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May 28 2024
D’accordo, l’espressione non è propriamente quella della benedizione pasquale. D’accordo, non si tratta di un termine da latinorum ecclesiastico, bensì, forse, più affine a un cinepanettone. Ed è forse per questo, peraltro, che la frase incriminata, pronunciata a porte chiuse il 20 maggio, è stata diffusa solo adesso.
Però, fatta salva l’inesperienza di un papa straniero su alcune declinazioni della lingua italiana (fa fatica Di Maio, figuriamoci lui), il punto è che l’uscita del pontefice sulla “troppa frociaggine” in seminario, non è una gaffe. Facciamocene una ragione. Il fatto che l’accesso al sacerdozio sia precluso agli omosessuali è un concetto che Francesco aveva già espresso più volte in atti ufficiali, convinto che alcune tendenze sessuali potessero ostacolare il corretto svolgimento delle funzioni religiose. E fu lo stesso Bergoglio, nel 2013, a puntare il dito contro la “lobby gay che esiste in Vaticano”.
Il guaio è che quando il Papa non si traveste da Che Guevara, ma si ispira semmai al suo predecessore Ratzinger, improvvisamente non piace più. Non è più di moda, non è più trendy nei salotti à la page, che vorrebbero iscrivere pure il vescovo di Roma tra i loro accoliti. Quanto ci piace strattonare i paramentidel pontefice a destra e a manca, affinché si iscriva a questo o quel partito politico: e quanto ci restiamo male quando la linea papale si discosta dalla nostra. Così, quando il Papa si mostra aperturista, chiedendosi “Chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?”, parte il coro di osanna per il capo della chiesa moderno e progressista (più maturo della destra politica “retrograda” e “oscurantista”); quando invece Papa Francesco, pur con termini coloriti, riafferma la dottrina tradizionale, i bergogliani dell’ultim’ora restano spiazzati. E dicono: come si permette il Papa di fare il Papa, senza inchinarsi al mondo che cambia, ai diritti civili, insomma al programma politico di Fratoianni? Come si permette di non farsi strumentalizzare politicamente, come accade ormai da diversi anni, neanche fosse un Soumahoro qualsiasi?
E infatti, più della “frociaggine” vaticana, fanno ridere i titoli scandalizzati di certi giornali, chedopo l’uscita fragorosa paragonano il Papa al generale Vannacci (La Stampa), che pretendono le scuse dal pontefice, che parlano di “omofobia” papale (La Repubblica), che storcono il naso “restando basiti dalla volgarità”. Il problema di certi osservatori è che vorrebbero fare il Papa al posto del titolare di cattedra. Ma grazie al cielo di Papa ce n’è uno soltanto.