Economia
December 10 2013
Le migliori pensioni del mondo? Secondo una ricerca del gruppo assicurativo Mercer sono indiscutibilmente quelle della Danimarca. Seguono un po' distanziate altre nazioni del Nord Europa come l'Olanda e la Svezia, affiancate Svizzera, Cile, Regno Unito, Australia, Canada e Singapore. Tutti i sistemi pensionistici di questi paesi riescono a coniugare assieme adeguatezza e sostenibilità, cioè garantiscono agli anziani delle rendite abbastanza cospicue o più che dignitose, senza però gravare in maniera esagerata sui conti pubblici, anche in una prospettiva di medio e lungo termine.
PENSIONI: COSA CAMBIA DAL 2014
La ricerca di Mercer non ha preso in esame l'Italia ma, se lo avesse fatto, avrebbe probabilmente posizionato il nostro paese nella parte medio-alta della classifica, cioè tra le nazioni che hanno bisogno di qualche aggiustamento, pur avendo un sistema previdenziale abbastanza sostenibile ed efficiente nel lungo periodo. A dirlo sono gli esperti di Assoprevidenza che ha presentato l'indagine di Mercer in una conferenza organizzata a Roma, assieme allo Studio Orrù & Associati e al fondo pensioni del personale di Bnl/Bnp Paribas.
IL MODELLO DANESE
Ma quali sono i pregi modello danese , tali da renderlo migliore di tutti gli altri? Come spiega nel dettaglio un documento realizzato dall'ambasciata italiana di Copenaghen, il sistema previdenziale adottato dalla Danimarca si basa su tre-quattro pilastri che hanno sostanzialmente lo scopo di conciliare meriti e bisogni, cioè di assicurare a tutti una vecchiaia dignitosa ma anche di premiare chi ha lavorato di più e ha versato maggiori contributi.
L'ASSEGNO DI BASE
Il primo pilastro è rappresentato da una pensione di base (Folkepension), finanziata dalle tasse e corrisposta a tutti i contribuenti, in proporzione agli anni trascorsi nel paese come residente (con un minimo di 3 anni per danesi e di 10 anni per i non danesi). Per avere l'assegno pieno, bisogna aver accumulato almeno quarant'anni di residenza entro i confini nazionali, nella fascia di età compresa tra 15 e 65 anni. Chi ha trascorso in Danimarca un periodo di tempo inferiore, riceverà invece un assegno più basso. L'ammontare massimo della Folkepension è di circa 16.500 euro lordi annui per ogni persona, che scendono a poco più di 12mila euro per chi è sposato e vive con un coniuge.
IL SECONDO PILASTRO PUBBLICO
Oltre al trattamento previdenziale di base, esiste poi un secondo pilastro pensionistico obbligatorio contributivo che è riservato a chi lavora più di 9 ore a settimana e che si divide a sua volta in due parti. La prima è rappresentata dall'Atp, che impone a tutti di destinare alla pensione circa l'1% del salario, pagato per due terzi dal datore di lavoro e per un terzo dal dipendente. A questo, si aggiunge lo Special Pension (Sp), che prevede il versamento di un ulteriore contributo pari all'1% dello stipendio, tutto a carico del lavoratore.
LE PENSIONI DI CATEGORIA E QUELLE PRIVATE
Il terzo pilastro previdenziale pubblico danese è rappresentato da un sistema pensionistico collettivo che dipende dal settore in cui è impiegato il lavoratore e che funziona secondo dei meccanismi negoziati dalle aziende e dai sindacati. Nelle imprese private, per esempio, gli operai versano un contributo pari al 9% della retribuzione, che sale al 15% per gli impiegati. I dipendenti pubblici, invece, sono soggetti a una contribuzione del 12% sul salario. Tutti i versamenti sono per un terzo a carico del lavoratore e per due terzi a carico dell'impresa (un po' come in Italia, dove le aliquote sono però molto più alte e superano 33%). Infine, non va dimenticato che in Danimarca sono molto sviluppati i fondi pensione privati, con cui è possibile costruirsi una rendita integrativa, in vista della terza età. In totale, il patrimonio oggi gestito dai fondi della previdenza complementare danesi è attorno al 50% del Pil contro il 7% circa dell'Italia.