Televisione
February 25 2020
A 7 anni leggeva Alberto Moravia, a 20 si esibiva nei teatri underground romani, a 30 giocava a fare lo striptease al The Body Shop di Los Angeles, a 49 corre per le strade dalla Thailandia in cerca di passaggi. Vera Gemma ha vissuto così tante esistenze in una che è impossibile catalogarle tutte: alla «figlia d'arte» - è la secondogenita dell'iconico Giuliano Gemma – piace mordere la vita, sperimentare e smontare i pregiudizi. Così ha accettato la sfida di Pechino Express 8, il docu-reality di Rai 2 prodotto da Banijay Italia, formando una coppia cult con l'amica di sempre, Asia Argento.
Da figlia d'arte a rivelazione di Pechino Express 8. Vera, è una definizione in cui si ritrova?
«Mi lusinga ma non ho fatto niente per essere accattivante: ho giocato il mio gioco dimenticandomi totalmente di stare davanti alle telecamere. Sono contenta che in una tv piena d'ipocrisia e personaggi artefatti, ogni tanto la verità funzioni».
A Pechino è andato in scena anche il suo legame con Asia Argento e spesso risulta schiacciata dalla personalità della sua amica.
«Quello è il nostro modo di comunicare: non reagisco non perché sono una vittima ma perché è uno dei miei modi di essere. Mia sorella e Asia sono le persone che meglio mi conoscono al mondo, sanno che per farmi reagire bisogna usare modi bruschi».
Così, quando si è addormentata durante un passaggio, l'ha redarguita ferocemente.
«Ma aveva ragione. Ho dormito per due ore e lei si è innervosita. È capitato anche al contrario, che fossi io a risponderle male. Non soffro della sindrome di Stoccolma».
Ha ricevuto più critiche o complimenti in queste settimane?
«L'ondata di affetto è stata straniante. La cattiveria anche. All'inizio mi ha lasciato senza parole, poi Asia mi ha fatto ragionare: "Fregatene, fa parte del gioco". La considero una forma di bullismo, ma ho un rapporto solido con me stessa e so reagire. In generale però mi fa tristezza che la gente usi i social per sfogare l'insoddisfazione attraverso l'odio: è una tossicità che finisce per ritorcersi contro».
C'è qualcosa che l'ha ferita?
«I continui riferimenti a mio padre, Giuliano Gemma: ma lasciatelo in pace! Scrivono che lui era bellissimo e che io sono una coatta rifatta. Non sono bella come mio padre, ma non è una colpa. E poi vorrei tranquillizzare gli haters: non sarò una strafiga ma in tutta la mia vita ho sempre rimorchiato alla grande».
L'accusano di eccesso di ritocchi.
«Sono fatti miei se mi sono rifatta. Ho la faccia schiacciata e gli stessi tratti orientali che avevo da ragazzina. Mi faccio le punturine di ialuronico e non faccio del male a nessuno. Mi rifaccio quanto voglio».
Chi è davvero Vera Gemma?
«Una donna forte, determinata ma anche e fragile, posso essere tutto e il contrario di tutto. Sono complessa, vivo un universo interiore di grandi emozioni e sofferenze. E poi coltivo un'autoironia estrema: sono la prima a prendermi in giro».
Qual è il suo vero talento?
«La scrittura. Ho fatto molto teatro underground da giovane, lavorando con Valerio Mastrandrea e Chiara Noschese: i testi li scrivevo io e ho avuto critiche strepitose. Ho scritto anche due libri ma non sono stata considerata: se avessi inventato un nom de plume, sarei diventata un fenomeno».
«Da figlie d'arte non ci hanno mai regalato niente», ha detto durante Pechino.
«È sempre stato così. L'etichetta ha preso il sopravvento, non sono mai stata considerata per le mie capacità. Ma ho sempre pensato che valesse la pena essere ciò che sono: un'artista con l'esigenza di esprimere il proprio mondo interiore, anche con scelte di scarso impatto popolare. Ho lavorato moltissimo, ma se non vai in tv per la gente non esisti».
Quanti reality le hanno proposto in questi anni?
«Vorrei tiramela ma la verità è che la tv non mi ha mai considerato: sono sempre stata tagliata fuori perché non facevo notizia, non ho mai fatto parte del circuito del gossip. Mi hanno chiamato solo per l'Isola dei Famosi ma non è andata bene».
Ovvero?
«Al provino mi hanno urlato che ero un genio, pazzesca. Erano così entusiasti che pensavo di essere stata presa, invece mi hanno fatta fuori senza nemmeno una telefonata. Per altro è un reality che farei: mi piace sfidarmi, mettermi alla prova».
Non a caso ha fatto di tutto nella sua vita, dalla spogliarellista a Los Angeles al circo in Ucraina.
«Ho fatto lo striptease al The Body Shop, per 800 dollari al giorno. Fu un'esperienza unica, volevo scriverci un libro. Una volta entrò Quentin Tarantino e corsi in bagno a nascondermi perché lo conoscevo».
Al circo come c'è arrivata?
«Per amore. L'ho sempre messo al primo posto, è stato il motore della mia esistenza: se avessi messo nel lavoro l'energia che ho messo nei sentimenti, a quest'ora avrei vinto l'Oscar».
Torniamo al circo: che faceva?
«Leoni e tigri, numeri a cavallo, balletti. Di tutto. Parlo il gergo circense, sono di famiglia. Col circo ho girato Russia, Ucraina, Bielorussia. Il circo è cultura e stile di vita: per questo trovo patetiche le animaliste improvvisate, che parlano per moda o ignoranza e non sanno i sacrifici immensi che fanno i circensi».
La figlia d'arte che diventa star del circo. Sembra il plot di un film.
«Lo diventerà infatti. Qualche anno fa ho conosciuto la regista Tizza Covi, le ho raccontato la mia vita aprendomi in maniera profonda e lei qualche tempo dopo è venuta a trovarmi con un copione: "Ho scritto un film per te". È la storia di una donna eccessiva, aggressiva, una vamp che ha un universo interiore che nessuno riesce a capire. Iniziamo a girarlo tra qualche mese».
Il momento più bello vissuto a Pechino Express?
«La fine della prima giornata. Io dicevo ad Asia: "Vedrai che entriamo nel gioco piano piano". E lei: "Vera, non hai capito, questi ci sfondano". E così è stato. A fine prova eravamo nel mezzo del nulla, distrutte, ci siamo guardate e per miracolo abbiamo trovato una casa bella. Siamo scoppiate a piangere per la gratitudine di vedersi aprire le porte senza pregiudizi».
Il momento più brutto?
«Ovviamente quando Asia si è infortunata».
Uscita di scena della Argento, lei ha accettato di proseguire il gioco con Gennaro Lillo. Com'è andata tra di voi?
«Ho subito messo le mani avanti: "Non ti sognare di flirtare con me. Siamo come fratello e sorella, dimenticati di farmi sguardi equivoci". Sono stata categorica perché le dipendenze affettive m'indeboliscono. E poi trovo patetici i flirt in tv».
Aveva paura di infatuarsi?
«È un bel ragazzo, perché no. Ironia a parte, è nata una bella amicizia, senza discussioni e scazzi: non ci conoscevamo ma tra noi ha funzionato».
Suo figlio Maximus che dice guardandola in tv?
«Temevo si vergognasse, invece l'altro giorno mi ha detto: "Mamma, sono fiero di te". È la mia gioia più grande, mi ripaga di tutti i sacrifici che faccio: il padre non contribuisce in alcun modo al suo mantenimento e poiché Maximus frequenta la scuola americana, le spese sono notevoli».
Chi è Asia per lei?
«Una sorella. Una delle poche persone al mondo su cui so di poter contare sempre. Tutto quello che ho ottenuto, l'ho ottenuto con le mie forze ma lei è stata una delle prime a credere in me affidandomi un ruolo in Scarlett Diva».
Sulla battaglia sul #MeToo però è stata critica.
«È una battaglia sulla quale sono stata sempre d'accordo. Sono stata critica sul modo in cui è stata strumentalizzata la vicenda di Asia: è stata trattata in maniera bieca».
C'è no professionale di cui si pente?
«Non credo di averne mai detti. Non mi pento di nulla, nemmeno di aver studiato per dieci anni il tip tap, che detestavo. "Vedrai che ti servirà", diceva mio padre. Io e mia sorella siamo cresciute con la mentalità americana del "più sai fare, meglio è". Ho studiato di tutto, dalla recitazione alle lingue, ma siamo al paradosso che se sai fare troppo vieni penalizzato. Però il tip tap a Ballando con le stelle lo ballerei».
E Ritorno al presente, il reality di Rai 1, lo rifarebbe?
(ride) «È stato un incubo, era il reality più improbabile mai fatto. Era divertente e bella l'idea, quella di vivere in epoche passate, ma fu un disastro e venne chiuso».
Il suo grande sogno?
«Vincere un premio come miglior attrice, una scena che ho visualizzato tante volte nella mia testa. Ho ricevuto critiche stupende ma un premio importante non l'ho mai avuto: vorrei che il mio talento venisse finalmente riconosciuto».