Economia
November 08 2017
Dovevano essere 11, sono salite a 15. Sono le categorie lavorative che beneficeranno di un piccolo trattamento di favore nei requisiti di pensionamento mettendosi a riposo prima dei 67 anni. Nello specifico, si tratta degli operai agricoli, dei marittimi (inclusi i pescatori) che si vanno ad aggiungere ad altre figure lavorativegià previste in precedenza: le maestre degli asili nido e della scuola materna, i camionisti, le badanti, i muratori, gli addetti alle pulizie, i gruisti, i conciatori di pelle, gli operatori ecologici, gli infermieri che fanno il turno di notte e i facchini.
E’ stata inserita infine un’ultima e quindicesima categoria, quella degli stampatori a caldo, cioè gli operai che lavorano i materiali degli altiforni. Dal 2019, chi svolge queste mansioni “di fatica” dovrebbe dunque continuare (ma il condizionale è d’obbligo) ad accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi (come oggi) invece di subire un innalzamento a 67 anni, previsto dalla legge per tutte le altre categorie professionali.
Occorre ricordare che stiamo parlando dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia, cioè quella che scatta non appena il lavoratore raggiunge una determinata età (oggi 66 anni e 7 mesi, appunto), indipendentemente dai contributi versati (purché abbia alle spalle almeno 20 anni di carriera).
Non va però dimenticato che oggi è possibile comunque mettersi a riposo prima dei 67 anni con la pensione anticipata, quando si raggiungono 42 anni e 7 mesi di carriera (41 anni e 7 mesi per le sole donne), indipendentemente dall’età anagrafica.
Per quel che riguarda la pensione di vecchiaia, oltre a proporre il trattamento di favore per le 15 categorie citate sopra, il governo sembra intenzionato a compiere un altro passo: istituire una commissione scientifica che avrà il compito di studiare quali sono le aspettative di vita delle diverse categorie professionali, in modo da fissare in futuro dei requisiti di accesso alla pensione più calibrati.
L’obiettivo è di fissare nei prossimi anni (anche se si sa bene ancora quando) delle soglie di pensionamento differenti sulla base di dati statistici e scientifici, penalizzando ovviamente le classi di lavoratori che mediamente sono più longeve e consentendo di mettersi a riposo in anticipo a quelle categorie che invece hanno una speranza di vita minore, proprio perché svolgono mansioni gravose. A decidere saranno così degli esperti di demografia e statistica, piuttosto che l’esito discutibile delle trattative sindacali.