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September 11 2017
Papa Francesco non si tira indietro sul tema dei migranti e di ritorno dal suo viaggio in Colombia, come di consueto, scambia sull'aereo due parole con i giornalisti. Ma questa volta entra nel vivo di un tema delicato per la società civile: la linea dei governo italiano sui migranti e la Libia. E Bergoglio spiazza tutti. La "benedice", sottolinea che è corretta e spiega: "Un governo deve gestire tale problema con la virtù propria del governante, la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare".
Ma non solo. Il Papa è intervenuto anche sulle condizioni dei migranti che restano in Libia, e ha detto: "ho l'impressione che il governo italiano stia facendo di tutto per risolvere anche problemi che non si puo' assumere". A chi chiedeva se avesse parlato di questi temi con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in un incontro dei primi di agosto, il Papa ha risposto: "l'incontro è stato personale e non su questo argomento".
"Io sento il dovere di gratitudine per l'Italia e la Grecia" ha spiegato Francesco. "Hanno aperto il cuore sui migranti. Ma non basta aprire il cuore. Bisogna mantenere un cuore aperto, sempre, anche per un comandamento di Dio "ricevere" perchè 'tu sei stato schiavo', migrante, in Egitto. Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Ho visto esempi qui in Italia di integrazione bellissima - ricorda Bergoglio -. Sono andato all'Università Roma Tre, mi hanno fatto domande quattro studenti. Una, era l'ultima, la guardavo: ma questa faccia la conosco. Era una che meno di un anno prima è venuta da Lesbo con me in aereo. Ha imparato la lingua, studiava biologia nella sua patria, ha fatto l'equiparazione e ora continua. Questo si chiama integrare".
Sulle condizioni disumane in cui permangono i migranti in Libia, tuttavia, il Papa riconosce che "c'è un problema umanitario. L'umanità prende coscienza di questi lager, delle condizioni in Libia, nel deserto" Il suo pensiero resta in Africa. "C'è nel nostro inconscio collettivo un motto, un principio: l'Africa va sfruttata. Dobbiamo capovolgere questo pensiero: l'Africa è amica e va aiutata a crescere".