Economia
April 23 2018
Se in Italia il reddito di cittandinanza proposto dal M5S è ancora tra gli argomenti in cima all'agenda di una possibile futura maggioranza di governo che includa i pentastellati, in Finlandia, dove già qualcosa di simile esisteva, hanno deciso di fare dietrofront.
Già, dalle parti di Helsinki è partita la campagna elettorale e la lotta alla disoccupazione, che nel 2015 ha raggiunto il picco del 10 per cento (oggi viaggia attorno all'8,5 per cento), e alle sfide poste dall'innovazione tecnologica al mondo del lavoro è uno dei cavalli di battaglia dell'attuale governo, guidato dal premier Juha Sipilä, leader del Partito di Centro di ispirazione liberale, in cerca di conferma alle elezioni che si terranno il prossimo anno in aprile.
Sipilä, in alcune dichiarazioni riportate dall'Helsinki Times, ha detto quella che ormai è una banalità e cioè che con l'avvento delle nuove tecnologie "molti posti di lavoro spariranno", anche se se ne creeranno altri. Ovvio che in un campionato del genere vince chi eccelle sulla formazione: il premier ha ricordato che l'esperimeno sul reddito di cittadinanza (in realtà si chiama basic income, reddito di base) è un "buon punto di partenza per lanciare questo tema in campagna elettorale".
Non ha detto però se e come il governo intenderà proseguire su questa strada. Anzi, ha parlato volentieri di contrattazione locale e di incentivi fiscali per la formazione del personale delle imprese, soprattutto in un'ottica di espansione delle skills dei dipendenti, come strumenti per combattere la disoccupazione.
La dichiarazione che sancisce la fine del programma, per lo meno quella ripresa da tutti i media internazionali, è invece quella rilasciata al quotidiano svedese Svenska Dagbladet da Miska Simanainen, un ricercatore del Kela, l'istituto finlandese per la sicurezza sociale, una sorta di Inps: "Al momento, il governo sta attuando delle modifiche che stanno allontanando il sistema dal reddito di cittadinanza".
Simanainen nell'intevista ha fatto un po' pubblicità al progetto (e forse a se stesso), spiegando che due anni sono pochi per stabilire l'efficacia del provvedimento e che sarebbero necessari più tempo e maggiori risorse, allargando la platea agli occupati di fascia bassa.
Il test finlandese - perché di questo si trattava - è stato condotto su 2.000 disoccupati dai 28 ai 58 anni scelti a caso: i "fortunati" hanno ricevuto nel 2017 - e continueranno a ricevere fino alla fine dell'anno - 560 euro al mese senza alcun vincolo, cioè anche se trovano un impiego o se decidono di non fare nulla. La spesa per le casse dello Stato è stimata attorno a 20 milioni di euro. Helsinki avrebbe potuto estendere la misura agli occupati con salario minimo a partire da quest'anno (ma non l'ha fatto), mentre i risultati saranno pubblicati nel 2019.
Per ora è tutto congelato. Motivo? Fra un anno si torna alle urne: Sipilä (prudentemente) ha tirato il freno a mano e si appresta a fare inversione a U. Il governo finlandese, infatti, aveva prima detto sì ai 560 euro al mese "senza vincolo", un'iniziativa che aveva attirato le attenzioni di tutto il mondo e ricevuto il plauso proprio da molti imprenditori dei settori più innovativi, tra cui Bill Gates e Mark Zuckerberg, che sono gli indiziati numero uno quando si parla di calo dell'occupazione, stando al noto teorema "computer sostituisce uomo".
Ora però il suo ministro delle finanze parla di un sistema di incentivi (fiscali e non) simili a quelli adottati nel Regno Unito per combattere la disoccupazione.
L'obiettivo dell'esperimento - come si legge sul sito di Kela - è (o meglio era) quello di garantire ai disoccupati un assegno di base per dedicare più tempo alla ricerca di un lavoro e agli occupati "insoddisfatti" una risorsa in più che li spingesse poi a cercare corsi di formazione per cambiare lavoro.
L'assegno da 560 euro, per due anni e senza nulla in cambio, sarebbe secondo l'Inps finlandese un "forte incentivo occupazionale" e la risposta più innovativa del welfare finlandese agli attuali cambiamenti del mondo del lavoro, oltre che una semplificazione a livello burocratico del complesso sistema di aiuti del paese nordico.
Ma non sono pochi coloro che fanno notare che il cambio di orientamento del governo era già intuibile lo scorso dicembre, quando il parlamento finlandese ha alzato le condizioni di accesso ai benefit per disoccupati e lavoratori in difficoltà: chi ha uno stipendio non sufficiente per andare avanti, deve comunque dimostrare di lavorare come minimo 18 ore.
Chi lo stipendio non ce l'ha, deve entrare in un programma di formazione di tre mesi con l'obbligo di trovare (e accettare) un impiego, altrimenti nisba. Proprio il contrario degli obiettivi dell'esperimento avviato lo scorso anno.