vacanze Pasqua
(Getty Images)
Italia

Pasqua: in viaggio 14 milioni di italiani. La ripresa del turismo c’è, ma è lenta

Saranno le vacanze di Pasqua il banco di prova per valutare la ripresa del settore turistico in Italia. Facendo slalom tra le conseguenze della pandemia, i timori e le incertezza derivate dalla guerra in Ucraina la voglia degli italiani di andare in vacanza è più forte della paura.

Coldiretti, in occasione della Bit, la Borsa Internazionale del Turismo a Milano, ha divulgato i risultato di una recente indagine dalla quale è emerso che un italiano su quattro (il 23%) ha scelto di viaggiare per Pasqua. Troppo pochi, per qualcuno, di buon auspicio per la stagione estiva per altri.

A Pasqua si riprende a viaggiare

Basti pensare che contro i 21 milioni di italiani che, a Pasqua 2019, hanno lasciato la città quest’anno faranno lo stesso “solo” 14 milioni di persone che, comunque, rappresentano una buona percentuale rispetto allo zero del 2020 e del 2021. Secondo Federalberghi l’89,5% di loro resterà in Italia e uno su 3 sceglierà il mare per un giro d’affari da 7 miliardi di euro e una spesa media procapite di poco più di 500 euro

Il ponte di primavera, quindi, rappresenterà una boccata d’ossigeno per il turismo nostrano vista la voglia (o la necessità) degli italiani di rimanere nel Belpaese per queste vacanze.

A Pasqua i primi segni di ripresa

Secondo il Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca la tendenza pasquale “E’ segno che siamo nella direzione giusta per far ripartire un comparto che si conferma strategico per l’economia di tutto il Paese, creando un giro di affari di 7,06 miliardi di euro. Siamo consapevoli che non si possa cantare vittoria. Nel nostro settore siamo stati praticamente sotto le macerie a causa dei due anni di pandemia. Oggi, con il conflitto in corso tra Russia e Ucraina che affligge gli animi di tutti noi, è come se avessimo una nube all’orizzonte.”

Pasqua in vacanza, dagli agriturismi alle città d’arte

In forte crescita, in questo senso, il turismo rurale con boom di presenze presso le 25.000 strutture agrituristiche sul territorio nazionale. Molti sceglieranno la vacanza mordi e fuggi e passeranno fuori casa una o due notti massimo; altri addirittura trascorreranno solo in giorno di Pasqua e Pasquetta presso un agriturismo scegliendo persino il servizio take away per evitare quegli assembramenti che ancora fanno paura.

Oltre al turismo rurale in ripresa anche quello delle città d’arte favorito oltre che dal ritorno degli stranieri anche dall’amore degli italiani per cultura e arte. A Pasqua, infatti, il 28,7% degli italiani (dati Federalberghi) ha scelto di passare almeno una notte in una città d’arte. A guidare la classifica – come sempre – Venezia che traina in Veneto alla guida delle regioni che prevedono di avere una maggiore spesa turistica con oltre 5 miliardi di euro di incassi (+12,6% rispetto al 2021); seguono il Trentino Alto Adige con 3 miliardi e 570 milioni (+27,1%), l’Emilia Romagna con 3 miliardi (+9,1%), la Toscana con 2 miliardi 804 milioni (+7,9%).

Turismo, le prospettive per l’estate

Ancora alla Bit Federalberghi mostra numeri che fanno ben sperare per la stagione estiva. Secondo un’indagine di Demoskopika commissionata dalla Confederazione degli albergatori nei prossimi mesi il 51% degli italiani partirà in vacanza. Si tratta di circa 30 milioni di persone dei quali 9 milioni (nella fascia d’età 18-35) hanno già prenotato.

Vacanze made in Italy per il 9 su 10 del campione e nel 57% dei casi la vacanza sarà al mare. Si torna, poi, anche a viaggiare oltre confine con il 10% che sceglierà una vacanza all’estero del quale il 7% sarà in Europa e 3% intercontinentale.

Federturismo: non vanno dimenticate le cicatrici del settore

Sarebbe affrettato, secondo Federturismo, pensare che il peggio sia passato e dimenticare le cicatrici che riguardano un settore tanto colpito dalle conseguenze della crisi come il turismo.

Dal 2020 al 2022 si stima, ad esempio, una perdita totale di fatturato solo del Turismo Organizzato pari a -27,1 miliardi. Ancora ora le associazioni del settore lamentano la necessità di almeno 500 milioni di euro per sanare il buco e ricordano che, allo stato dei fatti, registra nel trimestre 2022 un calo medio delle prenotazioni del 53% rispetto al 2019.

Se le cose non cambiano a fine 2022 su 86.000 occupati del turismo organizzato è a rischio il 34% dei posti di lavoro per 13.000 imprese a rischio chiusura (il 35% del totale).

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