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July 28 2017
Anche se la tentazione è forte, descrivere le recenti scelte di Emmanuel Macron come tutte coerenti tra loro e quindi parte di una medesima strategia è forse semplicistico.
Prima i fatti: tre sostanzialmente, in ordine cronologico e tutti certamente a scapito dell’Italia: il no all’apertura di nuovi porti d’approdo per i migranti; il sostegno in Libia a generale Haftar (il dominus della Cirenaica) a contro il Presidente Sarraj; la scelta di nazionalizzate i cantieri navali di Saint-Nazare già acquisiti dall’italiana Fincantieri.
Quest’ultima vicenda è parsa il coronamento di un disegno univoco. Ma forse non è così. La mossa di Macron è certamente ostile verso un partener europeo, ma non per questo è necessariamente contradditoria.
Il ragionamento che va per la maggiore è infatti questo: Macron l’europeista e il liberale non ha esitato a danneggiare un partener europeo e a nazionalizzare (seppur in via transitoria) un’azienda collocata sul libero mercato.
Bisogna ricordare che, in campagna elettorale, Macron ha messo il rilancio della Francia al primo posto semplicemente evitando i toni nazionalistici di Marine Le Pen, ma il punto era molto simile.
Ora, per i cantieri, la prelazione era una carta che il governo francese poteva giuridicamente giocarsi e semplicemente l’ha fatto. Chiedersi se adesso il governo italiano (che è azionista di Fincantieri) si dimostrerà all’altezza del guanto di sfida gettato da Parigi è puramente retorico.
Parigi lo ha fatto esattamente per questa ragione, perché conosce la debolezza dell’esecutivo Gentiloni ed è altresì consapevole dello slancio di cui gode il macronismo trionfatore delle presidenziali e delle amministrative.
Il liberismo in fondo è solo una parola vuota, e dopo la conversione della Cina al capitalismo di stato o le scelte doganali degli Usa in materia di dazi, lo è più che mai.
Qui non si tratta di un politico che parla bene e razzola male (non sarà Macron il primo e l’ultimo della serie), ma certo colpisce l’irresponsabilità di una scelta che, al momento, crea squilibri economici.
Macron, uomo di banca e di finanza, deve ora mettere sul piatto dell’operazione 80 milioni di euro (che non ha, o che aumenteranno la sofferenza francese rispetto al tetto del 3% del rapporto deficit-pil) e sta inoltre causando serie perdite al titolo italiano di Fincantieri in borsa.
La scelta francese, mentre scriviamo, genera un’Europa più povera e più indebitata di ieri.
Ai partner europei che sin qui, per tornaconto, hanno dato ragione al Presidente francese sui migranti frustrando le aspettative solidali dell’Italia, il capitolo Saint-Nazare insegnerà molto sul macronismo al potere. Ne faranno tesoro. Varrà per i tedeschi, varrà per i britannici e i colloqui sulla Brexit. In altre parole Macron ha fatto una scelta per il prestigio della Francia, ma probabilmente a scapito del suo personale.
L’Africa invece è lontana, e arriva solo l’eco del nuovo cinismo dell’Eliseo. La scelta di campo in Libia è degna di un Sarkozy, mentre la gestione cinica della la rotta dei migranti che dal Sahel arriva alle coste italiane piacerebbe a un Jules Ferry, il primo ministro convintamente colonialista della Terza Repubblica.
Macron insegna che per vincere non bisogna sempre essere migliori del proprio avversario, a volte basta essere meno peggio.