nel polverone suscitato dalla foto in bikini della portavoce della Lista Tsipras per l’Europa, postata da lei stessa sulla sua pagina Facebook con le parole “È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo”, c’è dentro di tutto.

A distanza di qualche giorno, vale forse la pena chiedersi se abbiamo proprio bisogno di questo ennesimo polverone, che altro non è se non un chiacchiericcio fitto fitto dove facilmente si perde di vista l’essenziale, se abbiamo bisogno di altre e ulteriori provocazioni, sia pure considerate autoironiche e postate come tali. Non è già lunga, lunghissima la fila? Sono decenni che, volenti o nolenti, assistiamo a provocazioni che da ogni punto cardinale si affacciano alle nostre giornate italiane, tanto che l’invito stesso a pazientare e ad avere fiducia è diventato tale.

Non è questione di ironia. Bastasse un bikini bianco e due parole allusive per diventare davvero ironici, forse non ci ritroveremmo al punto in cui siamo.

Paola sta bene in costume e quel mare è davvero splendido, ma che cosa c’entra con la politica quell’immagine privata, che cosa c’entra con il suo ruolo di responsabile della comunicazione quell’atto incontenibile di mostrarsi con parole ammiccanti? E ancora, guadagnare la scena portando l’attenzione su di sé, invece che su ciò che rappresenta, può alimentare un dibattito costruttivo ai fini della scelta europea?

Il risultato, se riusciamo a guardare oltre il polverone, l’abbiamo sotto gli occhi e altre parole non servono se non quelle per chiedere un po’ di sobrietà.

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