Economia
January 25 2021
La Legge di Bilancio 2021 ha introdotto grandi novità sul fronte pensionistico. Nel tentativo di superare Quota 100, ad esempio, è stata prorogata la cosiddetta "Isopensione" come viene chiamata in termini edulcoranti; oppure lo "scalone" che fa molto Prima Repubblica ma che ben inquadra la natura della "Legge Fornero" ovvero quel meccanismo pensionistico che prevede la possibilità di percepire un assegno di accompagnamento alla pensione (esodo) se si accetta di lasciare il posto di lavoro in anticipo a condizioni prestabilite con l'azienda.
Di Legge Fornero si è parlato tanto, con tutti i suoi limiti e difetti, ma nonostante le evidenti pecche del sistema la norma non solo non è stata abrogata, ma addirittura confermata.
La Legge di Bilancio 2021 ha infatti prorogato l'isopensione (Legge Fornero articolo 4, comma 2, legge 28 giugno 2012, n. 92) fino al 2023.
Questo scivolo pensionistico permette di anticipare fino a 7 anni l'addio al lavoro previo accordo con l'azienda e di vivere da "esodati" fino al raggiungimento dell'età minima pensionabile.
La norma è rivolta alle aziende con almeno 15 dipendenti che stanno affrontando processi di ristrutturazione, situazioni di crisi, di riorganizzazione aziendale, di riduzione o trasformazione di attività di lavoro.
La prestazione di esodo viene calcolata come la pensione alla data della cessazione del rapporto di lavoro, esclusa la contribuzione correlata che il datore di lavoro si impegna a versare per il periodo di esodo.
La proroga della Legge Fornero, spiegano fonti ministeriali, si è resa necessaria per superare la sperimentazione di Quota 100.
Opzione Donna
Per il 2021 è stata anche confermata "Opzione donna" ovvero quel meccanismo che permette alle donne lavoratrici di ritirarsi dal lavoro con un minimo di 35 anni di contribuzione a 58 anni d'età (59 le autonome).
La scelta, va puntualizzato, è molto penalizzante visto che bisogna rinunciare a una percentuale che oscilla dal 20 al 30% dell'assegno spettante.
Ancora 12 mesi di vita anche per il cosiddetto "Ape sociale", ovvero quella forma previdenziale (per un importo non superiore ai 1500 euro) che si può ottenere a partire dai 63 anni, riferita ad alcune categorie che si trovano in condizioni di disagio o logorio. L'indennizzo è pari all'importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell'accesso alla prestazione (non soggetta a rivalutazione). Al compimento del sessantasettesimo compleanno andrà a decadere Ape Sociale e il pensionato rientrerà nel sistema previdenziale standard.
Per tutti gli altri lavoratori, invece, restano valide le norme di accesso alla pensione di vecchiaia come prevede da legge. Si può, quindi, accedere alla pensione di vecchiaia con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati.
Immutate le regole anche per lavoratori precoci e coloro che godono delle pensioni d'anzianità (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne).
Con il superamento di Quota 100 è stata poi ripristinata la cosiddetta "finestra" d'accesso al sistema pensionistico cioè quel periodo di tempo che deve trascorrere tra il momento di maturazione dei requisiti utili per il diritto alla pensione e la decorrenza effettiva dell'assegno INPS che varia dai 3 ai sei mesi a seconda che si lavori nel pubblico o nel privato.
Sempre sul fronte pensioni il Ministero dell'Economia ha fatto sapere che quest'anno gli assegni resteranno fermi visto l'andamento negativo dell'inflazione. Questo significa che i pensionati nel 2021 vedranno mediamente crescere il proprio assegno tra uno e due euro lordi mensili (a seconda della classe dell'assegno) con un conguaglio una tantum a gennaio oscillante tra i 10 e i 26 euro lordi, per recuperare la minore rivalutazione concessa durante l'anno 2020.