Economia
July 23 2013
di Gianluca Ferraris e Zornitza Kratchmarova
AAA pensionato italiano cercasi. Offresi basso costo della vita, sistema sanitario accettabile e clima mite. No perditempo… Fantascienza? Non necessariamente, molti paesi guardano con crescente interesse agli occidentali con i capelli grigi, offrendo anche programmi costruiti su misura. E del resto l’Italia in recessione, con il 52 per cento dei pensionati Inps aggrappati a un assegno mensile inferiore ai 1.000 euro e il costo della vita in continua crescita, non è un Paese per vecchi, soprattutto per chi vive al Nord e nelle grandi città. L’importo medio per le pensioni di vecchiaia ammonta a 649 euro, mentre per quelle di anzianità sale a 1.514 euro. Cifre spesso non sufficienti per coprire le spese quotidiane. Figuriamoci per regalarsi qualche piccolo lusso (ammesso che si possa chiamare tale) come un cinema o una pizza alla domenica. Risultato: sempre più over 65 decidono di trasferirsi altrove.
La tendenza è confermata dagli operatori che in questi anni, sul desiderio di fuga degli italiani di ogni età, hanno costruito business promettenti. «Oggi almeno un terzo di quelli che ci interpellano sono pensionati e pensionandi, e la loro quota è in forte aumento» dice Alessandro Castagna, fondatore della community Voglioviverecosi.com e autore della guida Come lasciare tutto e cambiare vita (Newton Compton). Secondo Castagna, il bacino dei potenziali fuggitivi raccoglie esodati e vedovi, ma anche coppie ancora agiate eppure stufe dei costi e dello stress tipico delle grandi città. Ciò che sorprende gli addetti ai lavori però è l’approccio, molto simile a quello dei giovani: «Una volta erano solo diplomati e laureati a cercare nuove opportunità altrove mettendo sul piatto un budget modesto» osserva Massimo Dallaglio, inventore nel 1998 di Mollotutto.com, sito che raccoglie le testimonianze di chi ha cambiato vita e fornisce indicazioni utili per chi vuole provarci. «Ora, sempre più spesso, la stessa richiesta mi arriva da chi smette di lavorare. A volte non hanno neppure in mente un paese in particolare, cercano solo un posto dove non essere costretti a tirare la cinghia».
Le opportunità, del resto, non mancano a nessuna latitudine. Tra l’America Centrale e l’Asia ci sono già sei paesi che hanno lanciato programmi specifici per accaparrarsi i pensionati di tutto il mondo. Molti altri ci stanno pensando. Anche perché quei piani guardano soprattutto ai baby boomer americani e canadesi: un esercito di 8 mila nuovi pensionati al giorno che hanno ancora un’elevata capacità di spesa, benché i loro fondi previdenziali siano stati intaccati dalla crisi, e una voglia matta di godersi gli ultimi anni al sole dei Caraibi.
In testa alla classifica delle destinazioni preferite dagli italiani ci sono altre mete: Spagna, Repubblica Dominicana, Cipro, Grecia, Marocco, Tunisia, Thailandia, Filippine ed Ecuador. Sono questi, secondo i dati Inps aggiornati a settembre 2012, i paesi dove si concentra la maggior parte degli oltre 400 mila titolari di assegni pensionistici residenti all’estero. «Stabilire quanti di loro siano espatriati ex novo è impossibile, ma di certo la tendenza esiste» specifica Castagna. Per avere un termine di paragone, la quota degli anziani lombardi iscritti all’anagrafe estera negli ultimi cinque anni è passata da 24 mila a 29 mila unità.
Tra gli approdi più appetibili, anche per questioni di affinità geografica e culturale, c’è la vicina Spagna con in testa le Isole Canarie (Tenerife su tutte), dove risiedono almeno 20 mila italiani, perlopiù anziani. Questione di clima: anche d’inverno la temperatura non scende mai sotto i 17-18 gradi. «E le cure mediche sono garantite, come nel resto dell’Unione Europea» ricorda Giovanni Aricò, segretario generale della Camera di commercio italiana a Madrid, secondo cui però i più optano comunque per una polizza medica privata, perché con una spesa tra 40 e 80 euro mensili ci si assicura una copertura pressoché totale. «Anche il costo della vita è inferiore a quello italiano» continua Aricò, che stima in 20 euro una cena di pesce in riva al mare. Motivo: l’Iva alle Canarie è al 4 per cento. Su tutto. Non male anche l’investimento nel mattone: il costo degli appartamenti, a causa dello scoppio della bolla immobiliare, è crollato del 30-40 per cento in un paio d’anni e ora per un bilocale vista mare bastano 60 mila euro.
Il Vecchio continente e la stessa eurozona non mancano di altre attrazioni, anche a pochi passi dai nostri confini: se quella dei pensionati friulani di trasferirsi nella vicina (e conveniente) Slovenia è una tendenza assodata, presto a essere presa d’assalto potrebbe essere Malta, che sta mettendo a punto un piano di sgravi fiscali e burocratici sul modello caraibico con un occhio di riguardo per i benestanti italiani e inglesi. Mantiene il suo fascino, nonostante la crisi, anche Cipro, dove per i pensionati che riscuotono dividendi e rendite la tassazione è solo al 5 per cento e c’è un’esenzione per chi percepisce fino a 14 mila euro. Esenzioni a raffica anche in Irlanda, dove i single over 65 non pagano nulla fino a 18 mila euro di reddito e la no tax area raggiunge i 36 mila per le coppie. Mentre Spagna e Grecia stanno studiando l’opportunità di offrire la detassazione completa dei redditi ottenuti al di fuori dei propri confini.
Per chi sceglie continenti differenti dall’Europa il percorso è solitamente più graduale. Si parte in cerca di nuovi stimoli, magari perché ci si è ritrovati vedovi oppure disoccupati in età avanzata, e si inaugura un’attività in loco, in genere legata al turismo o ai servizi. Ma la scelta provvisoria sempre più spesso diventa definitiva: «I 50-55enni che scelgono mete esotiche per fare affari di solito finiscono per stabilirsi lì anche una volta che hanno accantonato il famoso gruzzoletto e maturato il diritto alla pensione italiana» informa Dallaglio. «I motivi sono spesso più emotivi che economici: si crea una rete di amicizie, si percepisce l’Italia come più lontana e ostile, soprattutto in un momento difficile come questo, ci si innamora definitivamente del posto e delle sue diversità».
Scorrendo le testimonianze raccolte da Mollotutto.com, in effetti, casi come questo sembrano essere i più frequenti. C’è Vanna Vallino, che si è trasferita in Senegal nel 1992 con il marito e ha deciso di rimanere lì anche dopo la sua morte, nel 2007. Vive sulla costa, a 30 chilometri da Thiès, seconda città del paese: tre stanze da affittare ai turisti, un piccolo assegno previdenziale e i suoi risparmi le bastano per una vita più che agiata. «Coltivo l’orto e mi dedico ai miei hobby. Quando mi manca l’Italia, chiacchiero con le mie amiche su Skype. Il clima è meraviglioso e se vivi alla maniera dei senegalesi i costi sono irrisori». C’è Vittorio Conte, ex dirigente pubblico sbarcato in Madagascar per fare il consulente e che oggi, a 66 anni, non ha alcuna voglia di tornare nella sua Campobasso: «Qui ci sono altri 2 mila italiani, che stanno beneficiando della crescita di settori come il turismo, l’agricoltura e l’informatica» racconta. «All’inizio serve parecchio spirito di adattamento, ma vivere in uno degli ultimi paradisi del mondo non ha prezzo».
Per chi cerca soluzioni meno lontane quella più a portata di mano sembra essere il Nord Africa: clima e costumi diversi, ma non agli antipodi rispetto all’Italia, e un costo della vita sensibilmente più basso ad appena un paio d’ore di volo. «Tunisia e Marocco sono i paesi per i quali riscontriamo più interesse da parte di pensionati e pensionandi» conferma Castagna. Non è un caso dunque che molti, una volta raggiunta l’età del meritato riposo, si siano lasciati sedurre dalla possibilità di una vita agiata con poco più di 900 euro al mese, compreso l’affitto di un residence (da 175 a 300 euro mensili nelle località più care, pulizie e giardinaggio compresi) o magari l’acquisto di un bilocale vista mare al costo italiano di un box o poco più. Non è un caso neppure se città come Agadir e Dar el-Jadida vivono un boom edilizio senza precedenti e se il mercato immobiliare non ha praticamente rallentato neppure durante le rivolte del 2011.
Dal punto di vista fiscale e sanitario, tra i due paesi maghrebini la spunta la Tunisia, dove si sborsa il 25 per cento di tasse sul 20 per cento di reddito. «E c’è anche un accordo che garantisce ai pensionati italiani una copertura medica totale, al pari di quella assicurata nei confini dell’Unione Europea» ricorda Marianna Cavezza del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale della Bocconi (Cergas). E snocciola l’elenco delle altre aree appetibili grazie alla stipula di convenzioni con la sanità pubblica che permettono di curarsi come se si vivesse in Europa: Argentina, Australia, Brasile, Principato di Monaco, Croazia...
Anche a Panama, uno dei cinque stati centroamericani dotati di programmi di attrazione specifica, esiste da oltre 45 anni un accordo con Roma. La sanità non c’entra, però è previsto un visto specifico che assegna la residenza a vita a tutti coloro (dunque non solo ai pensionati) che dimostrano di avere un legame con il paese. Legame che può consistere anche nel semplice acquisto di una casa. E chi gode di una rendita a vita di almeno 850 dollari mensili può trasferirsi a Panama a qualsiasi età. Anche a 18 anni appena compiuti. Il paese, che in questi anni vive un boom economico senza precedenti e si prepara all’imminente apertura del secondo canale di navigazione verso gli Stati Uniti (inaugurazione prevista nel 2014, a cent’anni esatti dal primo), continua a rappresentare un eldorado soprattutto per chi decide di trasferirsi lì insieme al suo assegno pensionistico. Bastano la fedina penale pulita e una rendita di 1.000 dollari al mese per ottenere lo status di «pensionato permanente» e usufruire di esenzioni fiscali e sconti a tappeto su visite mediche di ogni tipo, utenze di luce, acqua e gas, persino sulle attività sportive.
I costi degli immobili, sebbene si siano impennati negli ultimi anni, si aggirano sui 1.000 dollari al metro quadrato in città. Per chi invece punta sull’affitto, Montufar Talavera Cesar Augusto, funzionario dell’ambasciata italiana a Panama City, calcola: «Con 350 dollari ci si assicura un bilocale in città in una zona semicentrale». Meno convenienti risultano essere i trasporti pubblici (l’abbonamento mensile viaggia sui 30 dollari) o i pasti. Mille dollari sono comunque sufficienti per avere un tenore di vita più che discreto.
Restando in area caraibica, sono interessanti anche i vantaggi messi sul piatto dal Costa Rica. Pure a San José l’assegno minimo richiesto è di 1.000 dollari al mese. «E non è tassato» sottolinea Isabella Marzo, segretario generale della Camera di commercio italiana con sede nella capitale, specificando che nel paese i redditi ottenuti altrove sono esentasse. Qui il costo della vita è più alto che altrove ma in compenso il clima è da favola (la temperatura non scende mai sotto i 22 gradi), la stabilità politica è assicurata e il sistema sanitario rispetta gli standard internazionali. Non a caso il Costa Rica è tra i buen retiro prediletti degli americani in pensione.
Anche a Santo Domingo e dintorni gli arzilli spagnoli e statunitensi sono già di casa da tempo, e a poco a poco stanno arrivando anche i nostri connazionali. Come Cino, ex agente di commercio che collabora al sito Escurcaribe.com, una bussola online per chi pensa di traslocare al sole del Centro America e vuole evitare fregature. Vivendo a Sosua, piccolo centro turistico della costa settentrionale dove si è trasferito dopo il divorzio, Cino riesce a trattenere per sé buona parte della pensione passandosela comunque bene: «A parte gli affitti, che comunque non sono cari, con l’equivalente di 10 o 12 euro al giorno si vive tranquillamente, con 20 ci si possono permettere ogni sera cene fuori, locali e cocktail a volontà. Per 10 mesi l’anno sotto le palme, tra l’altro».
Altra meta doc per l’emigrazione della terza età è il Messico, con gli over 60 stranieri residenti equiparati a quelli messicani e come tali con diritti a sconti fino al 55 per cento su beni e servizi di ogni tipo, comprese le cure mediche e i divertimenti. «A decretare l’accesso al programma è una tessera specifica detta Inapan, che garantisce convenzioni con numerose imprese e associazioni» conferma Regina Casalini, funzionario del Patronato italiano dell’Unione italiani nel mondo (Uim) di Città del Messico. «Il vero problema per chi si trasferisce sta nelle cure mediche. La stragrande maggioranza sottoscrive un’assicurazione specifica i cui costi sono assai variabili. Per contenerli si è soliti optare per franchigie più o meno generose lasciando a proprio carico gli interventi minori».
In Brasile per avere il visto permanente occorre una pensione di almeno 2 mila dollari al mese. E la convenienza del paese si è notevolmente ridotta negli ultimi anni a causa del boom economico. Così in molti guardano altrove. E tra gli insospettabili si fa sempre più largo l’Ecuador. O meglio la zona del paese compresa tra il nord e il confine peruviano. C’è Vilcabamba (che significa Valle della giovinezza), c’è Cotacachi e c’è soprattutto Cuenca, una specie di Gstaad incastrata sulle Ande. La città, dichiarata patrimonio dell’Unesco, dallo scorso anno figura nella top ten di Live & invest overseas, la bibbia dei pensionati statunitensi che pianificano la fuga. «Con 1.000 dollari al mese a Cuenca si può vivere benissimo, soprattutto se sei anziano» racconta Lucia Toral, segretario generale della camera di commercio italiana di Quito. «Qui gli over 65 godono del rimborso di tutta l’Iva versata per acquisti e servizi, oltre che di uno sconto del 40 per cento su tutte le bollette, che già sono basse».
Dall’altra parte del mappamondo, nemmeno la crescita delle Tigri asiatiche lascia indifferente chi ha i capelli grigi. Dai dati più recenti emerge come la Thailandia sia diventata una delle mete privilegiate dei baby boomer americani e tedeschi oggi a riposo, ma a loro si stanno rapidamente aggiungendo sempre più italiani: su circa 3 mila residenti «i pensionati sono alcune centinaia e crescono a un ritmo più alto degli altri» conferma Giovanni Quaratesi, segretario generale della Camera di commercio italiana a Bangkok. Secondo i dati elaborati dalla stessa camera italo-thailandese, i prezzi viaggiano tra il 36 e il 64 per cento in meno rispetto all’Italia. «Io divido la casa con un ex collega: 500 euro al mese per 140 metri quadrati completamente arredati, inclusi wifi, piscina condominiale, aria condizionata e servizio di sorveglianza» conferma Giuseppe Bonazzoli, uno dei 700 italiani residenti a Phuket, che alla sua esperienza ha dedicato anche un libro, intitolato Fuga per la vita. Nessuna voglia di rientrare? «Perché mai? Ho appena preso il brevetto da subacqueo».