Politica
April 15 2022
In Puglia, fortino di Emiliano e della “ditta” dalemiana, non ci si stupisce più di niente. Dopo l’ex parlamentare di Forza Italia Rocco Palese nominato assessore regionale alla salute da Michele Emiliano, ieri il capogruppo di Forza Italia nel consiglio regionale della Puglia è passato in maggioranza aderendo alla sua lista civica. Questo ha fatto uscire Lopalco, il professore virologo candidato alle regionali con Emiliano e poi nominato suo assessore alla Salute prima di Palese. Lopalco ha scritto una lettera accusando Emiliano di trasformismo e dicendo che lui, noto virologo, non può stare in un partito con chi diceva che Rubi era la nipote di Mubarak.
A quel punto è arrivata la risposta di Forza Italia:per sostituire il consigliere regionale passato con Emiliano, al suo posto ha nominato capogruppo Paride Mazzotta, uno dei broker pugliesi che, non si capisce ancora a che titolo, era a Bogotà per conto di D’Alema a vendere le armi di Leonardo e Fincantieri.
Paride Mazzotta in Colombia accompagnava suo padre Giancarlo, l’ex sindaco di Carmignano che gestiva la trattativa tra D’alema, i colombiani, i pugliesi, gli ex paramilitari, lo studio italoamericano, e le partecipate della difesa italiane.
E Mentre Giancarlo faceva il sindaco a Carmignano, il figlio Paride faceva il consigliere regionale, sempre in Forza Italia ma notoriamente lontano da Raffaele Fitto, unico vero nemico storico della “ditta” e dei dalemiani in Puglia (che sin dai tempi della missione Arcobaleno passano anche da parte della magistratura militante a sinistra).
Tra l’altro Paride, avvezzo a pubblicare sui social foto in viaggi all’estero con la sua fidanzata influenzer Paola Caruso (Bonas di Avanti un altro), ha messo persino su Instagram tra le sue storie proprie le foto della famosa riunione a Bogotà con i vertici delle partecipate e i colombiani, oltre che i selfie tutti insieme abbracciati dopo l’incontro.
Quindi sicuramente Paride, il nuovo capogruppo di Forza Italia in regione Puglia, era in Colombia per la vendita di armi di D’alema, anche se non è ancora chiaro come ci fosse arrivato.
Il sottosegretario alla difesa Mulè, peraltro di Forza Italia, ha detto che quando Mazzotta lo avvertì della trattativa, subito gli disse di interromperla e andare via. E invece Mazzotta continuò.
Venuta fuori la notizia, il sottosegretario è stato molto pesante nei confronti di Leonardo e Fincantieri, e di D’alema, chiedendo conto ai vertici dell’accaduto.
Durante la conferenza stampa organizzata ieri a Roma dal segretario di Forza Italia Antonio Tajani insieme a tutti gli esponenti pugliesi del partito e convocata proprio per annunciare il cambio di capogruppo in Puglia, abbiamo chiesto a Tajani come commentava la presenza del neocapogruppo a Bogotà per la vendita di armi con D’alema, che è stata molto criticata da vertici importanti di Forza Italia come Mulè e Gasparri.
Tajani ci ha fatto rispondere dal sottosegretario Paolo Sisto: “il nostro è un Paese straordinario in cui vige il principio per cui le notizie giornalistiche non fanno testo e non intaccano per fortuna la linearità comportamentale di chiunque. Noi non diamo credito alle notizie divulgate da chicchessia, siamo un partito di garantisti, dove il garantismo è semplicemente il rispetto del dettato costituzionale, questo a fronte dei processi figuriamoci a fronte delle mere notizie di stampa”.
Ma che Mazzotta fosse in Colombia e partecipasse a quella riunione non è un rumors di stampa, o una notizia non verificata: è proprio nelle foto fatte e pubblicate dallo stesso Mazzotta.
Ma Sisto insiste su questa linea: “Come siamo garantisti nei confronti degli altri lo siamo per gli appartenenti a Forza Italia, questa è una delle caratteristiche che fa la differenza rispetto agli altri, non abbiamo bisogno delle notizie abbiamo bisogno di informazioni molto più pregnanti. Il nostro capogruppo ha tutto il diritto di essere capogruppo. Capisco che i giornalisti fanno i giornalisti, ma i politici fanno i politici secondo i principi che il presidente Berlusconi ci ha insegnato”.
Ma noi non gli avevamo parlato di reato, o detto che non potesse fare il capogruppo, avevamo solo chiesto come commentavano questo incarico a fronte delle parole di vertici importanti di partito e istituzionali di Forza Italia come il sottosegretario Mulè e Maurizio Gasparri, i primi e forse gli unici a criticare il colombiagate di D’Alema e a chiedere l’audizione dei vertici di Leonardo e Fincantieri in Senato. A questo né Tajani, ne il sottosegretario Sisto, né Paride Mazzotta presente in conferenza stampa ci hanno risposto.
Eppure proprio ieri, nella giornata della promozione di Forza Italia a Mazzotta, in una intervista al Giornale un altro vertice del Partito, Maurizio Gasparri, diceva: “Si è avuta la certezza della capacità di D'Alema di insinuarsi nelle aziende pubbliche, forte della sua storia, del suo percorso, dei suoi rapporti di consuetudine che evidentemente aveva.Dalle audizioni è emerso che D'Alema, come altri, utilizza i ruoli che ha avuto per questa sua attività. Nulla di illegale. Si avvaleva però anche di personaggi inadeguati. E che ci sia stata una consuetudine di D'Alema con queste società è un dato di fatto”. Tra questi personaggi che non noi giornalisti ma Gasparri, che è un politico d Forza italia, definisce inadeguati, c’era appunto il loro capogruppo Mazzotta.
“Chiederò - prosegue Gasparri- che si prosegua con i lavori della commissione sentendo le autorità di governo, anche il ministro della Difesa, visto che il sottosegretario Giorgio Mulé che per primo aveva rilevato anomalie nelle procedure, e che ne aveva chiesto conto a Leonardo, non ha ancora ottenuto spiegazioni dall'azienda partecipata dallo Stato. E questo mi sembra molto grave».
Ecco, allora nella prossima audizione magari può sentire anche il capogruppo regionale Mazzotta. Per lo stesso spirito garantista che vale per gli avversari come per quelli del partito, come invocato dal sottosegretario Sisto.
Del resto se D’Alema non fa più politica, Mazzotta invece la fa, e la fa in Forza Italia.