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May 22 2018
Kim Jong-un ha mantenuto la parola e ha accolto una mancata di giornalisti stranieri arrivati in Corea del Nord per assistere allo smantellamento del poligono nucleare di Punggye-ri.Eppure, sulla stampa del regime nessuno parla ne' dell'arrivo di reporter dall'estero e tanto meno della prossima distruzione del sito di esperimenti che ha permesso al paese di recuperare onore e prestigio su scala internazionale.
E molto interessante notare come la stampa ufficiale sia molto più interessata a parlare delle "coltellate alla schiena" che Pyongyang avrebbe ricevuto da Corea del Sud e Stati Uniti. Per quel che riguarda i primi, si scrive che le autorità sudcoreane sono responsabili del peggioramento dei rapporti tra le due Coree, perché hanno organizzato esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti, hanno ricominciato a far circolare volantini di propaganda al Nord e sono tornati su tematiche legate ai diritti umani che non sono di loro competenza. "Stanno rischiando di far degenerare la situazione con mosse sconsiderate, e cercano di attribuire le colpe di questo fallimento alla Corea del Nord usando scuse e pretesti" inaccettabili.
Relativamente ai secondi, Pyongyang scrive che sarebbe bene puntualizzare come "lo sviluppo della situazione attuale [e ci si riferisce al riavvicinamento tra Corea del Sud e del Nord, ndr] è un cambiamento che è stato reso possibile grazie all'impareggiabile senso politico e alle scelte strategiche del leader supremo della Corea del Nord, e non dall'impatto su di lui delle pressioniesercitate da qualcun'altro", ovvero gli Stati Uniti.
Per molti analisti Kim Jong-un ha deciso di alzare la posta in gioco minacciando persino di far saltare il Summit di Singapore con Donald Trump (al momento in calendario per il prossimo 12 giugno) perché si è assicurato l'appoggio della Cinasu un modello di distensione che gli conviene di più: quello delle concessioni reciproche.
Ma se è vero che Kim non vuole più accettare una nuclearizzazione "completa, verificabile e irreversibile" come quella chiesta da Washington, perché va avanti con lo smantellamento del suo unico poligono nucleare?
Per capire l'importanza strategica di quello che sta per succedere a Punggye-ri è necessario rispondere a due domande: chi assisterà allo smantellamento del sito nucleare e che cosa succederà dopo la sua distruzione.
Dei giornalisti sappiamo ben poco, se non che hanno pagato una follia per entrare nel paese e partecipare alla cerimonia: secondo la stampa sudcoreana i costi del visto sarebbero stati di circa 10mila dollari a persona e nessun sudcoreano è stato autorizzato ad entrare.
Ancora, sappiamo che nessun tecnico sarà presente ne' abbiamo dettagli su come sia stato organizzato lo smantellamento. "Tecnicamente, distruggere un poligono nucleare significa semplicemente smettere di usarlo", ci ha spiegato il geologoFabio Capitanio, professore associato della School of Earth, Atmosphere and Environment della Monash University di Melbourne, in Australia.
La chiusura del poligono, però, non da garanzie sul fatto che Kim non autorizzerà nuovi test. "Nessuno può sapere quali siano i programmi del leader della Corea del Nord, ma per quel che riguarda i suoi esperimenti possiamo avere due certezze", precisa il professor Capitanio. "La prima è che potrebbe facilmente individuare un altro spazio in cui eseguire nuovi test, la seconda è che, qualora scegliesse di farlo, lo scopriremmo subito perché esistono dei rilevatori che aiutano a capire se le onde sismiche che seguono un'esplosione sono state sprigionate da un terremoto oppure da un'esplosione nucleare".
Analizzando i dettagli tecnici che regolano il funzionamento di un sito di esperimenti nucleari la grande cerimonia della chiusura del poligono di Punggye-ri sembra più una farsa che una misura volta a dimostrare la buona volontà di Kim sul piano della denuclearizzazione. Il professor Capitanio ha provato anche a trovare giustificazioni plausibili per due altre stranezze relative all'organizzazione sia dell'evento che del sito. "E' facile intuire come mai nessun tecnico sia stato autorizzato ad assistere alla cerimonia di chiusura delpoligono", ha sottolineato il geologo romano al telefono da Melbourne. "Ad occhi esperti basta poco per calcolare a partire dalle dimensioni del poligono l'effettiva capacità delle bombe nordcoreane, quindi è possibile che i tecnici non siano stati coinvolti proprio per evitare che vengano a galla dettagli che fino ad oggi Pyongyang è riuscita a nascondere".
Tanti analisti hanno associato al crollo dei tunnel del sito di Punggye-ri la perdita di utilità dello stesso, e ora c'è chi sospetta che Kim ordinerà la costruzione di nuovi siti e nuovi tunnel. E invece secondo il Professor Capitanio la presenza di questi tunnel è forse il dettaglio più strano di tutto il poligono. "Anzitutto è normale che un tunnel ceda dopo un esperimento nucleare vista la potenza dell'ordignio testato, mentre è strano che la Corea del Nord abbia testato bombe atomiche fatte per essere poi lanciate con l'ausilio di missili sottoterra".
"Quello che voglio dire è che non necessariamente la costruzione di nuovi tunnel in un altro sito potrà essere considerata prodromica alla destinazione dello stesso a poligono nucleare", ha aggiunto il professore di Melbourne. "L'unica spiegazione che mi viene in mente è che in questa prima fase il regime abbia preferito lavorare soprattutto sulla potenza delle bombe piuttosto che sulle conseguenze esterne di un'esplosione, e quindi ha operato sottoterra. I tunnel non sono necessari per questo tipo di esperimenti, che quindi potrebbero continuare su siti attrezzati diversamente", ha concluso il geologo.
Entro la fine della settimana il poligono di Punggye-ri verrà smantellato, ma appunto, questa cerimonia non ha nessuna implicazione strategica sostanziale. Semplicemente Kim Jong-un smetterà di fare esperimenti in questa area, nulla di più. Meglio di niente, ma non abbastanza per avere la certezza che Kim voglia davvero rinunciare al nucleare come chiedono gli Stati Uniti. Con queste premesse, il Summit del 12 giugno, ammesso venga confermato, diventa ancora più complicato da gestire. Speriamo che la moneta commemorativa appena coniata a Washington che ritrae i volti di Kim Jong-un e Donald Trump sia di buon auspicio.