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ANSA/CLAUDIO PERI
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Perché Virginia Raggi scappa da Roma

Virginia Raggi non si ricandiderà a Sindaco di Roma. La scusa è la regola dei due mandati che vige nel Movimento 5 stelle, ma come annuncio appare un po' prematuro, visto che l'esponente grillina indossa la fascia da sindaco da appena un anno e mezzo. Più che un avviso agli elettori, sembra quindi un giuramento a se stessa che da perfetta sconosciuta ha scalato le scale del Campidoglio, non senza qualche inciampo.

Essere sindaco di una grande città non è facile per nessuno, ma esserlo a Roma è un'impresa per chiunque, figuriamoci per una giovane con esperienza zero.

Soprattutto dopo i fallimenti delle giunte precedenti, che a destra come a sinistra, hanno lasciato le casse del comune sull'orlo del dissesto finanziario e una serie di partecipate, 27, con i conti in profondo rosso. Senza contare che i Cinque Stelle approdano al Campidoglio dopo l'inchiesta di Mafia Capitale che oltre ad avere dimezzato la classe politica romana, ha ingessato ogni atto amministrativo alla supervisione dell'autorità anticorruzione di Raffaele Cantone.

Come disse la Raggi la sera della vittoria “il vento sta cambiando”. Peccato che per lei fin dall'insediamento tutto abbia assunto i contorni della bufera.

Le ombre sull'amministrazione Raggi

A gettare ombre su questa ventata di novità, prima c'è stata la cricca dei Marra, la chat “quattro amici al bar” tra la sindaca, l'allora vicesindaco Daniele Frongia, l'ex capo della segreteria Salvatore Romeo e l'ex braccio destro Raffaele Marra, finito agli arresti il 16 dicembre 2016 con l'accusa di corruzione.

Quelli che si sono susseguiti dall'insediamento in poi sono state settimane difficili, in cui il Movimento si è spesso spaccato intorno alla figura della "sindaca" che aveva da gestire anche la prova di un movimento che per la prima volta prendeva la gestione di un grosso pezzo dell'amministrazione pubblica.

La cronaca, le difficoltà di una città grande e complessa come Roma, i continui cambi della giunta, gli intoppi giudiziari che oggi vedono Virginia Raggi imputata di falso e anche la ben minore vicenda di Spelacchio, l'albero di Natale morto in piazza Venezia la dicono lunga sul perché il primo sindaco donna della Capitale di abitare in Campidoglio non abbia più voglia.

Si cerca un successore

Inoltre, un annuncio così prematuro consente al Movimento di trovare il prossimo candidato, visto che per il limite dei due mandati, molti di quelli che oggi siedono in aula Giulio Cesare, ma anche al Parlamento, non sono più in gara. Sono molti a chiedersi se l'addio di Di Battista alla politica nazionale non sia propedeutico alla scalata in Campidoglio, per tentare un più fortunato bis.

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