Economia
October 13 2014
Speravo che qualcuno, magari amico suo, lo dicesse. Che lo facesse presente lui stesso. Invece niente. Quindi tocca a me farlo e spero che Pierluigi Bersani non se ne abbia a male del fatto che sia io a doverlo difendere.
In effetti solo un incredibile rovesciamento mediatico della realtà e una sua dozzinale schematizzazione può far passare l'immagine di un Renzi "liberale" contrapposto a un Bersani "conservatore", vecchio arnese di una sinistra-sinistra con sospetti (addirittura) di simpatie comuniste. E' davvero qualche cosa di impressionante che Renzi sia riuscito ad accreditarsi presso l'opinione pubblica come un innovatore contrapponendosi al "frenatore" Bersani. E' il caso di rimettere le cose al loro posto. Pierluigi Bersani è stato ministro dell'Industria dei governi Prodi I e D'Alema I e Prodi II (ora la sulla sua poltrona siede Federica Guidi, non pervenuta) realizzando una tale quantità di liberalizzazioni da fare impallidire il sedicente liberale che ora siede a Palazzo Chigi. Se, infatti, si ripercorre la bulimia oratoria di Renzi si può notare che l'unica parola che non ha mai pronunciato, o, se lo ha fatto è stato un imperdonabile errore, è "liberalizzazioni", quelle da sempre avversate da quei poteri forti dai quali Renzi, alla disperata ricerca di un nemico al quale addebitare la sua inconcludenza, dice di essere ostacolato.
Eppure è stato il "vecchio arnese" Bersani che ha permesso ai supermercati di vendere farmaci allargando la concorrenza, facendo scendere i prezzi, creano nuovi posti di lavoro e togliendo la terra sotto ai piedi alla casta dei farmacisti. E' Bersani che ha colpito la casta dei notai abolendo l'obbligo di avere una loro firma quando si vende un'auto o una moto. E' Bersani che ha iniziato ad abolire le tariffe minime per i professionisti (eliminate definitivamente da Monti), consentendo a un giovane avvocato di fare concorrenza al vecchio avvocato proponendo costi più bassi dei suoi consentendogli, per di più, di fare pubblicità al suo studio (prima era vietato).
E' Bersani che ha colpito il potere forte delle banche vietando le penali di estinzione dei mutui e l'addebito dei costi della chiusura di un conto corrente, facilitando enormemente il passaggio da un istituto all'altro aumentando così la concorrenza nel settore del credito. Ha provato a colpire la casta dei tassisti ed ha fallito, ma ha vinto contro il potere forte delle assicurazioni abolendo la figura dell'agente monomandatario. E' Bersani che ha imposto a quel potere fortissimo che si chiama Enel di scorporare e vendere una parte consistente di centrali elettriche (15mila Megawatt) in modo da creare il mercato dove prima c'era un semi-monopolio. E' Bersani che ha scorporato la rete di trasmissione elettrica (Terna) che ora è quotata in borsa. Se Renzi volesse continuare nell'opera potrebbe privatizzare il 29,8% di Terna ancora in mano alla Cassa Depositi e Prestiti oppure, a scelta, privatizzare la rete ferroviaria, ora ancora sotto il controllo pubblico, in modo che i nuovi entranti non debbano subìre gli ostacoli all'ingresso nel mercato ferroviario che ha dovuto subìre Ntv o, addirittura, fallire, come successe ad Arenaways.
Invece di liberalizzare e (orrore) privatizzare, Renzi ha nominato Emma Marcegaglia presidente dell'Eni nonostante il gruppo siderurgico di famiglia, nel quale ha ricoperto importanti incarichi, sia stato scoperto ad accumulare fondi neri su dei conti esteri alcuni dei quali intestati alla stessa Marcegaglia; i suoi dirigenti siano indagati a Ravenna per lo smaltimento di scorie di lavorazione in modo illegale; a Grosseto per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi e il fratello abbia patteggiato 11 mesi (pena sospesa) e una multa di 6 milioni per chiudere un processo su presunte mazzette pagate ai dirigenti di quella stessa società pubblica oggi presieduta dalla sorella, la quale, per di più, insieme al consigliere d'amministrazione dell'Enel, il finanziere Salvatore Mancuso (legato a triplo filo con l'unico potere forte rimasto, Banca Intesa), è diventata socia di Alitalia (poi finita sull'orlo del crack) mentre era presidente della Confindustria. E questi sarebbero i poteri forti che odiano Renzi?
Ma non è finita. E' Bersani che, con le sue "lenzuolate", ha consentito ai negozianti di fare sconti tutto l'anno su qualsiasi merce. E' Bersani che ha abolito i limiti quantitativi della produzione del pane e il limite al numero di panifici in ciascun comune. E' Bersani che ha abolito il costo della ricarica dei cellulari. E' Bersani che ha abolito la commissione comunale per aprire un esercizio commerciale e se Renzi avesse un centesimo dello spirito liberale che dice di avere potrebbe completare quella riforma del commercio abolendo la necessità di una autorizzazione del comune per aprire locali dove si somministra cibo sanzionando politicamente (commissariamento) gli enti locali che si oppongono alla piena, totale, assoluta liberalizzazione del commercio. Certamente, Bersani poteva fare di più, molto di più, peraltro, nelle sue esperienze da ministro, ha dovuto vedersela con Rifondazione Comunista e Partito dei Comunisti Italiani, altro che Corradino Mineo. Gli si può contestare, e io glielo contesto, che tutte le sue liberalizzazioni hanno colpito la constituency elettorale del centrodestra, ma cercare di farlo passare agli occhi dell'opinione pubblica come un vetero comunista che frena il cambiamento perché è contrario alla revisione di quello che è poco più di un simbolo della sinistra, l'articolo 18, è, oggettivamente, ridicolo.
Di fronte a questi risultati, Renzi, a quasi otto mesi dalla sua salita a Palazzo Chigi, che cosa può offrire? Per ora, oltre all'abolizione della causale per i contratti a termine, solo una serie interminabile di annunci compreso quello di assumere 150mila insegnanti, 80mila dei quali resteranno senza cattedra: manovra in pure stile di economia pianificata nella quale lo Stato assume chiunque anche se non ne ha bisogno. Con Renzi lo Stato, invece di dimagrire, ingrassa per questo c'è più liberalismo in uno dei pochi capelli che Bersani ha in testa che in tutta l'attuale segreteria del Pd. Per questo quando Renzi parla di Bersani deve, politicamente parlando, sciacquarsi la bocca.