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March 31 2017
L'effetto domino della querela presentata da Marika Cassimatis, la candidata Cinque Stelle che era risultata vincente alle primarie del Movimento poi però subito annullate dal comico genovese sul suo blog, dà i suoi primi risultati. Beppe Grillo e Alessandro Di Battista infatti sono stati indagati per diffamazione.
Il fascicolo è stato aperto nei loro confronti dal sostituto procuratore della Repubblica, Walter Cotugno. Un'iscrizione nel registro degli indagati che viene, appunto, subito dopo la querela della candidata sindaco esautorata.
Ma da che cosa parte la vicenda? Beppe Grillo a metà marzo firma il post pubblicato sul suo blog fugando ogni dubbio sulla responsabilità di questa decisione. Marika Cassimatis non è, e non sarà, la candidata sindaco del Movimento 5 Stelle a Genova. L'ex comico decide e detta legge sconfessando il risultato delle comunarie grilline che avevano visto prevalere la professoressa di geografia (362 click) sull'altro candidato giunto al ballottaggio Luca Pirondini (338).
Per quanto riguarda Alessandro Di Battista, la querela sarebbe scattata invece a causa di un'intervista concessa al Corriere della Sera in cui l'onorevole avrebbe dichiarato: "Ci sono persone non in linea con la nostra lotta" e "piuttosto che correre il rischio di ritrovarseli nel gruppo misto qualche settimana dopo si prende questa decisione".
La nuova votazione
Avevano votato 700 iscritti certificati, ma con un colpo di mouse, improvvisamente è tutto da rifare. La votazione era stata riaperta alle 10 di questa mattina e si era conclusa alle 19. L'alternativa tra cui scegliere era “tra non presentare nessuna lista per le elezioni comunali di Genova o se presentare la lista, arrivata seconda per un distacco di pochi voti, con Luca Pirondini candidato sindaco”. E a coloro che non avessero capito questa scelta, Beppe Grillo aveva chiesto ai suoi seguaci di fidarsi di lui. In rete, così, era infatti esplosa la polemica.
La lista incriminata
Meno di due settimane fa Cassimatis pubblica così un post sulla sua pagina Fb con cui prende atto della decisione, ma dichiara anche di non capacitarsi di come sia stato possibile sconfessare una lista “ancora fantasma in quanto non pubblicata”. Annunciando la sua decisione Grillo riporta: "Ho ricevuto segnalazioni, con tanto di documentazione, che molti, non tutti, dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco, hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del Movimento 5 Stelle prima, durante e dopo le selezioni on line del 14 marzo 2017”.
I motivi dell'esclusione
Secondo quanto non meglio precisate fonti avrebbero riportato al capo del Movimento, i componenti della lista sconfessata avrebbero “ripetutamente e continuativamente danneggiato l'immagine del Movimento 5 Stelle”. Decisione “irrevocabile” quella di Grillo. “Non possiamo permetterci di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%”. Secondo le accuse, di cui i sostenitori della Cassimatis adesso chiedono di mostrare le prove, la stessa candidata e molti componenti della sua lista avrebbero dileggiato accusato, denigrato i portavoce e altri iscritti “condividendo pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle; appoggiandone le scelte anche dopo che si sono tenuti la poltrona senza dimettersi, e hanno formato nuovi soggetti politici vicini ai partiti”.
Le contraddizioni della democrazia diretta
Se tutto ciò trovasse riscontro, Beppe Grillo, in quanto garante del Movimento con il dovere di tutelarlo, avrà avuto ragione ad assumere una tale decisione, anche a costo di aver messo apertamente in discussione il sacro principio della democrazia diretta che, giunto al punto di maturazione cui è giunto l'ex movimento diventato partito personale a tutti gli effetti, non potrà che finire prima o poi anche archiviato.
In un qualunque struttura organizzata, comprese quelle fittiziamente orizzontali come il Movimento 5 Stelle, l'autonomia di ciascun membro non può non trovare un limite nel perimetro stesso di tale organizzazione. Per cui il dissenso interno è tollerabile finché non oltrepassa la cornice di regole e valori che l'organizzazione si è data e che chi ne fa parte ha evidentemente accettato di condividere.
Cosa ben diversa sarebbe mandare all'aria una votazione on line, strumento assoluto per la selezione delle candidature tra i pentastellati, solo perché, ammesso che né Cassimatis né gli altri abbiano in alcun modo danneggiato il Movimento, il candidato vincente non sia risultato essere quello più gradito ai vertici.
Fedelissimi contro dissidenti
Di Luca Pirondini, il tenore al Teatro Carlo Felice sconfitto per una manciata di voti, considerato il braccio destro di una fedelissima come la consigliera regionale Alice Salvatori, si sa dell'assoluta aderenza alla linea dettata da Grillo stesso e dalla Casaleggio Associati. Mentre della Cassimatis, attivista quasi della prima ora, anima movimentista e di base apprezzata a sinistra per le sue battaglie ambientaliste antifasciste, è nota l'autonomia rispetto alla linea ufficiale del Movimento. Non una dissidente ma nemmeno un'ortodossa.
Il richiamo all'ordine
Il timore di ritrovarsi in casa un nuovo Pizzarotti, e per di più nella terra natale, è ciò che ha più pesato nella scelta di Beppe Grillo. Cassimatis è infatti considerata molto vicina all'ex capogruppo comunale grillino Paolo Putti fuoriuscito dal Movimento e fondatore di Effetto Genova (LEGGI QUI: "Effetto Pizzarotti": tutti gli ex pronti a sfidare Grillo). Un richiamo all'ordine anche per i “disobbedienti” di altre città e insieme un monito per chi pensa di poter sfruttare elettoralmente la forza del simbolo del Movimento 5 Stelle dopo averne messo in discussione le decisioni e la leadership assoluta del capo e dei suoi emissari sui territori.