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August 13 2018
“Dite no alla cultura della morte”. “I vostri desideri siano programmi del futuro”. “La vostra bussola sia sempre puntata verso Dio Padre che è sempre pronto ad aiutare con la sua misericordia infinita i suoi figli e non a indurli in tentazione come erroneamente è stato tradotta la preghiera che ci ha insegnato Gesù”. Ma, soprattutto, “una Chiesa che non è testimonianza è fumo”. Il Papa argentino, venuto dalla “fine del mondo”, parla così ai circa 100 mila giovani arrivati a Roma, nell'ultimo fine settimana, per il meeting preparatorio al Sinodo per i ragazzi e le ragazze che si terrà dal 3 al 18 ottobre prossimo.
E loro, i Francesco-boys del terzo millennio, lo ascoltano attentamente, gli pongono domande precise e spesso e volentieri “spinose”, ricevendo sempre risposte sincere e mirate. Come dire, dai “Papa Boys” di wojtyliana memoria nati sulla scia del Grande Giubileo del 2000 ai Francesco-boys di oggi, che per due giorni hanno fatto festa intorno a Jorge Mario Bergoglio, al Circo Massimo di Roma e in Piazza San Pietro in Vaticano.
Un evento organizzato dalle diocesi italiane sotto la regia della Cei (Conferenza episcopale italiana), offrendo a papa Francesco lo spunto per anticipare alcune tematiche che, probabilmente, saranno al centro della kermesse sinodale giovanile di ottobre. Due giorni di festa, musica (tra gli altri, si sono esibiti Alex Britti, noti rapper come Clementino e gruppi rock), dialoghi tra il pontefice e 100 mila ragazzi arrivati in gran parte da tutta Italia, ma con gruppi provenienti anche dai cinque continenti. A chiusura della due-giorni, all'Angelus il Papa ha conferito ai convenuti il mandato missionario e benedetto i doni che porteranno alla Gmg di Panama del prossimo gennaio: il Crocifisso di San Damiano e la Statua della Madonna di Loreto.
Soprattutto papa Francesco ha affidato loro sollecitazioni morali di forte significato esternate con parole semplici e fatte subito proprie dai 100 mila. "Rinunciare al male significa dire 'no' alle tentazioni, al peccato, a Satana. Più in concreto significa dire 'no' a una cultura della morte, che si manifesta nella fuga dal reale verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell'ingiustizia, nel disprezzo dell'altro. A tutto questo, 'no'!", ha detto Bergoglio, per cui "il cristiano non deve essere ipocrita, deve vivere in maniera coerente".
"Oggi vi esorto a essere protagonisti nel bene!", il richiamo di Bergoglio. "Non sentitevi a posto quando non fate il male; ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto". "Non basta non odiare, bisogna perdonare", ha aggiunto; "non basta non avere rancore, bisogna pregare per i nemici; non basta non essere causa di divisione, bisogna portare pace dove non c'è; non basta non parlare male degli altri, bisogna interrompere quando sentiamo parlar male di qualcuno".
"Se non ci opponiamo al male lo alimentiamo in modo tacito" ha detto. "È necessario intervenire dove il male si diffonde; perché il male si diffonde dove mancano cristiani audaci che si oppongono con il bene, 'camminando nella carità', secondo il monito di San Paolo". Esortando quindi i giovani a "camminare nella carità, camminare nell'amore", Francesco ha auspicato che "ciascuno di noi, ogni giorno, con i fatti, possa dire 'no' al male e 'sì' al bene".
Per Francesco, "non basta non fare il male per essere un buon cristiano; è necessario aderire al bene e fare il bene". "Tante volte capita di sentire alcuni che dicono: 'Io non faccio del male a nessuno', e si crede di essere un santo", ha osservato. "D'accordo, ma il bene lo fai? Quante persone non fanno male, ma nemmeno il bene, e la loro vita scorre nell'indifferenza, nell'apatia, nella tiepidezza". Quest'atteggiamento "è contrario al Vangelo, ed è contrario anche all'indole di voi giovani, che per natura siete dinamici, appassionati e coraggiosi". "Ricordate questo", ha poi aggiunto, invitando i giovani a ripetere con lui: "È buono non fare il male, ma è 'malo' (cattivo, ndr) non fare il bene. Questo lo diceva San Alberto Hurtado".
Prima dell'arrivo del Papa in piazza San Pietro, c'è stata la Messa concelebrata dal cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, con i 120 vescovi presenti. "Un vero lievito di speranza per la nostra Chiesa e per la nostra stessa società", ha definito Bassetti i tanti giovani partecipanti al pellegrinaggio, nonostante "la precarietà lavorativa" e le "tante emergenze che sta attraversando il nostro Paese".
Ricordando poi anche i "tanti giovani" che "devono rifugiarsi o migrare in altri Paesi a causa di guerre o dittature o carestie", il presidente dei vescovi non ha mancato di rammentare che "siamo sempre chiamati al dovere dell'accoglienza, in qualsiasi condizione ci troviamo".
Parole che poi papa Francesco ha efficacemente sintetizzato avvertendo che “se la Chiesa non si fa testimonianza vicino agli ultimi, ai poveri tra i più poveri, ai migranti e rifugiati che fuggono da guerre, sopraffazioni, carestie e sfruttamenti, è una Chiesa di solo fumo”. Parole profetiche che i 100 mila giovani hanno accolto con entusiasmo e condivisione, dando a Bergoglio appuntamento al Sinodo di ottobre.