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September 25 2014
Gli atti compiuti da Papa Bergoglio in questi ultimi due giorni sono clamorosi: ieri, l’arresto in Vaticano dell’ex nunzio apostolico nella Repubblica Domenicana, Józef Wesolowski. Oggi, la rimozione del vescovo di Ciudad del Este, la seconda città del Paraguay, monsignor Rogelio Ricardo Livieres Plano.
Provvedimenti concreti contro la pedofilia nella chiesa cattolica. Senza fare sconti a nessuno, neppure alle più alte cariche della curia di Roma. Atti per i quali non si può non riconoscere la coerenza del pontefice, che lo scorso 26 maggio, durante il volo che lo riportava a casa dalla terra santa, aveva paragonato la violenza di un prete su un bambino a una messa nera, un vero sacrilegio.
Detto questo, occorre però inserire i fatti nel giusto contesto, per evitare di scadere nella grossolanità di chi in queste ore traccia una linea di demarcazione tra l’attuale pontefice e chi l’ha preceduto, additato per contrasto di essere stato, riguardo alla piaga della pedofilia, un papa tutto chiacchiere e distintivo.
Nulla di più lontano dalla verità. Nulla di più scorretto e ingeneroso nei confronti di un pontefice, papa Benedetto XVI, che ha votato tutta la sua esistenza al servizio della chiesa cattolica, e che ha sacrificato se stesso e il suo pontificato per combattere la piaga della pedofilia e provare l’ultimo disperato tentativo di invertire la rotta della chiesa cattolica prima dello schianto. Facciamo due passi indietro.
Quanta sporcizia c'è nella chiesa, e proprio tra coloro tra i sacerdoti. Quanta superbia. La veste e i volti così sporchi ci sgomentano, ma siamo noi a sporcarli, siamo noi a tradirli
Processione del venerdì santo del 2005. Giovanni Paolo II è gravemente malato, non riesce a prendere parte alla via crucis, che segue alla televisione. La croce è sulle spalle del cardinale Joseph Ratzinger, che durante la meditazione alla nona stazione, pronuncia queste parole in mondovisione: "Quanta sporcizia c'è nella chiesa, e proprio tra coloro tra i sacerdoti. Quanta superbia. La chiesa sembra una barca che sta per affondare, che fa acqua da tutte le parti. La veste e i volti così sporchi ci sgomentano, ma siamo noi a sporcarli, siamo noi a tradirli". Le vittime degli abusi non riescono a credere alle proprie orecchie, ma i più sgomenti e increduli sono vescovi e cardinali, e lo stesso Karol Wojtyla, che da Papa ha nascosto tanta polvere sotto il tappeto.
Quello è il manifesto della chiesa di Ratzinger, il suo programma numero uno quando diventa Papa Benedetto XVI. Da quel momento in avanti non si ferma più, e porta avanti un’opera di rinnovamento e pulizia radicale, culturale. Durante un viaggio in Portogallo, in risposta a chi paventa complotti contro la chiesa, Razinger torna a colpire: "Non solo da fuori vengono gli attacchi alla chiesa, le sofferenze vengono dall'interno, dal peccato così diffuso dentro". Parla di purificazione e perdono, superficialità, esame di coscienza, ma anche necessita di giustizia.
Avete tradito la fiducia dei giovani, dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, ma anche davanti ai tribunali costituiti
Gli scandali sessuali si susseguono, in tutto il mondo. Nel 2010 il papa scrive una lettera pubblica ai cattolici di Irlanda destinata a passare alla storia. Esprime vergona e disonore, rimorso a nome della chiesa. "Avete tradito la fiducia dei giovani, dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, ma anche davanti ai tribunali costituiti, cooperate con le autorità civili". Per la curia, cresciuta nella cultura della segretezza e dell’omertà, è un pugno in faccia.
Per capire la portata e le reazioni, riportiamo il passaggio di una lettera del cardinale Castrillos Hoyos, prefetto della congregazione per il clero, che scrive a un vescovo francese condannato a tre mesi di carcere per non aver denunciato un sacerdote pedofilo, trincerandosi dietro segreto confessionale: "Mi rallegro di fronte a un confratello che agli occhi della storia e degli altri vescovi avrà preferito la prigione piuttosto che denunciare un suo confratello".
Questa era la chiesa cattolica prima di Raztinger. Che durante un volo diretto in Germania, nel 2012, parla con i giornalisti: "Posso capire che davanti a crimini come gli abusi su minori commessi da sacerdoti, la gente si senta disorientata, dice questa non è la mia chiesa". Il giorno dopo, a Berlino incontra le vittime, esprime compassione e rammarico. Altri incontri si terranno negli Stati Uniti, in Australia, Malta, Regno Unito, Roma. Fino a che i miasmi e i veleni di chi gli sta accanto non lo convinceranno a fare il grande passo: sacrificare se stesso per salvare la chiesa di Roma.