Economia
September 12 2016
“Non è un problema di sostenibilità ma di equità”. Parola del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che nei giorni scorsi ha ricordato ancora una volta ciò che molti italiani sanno già bene. Nel nostro sistema previdenziale, i conti sono sostanzialmente in ordine ma esistono tante disparità di trattamento. In altre parole, se è vero che molte persone percepiscono dall'Inps una pensione assai magra, è anche innegabile che parecchi nostri connazionali incassano ogni mese un assegno d'oro (o quasi), sopra i 4mila-5mila euro al mese.
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Per capire chi sono e quanti sono i pensionati italiani più fortunati, non occorre essere super esperti di previdenza. Basta dare un'occhiata ai dati e alle stime pubblicate più volte dallo stesso Inps. Tra i privilegiati ci sono senza dubbio gli ex-parlamentari, almeno quelli eletti nelle scorse legislature, che incassano cospicui vitalizi anche quando hanno svolto pochi giorni e mesi di mandato. L'istituto nazionale della previdenza ha stimato che ci siano circa 2.600 vitalizi in pagamento agli ex-deputati e senatori, per un costo complessivo annuo di 190 milioni di euro. Si tratta però di calcoli approssimati per difetto, poiché non sono state incluse nelle stime le pensioni maturate con il mandato di consigliere regionale e di parlamentare europeo.
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Ben più alta è invece la spesa che sostiene ogni anno l'Inps per pagare i cosiddetti pensionati d'oro che incassano rendite comprese tra 5mila e 10mila euro al mese. Si tratta di oltre 200mila persone, che costano nel complesso 16,5 miliardi di euro alle casse dello Stato. A questa prima elìte di anziani, si aggiungono poi altri 13mila italiani che hanno un reddito pensionistico superiore addirittura a 10mila euro al mese e costano all'Inps oltre 2 miliardi di euro all'anno. Per mantenere una minoranza di anziani più ricchi, insomma, lo stato italiano spende annualmente 18 miliardi di euro, oltre l'1% del pil. Va ricordato, tuttavia, che l'importo delle pensioni d'oro riportato nelle statistiche è sempre al lordo delle tasse. Sugli assegni incassati dall'Inps, infatti, i beneficiari di questi trattamenti pagano un'irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) piuttosto salata. Una pensione di 5mila lordi al mese, per esempio, scende a 3.300 euro al netto delle tasse mentre un assegno di 10mila euro lordi corrisponde a 5.900 euro netti. Non è poco, ma non è neppure una rendita da nababbi.