Il Pd vacilla tra il rischio scissione o di finire nelle mani di Giuseppe Conte

«Servono valori comuni oppure rischiamo la scissione». Nelle parole del Sindaco di Firenze, Dario Nardella, c’è il riassunto breve e sincero dello stato attuale del Pd. Trovare un aggettivo è quasi impossibile e da un certo punto di vista del tutto inutile, dato che giorno dopo giorno lo stato del Partito Democratico peggiora.

Alcuni dati aiutano ad inquadrare la situazione attuale.

Mentre si grida al fascismo, mentre si danno lezioni di umanità sui migranti, al Nazareno l’emorragia di elettori e voti sembra inarrestabile. Tutti i sondaggi delle ultime due settimane registrano un calo continuo nelle intenzioni di voto e soprattutto il sorpasso del Movimento 5 Stelle (16% il Pd e 17% i grillini). Ecco, il M5S…

Giuseppe Conte non solo ha da tempo messo la freccia per il sorpasso a sinistra, come in autostrada. Dove per «a sinistra» intendiamo non solo gli elettori ma anche le battaglie storiche. Lo si è visto benissimo nella giornata dello spezzatino pacifista di sinistra tra Roma e Milano, ospiti attesi e sgraditi dove la piazza della capitale ha fischiato e contestato Enrico Letta ed osannato l’ex Premier, il tutto sotto la bandiera arcobaleno. Ecco quindi che la Pace è passata sotto il controllo dei grillini.

Ci sono poi le battaglie sul lavoro (al nord) e sul Reddito di Cittadinanza con cui Conte ha conquistato parte del sud. E chiudiamo con la questione delle alleanze. Conte, che ha i sondaggi dalla sua ed il coltello dalla parte del manico, alza la posta, ogni giorno di più. Basti pensare alle condizioni per l’unità nella corsa per la Regione Lazio: «Prima cosa stop al termovalorizzatore per Roma, altrimenti non ci sediamo nemmeno a parlare con il Pd».

Un’avanzata dentro i valori della sinistra che i grillini stanno compiendo senza trovare alcune difesa da chi quei valori li ha avuto e gestiti a piacimento per mezzo secolo. Al Nazareno infatti non sembrano curarsi di nulla. L’elettroencefalogramma del partito è piatto, piattissimo. Si avanza a piccoli passi verso il congresso, previsto per la prossima primavera. Dove però il rischio, come ammette lo stesso Nardella, è che il Pd non ci sarà più ed invece del congresso si celebrerà il funerale di quello che è l’erede del partito comunista.

Ma non è solo il M5S ad approfittare delle debolezze al Nazareno.

Il due Renzi-Calenda infatti ha lanciato un siluro contro la nave del Pd che già imbarca acqua da tutte le parti candidando alle prossime elezioni in Regione Lombardia nientemeno che Letizia Moratti, anticipando i democratici che stavano ancora ipotizzando le «primarie per le alleanze», cioè una consultazione con i propri elettori per far decidere a loro se stare con il Terzo polo o con i grillini (segnale di impotenza dirigenziale se ne esiste uno).

Così Letta deve decidere se guardare al Centro, lanciando una candidata di un altro partito, o se stare con i grillini (che in Lombardia prende il 7%) o andare da solo con Giuliano Pisapia candidato ma condannato a sconfitta certa.

In più, nel rispetto dell’unica vera tradizione del Pd, cioè la lotta tra le «correnti» interne ecco che il segretario non vede di buon occhio che Guerini venga messo ai Servizi.

Liti su liti, problemi su problemi, il tutto mentre il centrodestra che al Nazareno raccontavano come diviso avanza compatto davanti alle difficoltà della manovra economica.

Questo il quadro e forse la scissione paventata da Nardella non è nemmeno il minore dei mali o il peggiore dei finali: cioè cadere nelle mani di Giuseppe Conte

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