Economia
November 22 2012
Forse questa volta ci siamo davvero – la pace fiscale con la Svizzera! – tregua tanto agognata dai contribuenti onesti e dalle casse del Fisco. Dopo anni di inspiegabile distrazione (oddìo, spiegabilissima ma non è questa la sede) sul fiume di denaro che dall’Italia ha continuato a riversarsi verso il Canton Ticino forse ci siamo a rendere un po’ meno autonoma quella che è praticamente la ventunesima regione italiana, tanto amata dalle Alpi giù fino ai Nebrodi, tanto cara all’evasore fiscale lombardo così come al mafioso siciliano in cerca di un approdo sicuro per i capitali in nero.
Secondo le ultime indiscrezioni anche il governo italiano starebbe pensando a una soluzione tedesca (la Germania di oggi è come l’America degli anni ’50, una forza irresistibile che ci attrae), per cui al correntista italiano in Svizzera si darebbero due alternative: 1) rivelare le proprie generalità senza che gli venga torto un capello 2) mantenere l’anonimato pagando una patrimoniale secca del 25% sulle somme depositate. Due sberle non da poco: nel primo caso si tratta di rivelare le proprie generalità facendo suonare mille sirene alla centrale dell’Agenzia delle Entrate (un redditest con sgamo alla prima riga), nel secondo caso stiamo parlando di una bella fetta del proprio patrimonio.
Sarebbe efficace questa doppia opzione per le casse statali? Secondo i più ci sarebbero forti rischi: si suppone che in pochi sceglierebbero l’opzione 1) essendo la gran parte dei correntisti in Svizzera degli evasori fiscali, troppi i rischi, anche penali nel caso di riciclaggio e simili, di rivelare la propria identità: ma in pochissimi sceglierebbero l’opzione 2) essendo più facile spostarsi in un altro paradiso fiscale magari proprio grazie alle filiali della propria banca elvetica che non mancano certo di fantasia e posizionamento geografico.
Allora che fare? E’ possibile che un Paese come il nostro passi da agnello a lupo in un giorno? Forse no.
Una modesta proposta: se invece di un prelievo forzoso si pensasse a un prestito forzoso? Secondo le stime più ottimistiche in Svizzera ci sono circa 200 miliardi di euro riconducibili a cittadini italiani. Se si obbligassero i correntisti che non aderiscono all’opzione 1) a sottoscrivere BTP a 10 anni (vendibili sul mercato dopo 5), a un tasso di interesse del 2%, potremmo risolvere metà del fabbisogno italiano previsto per circa 400 miliardi nel 2013 con effetto calmierante sullo spread, dando all’Italia il tempo di sistemarsi senza l’acqua alla gola della pressione dei mercati.
Un prestito invece di una patrimoniale. Un modo per chiudere il passato e per il futuro lasciare solo l’opzione 1), facendo però davvero i lupi e non gli agnelli al valico di Chiasso.
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