Musica
March 22 2014
La musica è come un viaggio verso un paese lontano e sconosciuto che ti sorprende attimo dopo attimo mentre ti mostra scorci mozzafiato e colori indescrivibili con semplici parole.
Paolo Fresu questo lo sa bene ed ogni volta riesce a dipingere con maestria nuovi panorami, nuove atmosfere, riuscendo ad inserire tutto, profumi, sapori e colori nelle melodie per svilupparle, come fossero foto, in quel magico e storico quintetto, nato nel 1984.
Così per festeggiare i 30 anni del Paolo Fresu Quintet, è uscito ¡30!, il nuovo progetto discografico che arriva a 6 anni dal precedente Kosmopolites e che darà anche il via ad un tour partito il 3 marzo da Bologna e che toccherà molte città italiane.
L’album, formato da 13 tracce si apre con Chiaro, uno splendido brano molto noir dove sax e tromba all’unisono disegnano il tema accompagnate da ritmiche delicate dove trova spazio anche un synth e un bel gioco di campionamenti nell’introduzione.
A seguire troviamo Till the End, uno dei pezzi più belli, in cui gli spazi armonici vengono dilatati ed annacquati come nuvole sparse in un cielo terso, dove anche il fiato degli ottoni risulta musica e insieme alla batteria e ai chiaroscuri del pianoforte ci porta lontano, in un’atmosfera senza tempo.
Perspective from the Train è una traccia dal vago sapore zawinuliano, dal ritmo serrato e avvolgente, arricchita da un rhodes delicato seguita da Trasparente, brano sofisticato e particolare con una ritmica quasi ossessiva che cresce verso la fine. A metà del viaggio arriva Giallefoglie – Ovvero dell’immaginazione, uno dei brani più belli e intensi del disco, una storia raccontata dai due fiati che si alternano e sembrano parlarsi e rispondersi, mentre alle loro spalle scorre lenta la notte che si porta via malinconia e ricordi.
Continuando, troviamo Scuro con il suo ritmo terzinato e dalle sonorità un po’ retrò seguita da Gufo, in cui controtempi ed effetti ci ricordano le sonorità free di Miles Davis, arricchita da un solo di rhodes molto bello che ci regala Roberto Cipielli. Verso la fine troviamo una particolarissima Go Go B. che sembra un r’n’r anni ‘60, in cui la tromba effettata si trasforma una chitarra elettrica. Il disco si chiude con una dolcissima ballad, Colibrì, una tenera ninna nanna che finisce lasciandoci ancora in volo, sospesi in aria a metà, come a permetterci di osservare il panorama dall’alto, ancora una volta.