DANIELE SCUDIERI / Imagoeconomica
Economia

Pensioni: i rimborsi devono essere versati subito

"Nessuna decisione presa". È il leit
motive che rimbalza da un palazzo all'altro del governo, alle
prese con la bomba esplosa dopo la sentenza della Consulta 
sulle pensioni. Governo che è alla ricerca di una soluzione che 
tenga insieme il rispetto delle indicazioni della Corte 
Costituzionale - anche per evitare di incappare in nuovi stop in
 futuro - e la tenuta della finanza pubblica, sempre sotto la 
lente Ue, messa a dura prova da un 'conto' che dovrebbe
 attestarsi, al netto, attorno ai 9-10 miliardi.

Sempre che si scelga la via, e questo è il vero nodo da
sciogliere, di rimborsare tutto a tutti. Perchè sul punto 
l'unica certezza, al momento, è che la sentenza è 
"autoapplicativa", come spiegano giuristi e fonti vicine alla 
Consulta stessa. Il che significa che non ci sarà bisogno di
 fare ricorso per ottenere il rimborso del mancato adeguamento
 all'inflazione per il 2012 e il 2013 - e relativi effetti a
 cascata anche sugli assegni 2014 e 2015 - che i giudici
 costituzionali hanno dichiarato illegittimo.

Insomma, al netto 
di un intervento del governo, dalla pubblicazione in Gazzetta
 ufficiale la sentenza sarà operativa, e la restituzione del
 pregresso sarà un obbligo. Proprio per questo nel frattempo il
 governo sta studiando come modulare un intervento "proporzionale 
e progressivo", come chiede la Corte, ma che riduca il 'buco' di
 bilancio alle porte.

Di ora in ora, intanto, il dibattito si fa sempre più acceso,
 mentre anche dalla Ue il pressing diventa più serrato: il
 governo, è il monito, stia attento a "non compromettere il
 rispetto del Patto" di stabilità e dia priorità "alla
 sostenibilità dei conti pubblici". Si rispetteranno Consulta e
 Conti, ribadisce il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, il
 quale assicura l'esecutivo sta "pensando intensamente sia agli
 aspetti istituzionali che di finanza pubblica".
 Per farlo, è la via indicata dal sottosegretario Enrico
 Zanetti, non vanno rimborsati tutti i pensionati, anche perchè 
farlo sugli assegni più alti sarebbe "immorale". Posizione che 
trova qualche sponda nel governo, dove alcune fonti fanno 
filtrare che l'idea di non restituire tutto a tutti "è 
compatibile con la sentenza della Consulta".

Soluzione che però 
non trova d'accordo tutto il governo, e Renzi in primis, come in
 serata chiariscono fonti di Palazzo Chigi: la posizione del
 governo, fanno sapere, è quella espressa dal titolare di via XX
 Settembre e tutto il resto non corrisponde agli orientamenti
 dell'esecutivo.

Alla base di tutto c'è un problema giuridico da sciogliere:
 di che natura siano le somme non corrisposte ai pensionati e se
 non siano del tutto assimilabili allo stipendio (la sentenza
 parla di "retribuzione differita") e in quanto tale intangibili.
 E bisogna capire se non restituire queste somme a una parte dei
 pensionati, attraverso un provvedimento emesso dopo la sentenza 
della Consulta, non esponga ad altri rischi di ricorsi e
 pronunce di incostituzionalità.
 Peraltro non restituire il pregresso a chi percepisce
 pensioni alte, osservano alcuni, non risolverebbe il problema
 dell'impatto sui conti, visto che la maggior parte dei
 pensionati che non hanno avuto l'adeguamento Inps in questi anni si colloca nella fascia tra 3 e 5 volte il minimo (le pensioni 
fino a 3 volte il minimo non erano coinvolte). Una delle ipotesi
 al vaglio resta però quella di agire per scaglioni, sulla
 falsariga della norma Letta attualmente in vigore.

Ma c'è anche 
chi caldeggia la soluzione precedente al Salva Italia, che agiva 
sulle fasce, più progressiva ma anche più onerosa. In pista 
resterebbe comunque anche l'idea di un intervento, un decreto,
 per differire l'entrata in vigore, e quindi gli effetti, della 
sentenza della Corte, e avere così più tempo per mettere a punto 
un meccanismo che sventi il rischio di nuove azioni legali.
 A complicare ulteriormente un quadro già caotico starebbe per
 arrivare poi, secondo indiscrezioni di stampa, una bocciatura da 
Bruxelles dell'estensione dell'inversione contabile dell'Iva
 alla grande distribuzione. Misura che vale 700 milioni di euro e 
che prevede, in caso di stop Ue, una clausola di salvaguardia 
equivalente sulle accise. Sulla reverse charge, chiarisce ancora
 Padoan, "intanto vediamo cosa dirà la Ue. Ne prenderemo atto. 
Comunque c'è l'impegno del governo ad eliminare tutte le 
clausole di salvaguardia". 

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