Economia
December 14 2012
Alla fine, la soluzione è arrivata. Il governo e il ministro del welfare, Elsa Fornero, sono riusciti a trovare un rimedio al problema delle ricongiunzioni onerose, che rischiava di impedire a molti lavoratori italiani (almeno 600mila entro il 2022) di mettere assieme tutti i contributi previdenziali versati nel corso della carriera, per poi andare in pensione e ricevere un unico assegno dall'Inps.
Questa procedura, che in gergo tecnico si chiama appunto ricongiunzione e che un tempo era completamente gratuita, da un paio di anni a questa parte può essere svolta soltanto a pagamento, dopo l'approvazione della legge n. 122 del 2010, voluta dall'ex-ministro del welfare, Maurizio Sacconi. E così, molte persone che oggi hanno la necessità di ricongiungere tutti i versamenti previdenziali effettuati nel corso della carriera, si sono viste richiedere dall'Istituto nazionale della previdenza delle cifre a dir poco folli: qualche decina di migliaia di euro, nei migliori dei casi, o addirittura 200 o 300mila euro nelle fattispecie più clamorose.
ECCO I CASI FOLLI DI CHI DEVE PAGARE
Dopo aver temporeggiato un po', il ministro Fornero ha deciso di correre ai ripari e, con un emendamento inserito nella Legge di Stabilità, ha reso nuovamente gratuite la ricongiunzioni per la maggioranza dei lavoratori che le hanno richieste, cioè gli ex-dipendenti pubblici che per molti anni hanno versato i contributi all'Inpdap (o a un fondo previdenziale specifico di categoria) e poi sono passati all'Inps. Si tratta, per esempio, dei lavoratori delle aziende ex-municipalizzate, che un tempo erano qualificati come impiegati statali e che poi, dopo la trasformazione in società per azioni della loro impresa o del loro ente, si sono trovati a lavorare (loro malgrado) nel settore privato e a versare i contributi all'Inps.
Non è detto, però, che la soluzione ideata dal ministro sia da considerarsi definitiva perché, a ben guardare, le ricongiunzioni sono tornate completamente gratuite soltanto per due categorie di contribuenti:
- Tutti gli ex-dipendenti statali che sono passati dall'Inpdap (o da altri fondi speciali) all'Inps, prima del 31 luglio 2010, cioè prima dell'entrata in vigore della legge n.122
- Tutti i gli ex dipendenti statali che sono passati all'Inpdap all'Inps dopo il 31 luglio di due anni fa e che hanno maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia, che oggi si ottiene sopra i 66 anni di età (per gli uomini) o tra i 63 e i 66 anni (per le donne).
Restano invece esclusi gli ex-statali che sono passati dall'Inps all'Inpdap dopo il luglio del 2010 e che hanno soltanto i requisiti per ricevere la pensione di vecchiaia o anticipata, che matura dopo 41 anni e mezzo di servizio (per le donne) o 42 anni e mezzo (per gli uomini), indipendentemente dall'età anagrafica. Per adesso, questi lavoratori devono ancora pagare, se vogliono rimettere assieme tutti i contributi versati nel corso della carriera.