Lifestyle
March 06 2018
Secondo la Procura Generale di Milano non basta la firma "staff" per eludere le regole imposte dal giudice di sorveglianza Simone Luerti a Fabrizio Corona quando ha firmato l'atto di scarcerazione dell'ex re dei paparazzi affidato (per la seconda volta) in prova a una comunità terapeutica di Limbiate.
Il divieto di utilizzare i social network era chiaro e messo nero su bianco e, nel documento, si leggeva: "E' fatto divieto di usare i social network e di diffondere immagini o autorizzare altri alla diffusione".
Secondo il sostituto procuratore Antonio Lamanna è gravissimo il fatto che lo staff di Corona, già all'indomani dell'uscita dalla prigione di Fabrizio, abbia utilizzato l'account fabriziocoronareal per pubblicizzare un marchio di abbigliamento (la felpa che indossava Corona all'uscita del carcere era firmata Adalet, hashtag che torna in ogni post condiviso su Instagram dallo scorso 21 febbraio) e condividere foto e momenti privati della nuova vita dell'ex manager. Addirittura è stato postato un video rap che utilizza le immagini di Corona in vincoli per parlare di giustizia e libertà.
Per questo è stato chiesto al tribunale di sorveglianza di revocare l'affidamento e di procedere con il (secondo) ritorno in carcere di Corona dopo meno di un mese di vita fuori da San Vittore.
Ora resta da vedere cosa deciderà il giudice anche se è più probabile che proceda con un'ammonizione nei confronti di Fabrizio che con la revoca totale dell'affidamento.
Del resto Luerti nelle motivazioni aveva sottolineato come l'ex agente fotografico pareva avere "Maggiore consapevolezza di essere all'ultima occasione per riprendere in mano la propria vita".
Riuscirà Corona a mantenersi lontano dai guai e a rispettare le regole almeno una volta o la sua fretta di tornare sulla cresta dell'onda lo metterà di nuovo nei pasticci?