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December 04 2017
Donald Trump, nel pieno del Russiagate, continua a usare Twitter in modo avventato.
Lo fa più per ribadire il profilo del "personaggio" che si è creato in questi mesi, che per conferire credibilità istituzionale alla sua condotta politica.
Nel primo weekend di dicembre, se n'è avuta conferma con i tweet confusi e allusivi a proposito di Flynn e dell’Fbi.
Il tweet - che ha generato l’ultimo ciclo di news (i tweet di Trump sono un filone a sé di notizie) parallele ai fatti politici - è stato il due dicembre:
“I had to fire General Flynn because he lied to the Vice President and the FBI. He has pled guilty to those lies. It is a shame because his actions during the transition were lawful. There was nothing to hide!”
È un messaggio di commento-risposta alla notizia piuttosto rilevante (un “fatto”, indubbiamente) dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, che venerdì 1 dicembre si è dichiarato colpevole di aver mentito all’Fbi, a proposito di una conversazione con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, nel dicembre del 2016.
Flynn ha anche detto di essere pronto a collaborare con l’Fbi.
Il colloquio fra Flynn e l’ambasciatore Sergey I. Kislyak è importante nelle indagini sul Russiagate, perché indicherebbe l’attività delle persone di Trump (in quel momento presidente-eletto ma non ancore in carica) di determinare una politica estera differente da quella dell’amministrazione di Obama, ancora in carica.
Con l’inchiesta che sembra sempre più avvicinarsi alla sua poltrona, Trump ha deciso dunque di dire attraverso Twitter che lui sapeva che Flynn aveva mentito a Pence; ma, passaggio fondamentale, che aveva mentito anche all’Fbi quando lo licenziò in febbraio 2017.
Il che presenta una certa rilevanza per le indagini: potrebbe implicare che effettivamente Trump ha “ostacolato la giustizia” (reato che potrebbe costargli caro).
Indicherebbe infatti che sapesse che Flynn aveva commesso un reato nel momento in cui lui, il presidente, cercava di fare pressioni su James Comey, il direttore dell’Fbi in quel momento, perché lasciasse perdere l’indagine sullo stesso Flynn.
Questo tweet è dunque estremamente scivoloso, una sorta di ammissione di colpa involontaria - perché implica un cambio di versione: Trump aveva sempre detto di sapere che Flynn aveva mentito solo a Pence; non anche all'Fbi.
Secondo il Washington Post il tweet è stato scritto non da Trump, ma da uno dei suoi avvocati, John Dowd, che però ha smentito. Questa versione, dell'account del presidente usato dall'avvocato, secondo l'Associated Press, dovrebbe servire ad allontanare il presidente dal contenuto scottante di quel tweet.
Come se non bastasse, Trump ha pensato bene di elaborare rabbia e risentimento del weekend attaccando Comey e l'Fbi, con un altro tweet:
After years of Comey, with the phony and dishonest Clinton investigation (and more), running the FBI, its reputation is in Tatters - worst in History! But fear not, we will bring it back to greatness.
Reputazione a brandelli per l'Fbi, dice Trump.
Un attacco senza precedenti alla principale agenzia di sicurezza e difesa della legge americana, una specie di totem della legalità, e uno dei principali riferimenti, politici e psicologici della parte moderata della società Usa.
Attacco che ha suscitato reazioni dure contro Trump da parte di esponenti attuali e del passato dell'agenzia, ma anche da parte di storici e di membri del Congresso.
Il presidente che cerca di screditare l'Fbi, mentre l'agenzia è impegnata nelle indagini sul Russiagate, crea una situazione di grave sospetto verso la propria condotta - visto che Trump è coinvolto personalmente.
Inoltre determina anche il rischio di pesanti conseguenze politiche e istituzionali di instabilità nel complesso sistema di indipendenza e pesi e contrappesi che garantisce l'equilibrio dei poteri negli Stati Uniti.
Questo è tanto più vero se teniamo conto che già in passato Trump aveva attaccato alcune delle agenzie di intelligence degli Stati Uniti e perfino il Dipartimento di Giustizia, che è parte integrante del governo del paese.
In questo weekend di tweet avventati, va aggiunto, Trump ha potuto approfittare di una notizia notizia che si è diffusa sabato.
Lo Special Counsel Robert Mueller, che indaga sul Russiagate, ha infatti sospeso dall'incarico Peter Strzok, un agente dell'Fbi, perché avrebbe inviato a persone diverse vari Sms che esprimevano posizioni critiche nei confronti di Trump.
Strzok era uno dei funzionari che avevano condotto le indagini sull'uso improrpio dell'account di posta privato da parte di Hillary Clinton, quando era Segretario di Stato.
Qualcuno riuscirà a convincere Trump a chiudere l’account Twitter o ausarlo in maniera istituzionale e meno "pericolosa" (Defense One sostiene che metta a rischio anche la sicurezza nazionale nelle relazioni con altre potenze)?
È assai difficile. Su Twitter, infatti, si esprime l’ego sconfinato e anti-istituzionale del presidente degli Stati Uniti, quasi senza mediazioni.
È una canale che rafforza il suo personaggio "anti-sistema" (in buona parte finto: basta vedere provvedimenit come la riforma fiscale e il progetto di deregulation finanziaria che tanto piace a Wall Street) al quale tiene molto e al quale probabilmente tengono parecchio i suoi elettori dagli istinti politici più estremi.
Quei bianchi maturi e senza diplomi di laurea che lo hanno portato alla Casa Bianca.