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April 09 2018
Se il Movimento 5 stelle chiudesse davvero ad un'alleanza al centrodestra che coinvolge anche Silvio Berlusconi, a Luigi Di Maio non resterebbe che guardare a sinistra, o a quel che ne rimane. Così in queste ultime ore gli appelli e le aperture verso il Partito democratico si fanno più espliciti e al Nazareno qualcuno comincia a dare segnali d'interesse.
Perchè se la Lega Nord ha cannibalizzato una parte degli elettori di Forza Italia, una parte di ex elettori dem ha votato 5 stelle e in alcuni casi in pieno contrasto con la leadership di Matteo Renzi.
Quindi che oggi una parte del Pd abbia interesse a non uscire dallo scenario politico dialogando con i 5 stelle si spiega anche così.
La stagione dell'opposizione grillina in questi anni si è rivolta soprattutto al Giglio Magico, alle decisioni, alle inchieste che hanno toccato le famiglie Renzi e Boschi e si è smorzata molto con Gentiloni al governo.
Tant'è che oggi quelli che chiamano il Pd all'opposizione sono proprio i renziani della prima ora, mentre tutte le minoranze vedrebbero con favore almeno “una prova di dialogo”.
D'altronde Luigi Di Maio da solo con il suo 32%, sa che non va da nessuna parte se non trova un'intesa con qualcuno e guardando a sinistra potrebbe recuperare anche Leu. Insomma, paradossalmente i grillini potrebbero riunire il centrosinistra.
Ma per sottoscrivere l'accordo ci vuole quanto meno un programma condiviso. Un elenco di punti che convinca le due forze in campo a sedersi allo stesso tavolo e che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, se ne convinca dando avvio alla legislatura.
Per esempio, il Movimento 5 stelle potrebbe trovare un primo accordo proprio sulle misure messe in campo dal Pd sul sostegno al reddito. Con una legislatura di breve orizzonte come rischia di essere questa, i grillini potrebbero non avere tempo a sufficienza per mettere in campo il reddito di cittadinanza e allora la strada per non tradire del tutto le promesse passerebbe per il rifinanziamento del Rei, il Reddito di inclusione approvato dal governo Renzi e l'ampliamento della platea dei beneficiari.
Se davvero si trovasse l'accordo con il Movimento 5 stelle, Leu e una parte della minoranza Pd potrebbero scardinare altri due totem renziani come il Jobs Act e la Buona scuola, accusati di aver logorato fino all'annientamento i rapporti tra partito e parti sociali. L'occasione sarebbe utile per recuperare il dialogo con quella parte di sinistra che da tempo ha smesso di guardare al Pd e non lasciare totalmente il campo libero al Movimento 5 stelle.
Insomma il Pd al governo con il Movimento potrebbe logorare dall'interno il consenso grillino e iniziare un'opera di recupero del proprio elettorato stanco di Matteo Renzi e del suo metodo.
Un'opportunità da non lasciarsi scappare per voltare veramente pagina.